Sgominata da carabinieri e Procura un’organizzazione criminale dedicata alle truffe agli anziani: 15 indagati, giro d’affari da un milione di euro al mese.
“Sono Marco dell’ufficio postale, so che il ragazzo sta male e io sono cattolico. Mancano però 3400 euro. Suo marito è vicino a me”. Ma è tutta una truffa. Una delle tantissime agli atti dell’inchiesta che questa mattina ha portato i carabinieri a sgominare una banda dedita a colpire gli anziani in tutta Italia.
Colpi registrati dagli inquirenti e dagli investigatori in ogni zona del Paese. Nel caso sopra citato, si faceva riferimento ad un ragazzo, presumibilmente il nipote dell’anziana dall’altro capo del telefono. I truffatori simulavano incidenti e guai con la legge dei ragazzi che i nonni potevano risolvere consegnando contanti o gioielli che avevano in casa. Tecniche subdole ed un giro d’affari da un milione di euro al mese.
Così all’alba di oggi i militari della compagnia di Caivano, coordinati dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, hanno eseguito una misura cautelare emessa dal gip del tribunale di Napoli Nord a carico di 15 persone. Gli indagati sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di rapine, estorsioni e truffe ai danni di anziani. 8 persone sono finire in carcere, 4 ai domiciliari e per 3 è scattato l’obbligo di dimora.
Telefonate che fanno rabbrividire quelle diffuse dalla Procura. In un caso, una donna si è giustificata: “Non ho in casa una tale cifra, ho il bancomat”. Ma il truffatore ha incalzato: “Signora, non faccio il mago, non so se in casa ha contanti. La chiamata per motivi legali è registrata. In contanti quanto riesce a racimolare a casa? Voglio darle una mano, ma se stacco il mio computer, in automatico passo alla pratica successiva e parte una denuncia penale, chiamo la polizia postale”.
L’anziana è allarmata, impaurita, il finto impiegato postale le ha detto che il marito è lì in ufficio, ma che non può parlare con lui perché impegnato a discutere con il direttore. “Ho con me 150 euro, come faccio a portarveli?”. “C’è un furgone con un ragazzo in zona”, ha risposto prontamente il truffatore.
Le indagini dei carabinieri hanno permesso di ricostruire una struttura organizzata, ramificata anche nel nord Italia, con una grande disponibilità di mezzi, contanti e con base nel nord di Napoli. L’associazione era ben gerarchizzata con compiti di responsabilità di centralinisti, procacciatori e trasferisti. Questi ultimi erano coloro che materialmente si recavano sul luogo individuato dal gruppo criminale per ritirare soldi e oggetti preziosi dalle anziane vittime.
“Vediamo cosa trovo. Qualcosa di oro, argento no, vero? Una collana di ambra? Ho una collana d’oro con brillantini. Oro bianco? No, oro giallo. Un orologio tutto d’oro, un Omega”, ha detto un’altra donna ad uno dei truffatori. Episodi sono stati registrati dai carabinieri e dalla Procura a Milano, Pesaro, San Giovanni Lupatolo, San Severino Marche, Novara, Avellino, Napoli, Salerno, Sparanise, Giugliano in Campania, Lusciano, Casoria, Caivano e Marano di Napoli.
Stando alle indagini, i coordinatori dell’organizzazione svolgevano all’occorrenza il ruolo di centralinisti e di trasfertisti. Trasfertisti che potevano anche essere minorenni e che venivano anche reperiti sul posto, che procacciavano telefoni e sim card da utilizzare per contattare le vittime, e che noleggiavano le auto per raggiungere le vittime designate. In alcuni casi, si fingevano addirittura figli o appartenenti alle forze dell’ordine e che sussisteva il pericolo di arresto per un parente.
In una telefonata intercettata si sente un pianto disperato in sottofondo, sirene ed una voce che grida: “Papà!”. Poi entra in scena il truffatore con voce grave e severa: “Vostra figlia Emanuela è molto agitata. Vostro nipote ha fatto un errore molto grave. Vostra figlia sta qua in caserma da noi in stato di fermo”. In un caso era stata consegnata la somma di 3700 euro a fronte di una richiesta di 5mila. Al diniego della vittima di versare altri soldi, un indagato ha eseguito ciò che gli veniva suggerito al telefono: “Sbattila per l’aria e vattene”.
“Durante le fasi delle indagini – ha sottolineato in una nota il procuratore Maria Antonietta Troncone – è stato possibile impedire l’esecuzione di numerose truffe, bloccando sul nascere 30 tentativi e permettendo l’arresto in flagranza di reato di diversi malviventi, nonché il recupero della relativa refurtiva, per un totale di circa 200mila euro tra contanti, monili in oro e preziosi”.