L’Unità di informazione finanziaria per l’Italia (Uif) della Banca d’Italia ha tracciato il quadro e lanciato diversi allarmi: nel mirino i Casp e le cripto-attività.
Il flusso di segnalazioni di operazioni sospette è più che raddoppiato nei primi 10 mesi del 2024: si è passati da 1200 a 2500. Un dato significativo che ha fatto scattare nuovi allarmi per quanto riguarda la cripto-attività, il riciclaggio ed il finanziamento del terrorismo.
Il dato arriva direttamente dalla Banca d’Italia ed in particolare dall’Unità di informazione finanziaria per l’Italia (Uif). Il direttore dell’organo dell’istituto, Enzo Serata, nei giorni scorsi è stato in audizione presso le Commissioni Giustizia e Finanze della Camera dei Deputati. L’obiettivo è giungere ad un decreto legislativo che adegui la normativa nazionale al nuovo regolamento dell’Unione europea concernente i dati informativi sui trasferimenti di fondi.
Il nuovo regolamento, tra le altre cose, ha istituito la nuova Autorità antiriciclaggio europea (Amla) che coordinerà le Financial intelligence unit, di cui fa parte anche l’Uif. Sotto la lente d’ingrandimento italiana ed europea ci sono i cosiddetti Casp (Crypto-asset service providers), ovvero i prestatori di servizi per le cripto-attività. Si tratta dei gestori intermediari che operano nei mercati di criptovalute.
Stando a quanto comunicato dalla Banca d’Italia, insomma, le segnalazioni di operazioni sospette (Sos) sono state quasi 2500 nel 2024. Un dato significativo e “concentrato”. Le segnalazioni sono provenute, infatti, da 36 provider attivi su 62 censiti. Nei primi 10 mesi del 2024 oltre il 70% delle Sos è stato inviato da soli 5 Casp.
La questione ruota attorno alla possibilità, più volte documentata negli ultimi anni, che le attività riguardanti le criptovalute siano utilizzate dalle organizzazioni criminali o terroristiche di finanziarsi eludendo i controlli delle autorità finanziarie e delle forze dell’ordine. “Diventa obbligatoria la disponibilità e la verifica di specifiche informazioni inerenti ai trasferimenti di cripto-attività. In particolare con riguardo all’ordinante e al beneficiario dei trasferimenti stessi”, ha spiegato il direttore Serata ai deputati.
“In caso di dati mancanti, – ha continuato il capo dell’Uif – i Casp applicano procedure basate sul rischio per stabilire se eseguire, rifiutare, restituire o sospendere il trasferimento di cripto-attività. Valutano altresì se il trasferimento o altre operazioni correlate siano sospetti e quindi da segnalare”. Una delle principali criticità della normativa europea è il superamento del fatto che i Casp per operare in Italia devono avere una sede o una stabile organizzazione nel nostro Paese. Con i relativi obblighi di assoggettamento di antiriclaggio nazionali.
Per operare, invece, i provider potranno essere semplicemente autorizzati da qualsiasi stato membro. Una sorta di passaporto europeo senza essere tenuti ad una presenza fisica nello Stato che li ospita. “Alcuni Casp – ha avvertito Enzo Serata – potranno dunque decidere di non stabilirsi nel nostro Paese (chiudendo gli uffici presenti in Italia), di chiedere l’autorizzazione a operare in un altro Stato membro e di prestare poi servizi in Italia online, attraverso crypto-Atm o altre reti distributive, rimanendo sottratti al controllo diretto delle Autorità italiane“.
“Potranno quindi derivarne profili di complessità e ritardi nell’analisi dell’operatività transfrontaliera, – ha spiegato l’Uif – che si aggiungono alle difficoltà intrinseche nel tracciamento delle cripto-attività, nonché significativi problemi per le successive indagini delle autorità inquirenti, alle quali, venendo preclusa la possibilità di un contatto diretto con una struttura fisica in Italia, resta la sola disponibilità dei canali di assistenza giudiziaria, con le relative ulteriori complessità“.