L’Ispra ha pubblicato il rapporto 2024 sul consumo di suolo, le dinamiche territoriali ed i servizi ecosistemici.
Nell’ultimo anno altri 72,5 chilometri quadri di territorio sono stati occupati da cemento, asfalto e altre coperture artificiali, più di 2 metri quadri al secondo. È una delle fotografie drammatiche contenute nell’edizione 2024 del rapporto Ispra sul consumo di suolo, le dinamiche territoriali ed i servizi ecosistemici.
La questione ruota tutta attorno al cosiddetto effetto spugna, la capacità del terreno di assorbire e trattenere l’acqua e regolare il ciclo idrologico. Ed all’impermeabilizzazione del suolo in Italia. Un ulteriore fattore di pericolosità, insomma, sommato alle conseguenze del cambiamento climatico ed al frequentissimo rischio di alluvioni nel nostro Paese. Da un lato, insomma, cade molta più pioggia concentrata in brevissimo tempo. Dall’altro il suolo sta perdendo sempre più la capacità di assorbire acqua.
Quanto certificato dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale era già emerso nelle scorse settimane. Ovvero quando il forte maltempo ha colpito numerose regioni italiane, Liguria Lombardia ed Emilia Romagna in primis. “Secondo le stime – hanno fatto sapere dall’Ispra – la riduzione dell’effetto spugna costa al Paese oltre 400 milioni di euro all’anno. Un caro suolo che si affianca agli altri costi. Costi causati dalla perdita dei servizi ecosistemici dovuti alla diminuzione della qualità dell’habitat, alla perdita della produzione agricola, allo stoccaggio di carbonio o alla regolazione del clima”.
In 17 anni di monitoraggio si è registrato il consumo netto di 1289 km quadri di territorio. Nel totale del territorio consumato in Italia nell’ultimo monitoraggio sono compresi: 16,13 chilometri quadri in aree a pericolosità idraulica (di cui 4,39 a pericolosità elevata); 5,29 chilometri quadri in aree a pericolosità da frana (di cui 0,38 a pericolosità molto elevata e 0,79 a pericolosità elevata). Complessivamente il consumo di suolo rimane ancora troppo elevato. Anche se con una leggera diminuzione rispetto all’anno precedente e continua ad avanzare al ritmo di circa 20 ettari al giorno.
“Altri impatti economici della perdita di servizi ecosistemici. – hanno continuato da Isrpa – Se si considera la perdita del suolo avvenuta non solo nell’ultimo anno, ma nel periodo tra il 2006 e il 2023, l’impatto economico viene stimato tra 7 miliardi e 9 miliardi di euro annui. Il valore perso di stock (ossia la perdita assoluta di capitale naturale) dello stesso periodo varia tra 19 e 25 miliardi di euro”.
Da tenere in considerazione anche l’impatto dell’industria. Nel 2023 la logistica ha ricoperto altri 504 ettari in un solo anno, una crescita attribuibile principalmente all’espansione dell’indotto produttivo e industriale (63%), mentre la grande distribuzione e le strutture legate all’e-commerce contribuiscono rispettivamente per il 20% e il 17%. Il fenomeno si concentra prevalentemente nelle regioni del Nord Italia, con un massimo di superfici consumate in Emilia-Romagna (101 ettari), Piemonte (91 ettari) e Veneto (80 ettari).