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Esteri

Gaza, punto di non ritorno: ucciso operatore di Save the Children. Onu e Msf: “Apocalisse. Ospedali senza forniture, via i pazienti”

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Francesco Ferrigno

Israele prosegue con i bombardamenti nella Striscia di Gaza, ma la popolazione è allo stremo, così come gli operatori umanitari e Onu.

Nella Striscia di Gaza si è al punto di non ritorno. A Khan Younis è stato ucciso un operatore di Save The Children. Negli ospedali mancano farmaci ed attrezzature ed il personale è costretto a mandare via i pazienti. Mancano antibiotici e antidolorifici anche per i bambini. Non c’è cibo a sufficienza per i pazienti ricoverati ed è sempre più difficile fornire acqua potabile.

È con profonda tristezza che confermiamo – ha dichiarato Inger Ashing, Ceo di Save the Children International – che un membro del nostro staff è stato ucciso sabato 30 novembre in un attacco aereo israeliano a Khan Younis. È il secondo collega staff che perde la vita a Gaza dall’inizio della guerra nell’ottobre 2023”. Ahmad Faisal Isleem Al-Qadi, 39 anni, lavorava per il team amministrativo di Gaza dal maggio 2024.

Gaza, punto di non ritorno: ucciso operatore di Save the Children. Onu e Msf: “Apocalisse. Ospedali senza forniture, via i pazienti” (ANSA FOTO) – Notizie.com

L’operatore è stato ucciso nel primo pomeriggio di sabato mentre tornava a casa dalla moglie e dalla figlia di tre anni dalla moschea. La giornata di sabato ha segnato per sempre la vita di altre 17 persone. Dall’inizio delle ostilità almeno altri 337 operatori umanitari e delle Nazioni Unite sono stati uccisi.

Medici Senza Frontiere, invece, ha denunciato il blocco delle autorità israeliane e i saccheggi. Gli aiuti umanitari che entrano a Gaza hanno raggiunto un livello minimo. Con l’arrivo dell’inverno aumenteranno i casi medici legati alla carenza di cibo, acqua e rifugi adeguati. Bisogna ricordare che la Corte penale interazione (Cpi) dell’Aia ha spiccato dei mandati di arresto nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e dell’ex ministro della Difesa Yoav Gallant.

Al Cairo la conferenza per la risposta umanitaria

Tra le motivazioni poste dai giudici proprio il fatto che la popolazione della Striscia di Gaza sarebbe stata intenzionalmente e consapevolmente privata di cibo, acqua e medicine. Una condizione che si è progressivamente aggravata sin dall’inizio dell’assedio di Israele contro il gruppo terroristico di Hamas, responsabile degli attacchi allo Stato ebraico del 7 ottobre 2023.

Anche secondo l’Onu le forniture vengono bloccate da Israele. Nelle scorse ore l’Egitto ha organizzato al Cairo una conferenza interministeriale per potenziare la risposta umanitaria. Al tavolo ha partecipato anche Amina J. Mohammed, vicesegretario generale delle Nazioni Unite. “Nulla giustifica gli abominevoli atti di terrore perpetrati da Hamas il 7 ottobre, né la presa di ostaggi. – ha detto Amina J. Mohammed – E nulla giustifica la punizione collettiva del popolo palestinese. Tuttavia, le condizioni dei palestinesi a Gaza sono spaventose e apocalittiche. Sarebbero stati uccisi più di 44mila palestinesi, per lo più donne e bambini“.

Secondo l’Onu l’intera popolazione di Gaza è stata sfollata più volte. La malnutrizione è dilagante. Solo negli ultimi quattro mesi, circa 19mila bambini sono stati ricoverati in ospedale a causa di malnutrizione acuta, quasi il doppio dei casi registrati nella prima metà dell’anno. La carestia è imminente e il sistema sanitario è al collasso. Gaza ora ha il numero più alto di bambini amputati pro capite al mondo. Molti hanno perso gli arti e sono sottoposti a interventi chirurgici senza nemmeno l’anestesia. “Ciò a cui stiamo assistendo – ha concluso la rappresentante Onu – potrebbe benissimo configurarsi come uno dei più gravi crimini internazionali“.

Al Cairo la conferenza per la risposta umanitaria (ANSA FOTO) – Notizie.com

La carenza di forniture essenziali è tale che in alcuni casi siamo costretti a mandar via i pazienti dalle strutture. – ha detto Caroline Seguin, coordinatrice dell’emergenza di Msf a Gaza – Le restrizioni e gli ostacoli imposti delle autorità israeliane per far entrare gli aiuti continuano ad ostacolare gravemente la nostra capacità di fornire assistenza. Nel frattempo, il saccheggio dei camion che entrano nella Striscia rende difficile a quei pochi aiuti che entrano di raggiungere chi ne ha bisogno”.

Ottobre è stato il peggior mese dall’inizio del conflitto per l’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza secondo le Nazioni Unite, e novembre non sembra essere da meno. Il numero di camion che entra a Gaza è diminuito di quattro volte dallo scorso luglio. Ciò significa che entrano 40 camion umanitari al giorno. Rispetto ai 500 camion che entravano ogni giorno prima del 7 ottobre 2023.

I nostri pazienti sono sempre più esposti alle infezioni gravi. – ha detto Seguin – Nel reparto per ustionati che supportiamo all’ospedale Nasser, a Khan Younis, stiamo esaurendo anche le forniture di base per curare le ferite, come garze e bende. Le nostre équipe sono costrette a prolungare i tempi tra una medicazione e l’altra. Aumentando il rischio di infezioni per i pazienti che hanno disperatamente bisogno di cure adeguate”.

Seguin (Msf): “Non c’è acqua potabile”

A Deir al-Balah, l’ospedale da campo di Msf che gestisce le attività ambulatoriali e i ricoveri pediatrici è a corto di antibiotici e antidolorifici per i bambini. Mancano anche i farmaci per l’ipertensione, una condizione comune ma potenzialmente letale, esponendo i pazienti senza cure al rischio di gravi complicazioni, tra cui l’ictus. Al Nasser Hospital, nel sud della Striscia di Gaza, le équipe di Msf non riescono ad allestire un laboratorio di batteriologia clinica, indispensabile per fornire diagnosi corrette e somministrare gli antibiotici.

Seguin (Msf): “Non c’è acqua potabile” (ANSA FOTO) – Notizie.com

Non c’è abbastanza acqua potabile per le persone. – ha concluso l’operatrice umanitariaL’unica alternativa ai desalinizzatori è trasportare l’acqua con i camion, cosa che Msf fa ma a costi estremamente elevati soprattutto a causa del costo del carburante, rigorosamente razionato da Israele. La scorsa settimana, la nostra équipe ha dovuto dimezzare le attività di trasporto dell’acqua proprio per questo problema”.

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Francesco Ferrigno