L’Assemblée Nationale della Francia ha votato la sfiducia per il premier Michel Barnier: il provvedimento avallato dall’ultradestra di Marine Le Pen e dalla sinistra.
“È stato un onore essere il primo ministro di tutti i francesi“. La sfiducia a Michel Barnier, presidente per appena tre mesi, rappresenta l’apice di una Francia in piena crisi politica e sociale. Le tensioni tra il governo, l’opposizione ed i rappresentanti dei lavoratori per settimane hanno attraversato Parigi.
Tensioni che si concentreranno in proteste da qui a qualche ora, con o senza un nuovo primo ministro. Il governo era alla ricerca di 60 miliardi di euro per raddrizzare le finanze pubbliche e ridurre il deficit al 5% del Pil nel 2025, rispetto al 6,1% nel 2024. Ma la bufera sociale riguarda ferrovieri, agricoltori, insegnanti, dipendenti pubblici. Ognuno con le proprie richieste che il governo Barnier non è riuscito ad affrontare.
Preoccupa, in particolare la situazione della previdenza sociale. Con la caduta di Barnier il disegno di legge sul finanziamento della previdenza sociale per il 2025 viene respinto. 331 deputati hanno votato a favore della mozione di censura. Il bilancio generale 2025 è stato bocciato, essendo sostenuto dai soli sostenitori del presidente Emmanuel Macron e dalla minoranza di destra classica che Barnier stesso rappresenta, ovvero i repubblicani.
Macron non si dimetterà: “È fantapolitica”
Tutta la crisi si è concretizzata in due mozioni di sfiducia approdate oggi nell’Assemblée Nationale. La prima a firma dei deputati della coalizione di sinistra Nuovo Fronte Popolare (La France Insoumise, i socialisti, i verdi e i comunisti), la seconda dall’ultradestra di Marine Le Pen, il Rassemblement National (Rn).
Le Pen aveva già dichiarato di sostenere già la mozione presentata dalla sinistra. Con la caduta del governo la Francia potrebbe scivolare in una spirale di profonda crisi. Il presidente Emmanuel Macron potrebbe nominare il nuovo primo ministro già nelle prossime 24 ore per dare specialmente all’Europa un’idea di stabilità.
Del resto, Macron non ha molte opzioni. Non può convocare nuove elezioni in quanto sono trascorsi meno di 12 mesi da quelle precedenti. Non è intenzionato a dimettersi lui stesso: “È fantapolitica“, ha detto. In extremis, mentre i deputati si preparavano a votare la sfiducia, e Macron era in volo dall’Arabia per tornare in Francia, il Parlamento ha votato un disegno di legge di fine gestione per il 2024, un testo di bilancio che fissa gli ultimi aggiustamenti per l’anno in corso, per le spese correnti ed il funzionamento dell’apparato statale.
Barnier: “Sfiducia, gravi conseguenze”
“Eccoci al momento della verità, che mette fine ad un governo effimero. – ha detto Le Pen – È nei suoi ranghi che l’intransigenza, il settarismo e il dogmatismo hanno proibito al primo ministro ogni minima concessione che avrebbe evitato questa conclusione“. Per rinunciare a sfiduciare Barnier, Marine Le Pen chiedeva, fra l’altro, l’indicizzazione totale delle pensioni dei francesi all’inflazione, una richiesta che il governo ha rifiutato.
Nel suo discorso il premier francese ha detto che “il futuro dei francesi è nelle mani nei deputati“. “Se decidete, sarò pronto a lavorare per dare un bilancio al nostro Paese. – ha dichiarato il primo ministro che sembrava credere di poter mantenere il posto – Sono orgoglioso di agire per costruire anziché distruggere. La sfiducia avrà gravi conseguenze e renderà tutto più difficile“. La sfiducia è poi arrivata pochi minuti dopo.