Momento nero per l’auto in Italia e in Europa. Dopo le dimissioni di Carlos Tavares da Stellantis, i partiti chiedono a Elkann di riferire in Parlamento.
Dopo le dimissioni del portoghese Carlos Tavares, amministratore delegato di Stellantis, la guida dell’azienda sarà affidata a un comitato presieduto da John Elkann. I partiti italiani chiedono un piano industriale e di parlare con lui il prima possibile.
È stato proprio Taveres a comunicare le sue dimissioni alla premier Giorgia Meloni e al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La notizia era nell’aria da tempo: il manager più pagato della multinazionale ha lasciato il suo posto in anticipo rispetto a quanto previsto, con decisione irrevocabile. Il consiglio di amministrazione ha accettato le dimissioni ringraziandolo per il lavoro svolto fino ad oggi. L’azienda è già al lavoro per trovare un sostituto e in questa fase di transizione prenderà le redini John Elkann, a capo del comitato.
La multinazionale, nata dalla fusione di Fiat e Peugeot, da qualche tempo vive un momento di difficoltà a causa della difficile transizione all’elettrico. In Italia vengono prodotte sempre meno auto e gli operai sono in cassa integrazione. Per questa ragione ad ottobre sono scesi in piazza a Roma, chiedendo la tutela dei loro posti di lavoro, un rilancio del settore. Ma anche un piano industriale, come lo chiede anche la politica.
Con l’arrivo di Elkann, lavoratori e partiti si aspettano un segnale di discontinuità col recente passato. “Dal nostro punto di vista, con Tavares, i rapporti erano compromessi. Questo cambio al vertice non può che essere guardato con attenzione”. Così, contattato al telefono da Notizie.com, Alessandro Cattaneo, deputato di Forza Italia e responsabile dei dipartimenti per il partito. “Da parte di tutto il Parlamento e della maggioranza c’è tutto l’interesse a ritrovare un dialogo che di fatto era ormai compromesso. Speriamo che con il cambio al vertice ci sia un rinnovato interesse per un piano industriale che investa nel nostro Paese.
La crisi dell’auto non colpisce solo l’Italia, ma tutta l’Europa. In Germania gli operai di Wolkswagen sono sul piede di guerra contro i tagli dell’azienda. “Se necessario, porteremo avanti lo sciopero più duro della storia dell’azienda”, hanno fatto sapere. La prossima settimana è atteso un altro tavolo di trattative tra sindacati e azienda.
“Tutta l’industria auto è in crisi e Stellantis non fa eccezione. Qualcuno ha pensato di inseguire la follia green con la svolta elettrica a cui non eravamo pronti. Il risultato ora è sotto gli occhi di tutti: migliaia di posti di lavoro persi e una crisi industriale di tutto il manufatturiero europeo”, ha aggiunto Cattaneo ai nostro microfoni. “Abbiamo il dovere di tutelare la vocazione dell’Italia come Paese dove la produzione auto, diretta e dall’indotto, è importante. Dunque, ritrovare un interlocutore positivo e interessato non può che essere una bella notizia”.
La sfida green sull’auto elettrica arriva dall’Europa. In Italia però, i partiti si dividono su come arrivarci. La maggioranza punta a un mix di tecnologie e fonti pulite: dal biocarburante, al metano, fino all’idrogeno. Un passo alla volta insomma, fino alla transizione definitiva. “È in corso la moda green, ma le auto costano il 25% in più di quelle normali. Gli utenti non vogliono acquistarle, le batterie sono prodotte con materiale cinese, si fa fatica a trovare le colonnine. Inoltre, la batteria tiene per un numero di chilometri limitato”
“Un mercato non esiste – continua Cattaneo – Ci sono solo benpensanti con il portafogli pieno. Bisogna aspettare che la ricerca faccia il suo corso, che man mano l’elettrico si diffonda fino a diventare sostenibile. Oggi non lo è. Quindi serve un mix di tecnologie meno inquinanti ma sostenibile da un punto di vista industriale”. Secondo la maggioranza Stellantis ha sbagliato: “Lo abbiamo detto in tutti i modi”.
Intanto in Germania Wolkswagen ha disdetto gli accordi a tutela dell’occupazione e prevede un taglio dei salari del 10% oltre che la riduzione dei posti di lavoro e la chiusura di tre stabilimenti. I sindacati hanno controproposto risparmi per un miliardo e mezzo, ma secondo l’azienda non bastano. La questione riguarda tutta la Germania, dove oltre a Wolkswagen altre due aziende hanno subito un calo di ricavi del 50%.
“Tutto e solo l’elettrico non è possibile subito, non siamo pronti. Abbiamo dismesso un’intera filiera facendo un grande errore e la Germania in primis se ne sta accorgendo.