Elezioni annullate in Romania, la disinformazione sui social e l’indagine sull’influenza russa. Pochi giorni fa, l’ordine Ue a TikTok.
Prima le elezioni annullate per il rischio dell’influenza russa. Poi il blitz della polizia rumena in alcune case, in relazione all’inchiesta sulle presunte irregolarità nella vittoria al primo turno alle presidenziali dell’outsider filorusso Calin Georgescu. Cosa sta succedendo in Romania.
La Corte Suprema ha annullato il primo turno delle elezioni due giorni prima del ballottaggio, dopo una serie di documenti di intelligence declassificati questa settimana dalla presidenza, che hanno portato alle accuse nei confronti di Georgescu e della Russia, per le promozioni sui social media e gli attacchi informatici. Al secondo turno avrebbero dovuto competere il filorusso, giunto in testa al primo, e Elena Lasconi.
La notizia ha fatto il giro del mondo e ha allarmato gli Stati membri della Nato che confinano con l’Ucraina. Le elezioni dovranno ripetersi. Gli Usa hanno manifestato vicinanza nei confronti dei romeni. In un comunicato stampa, il Dipartimento di Stato ha espresso fiducia nelle istituzioni e nei processi democratici del Paese, comprese le indagini sulle influenze straniere.
Dall’Italia, la Lega invece, ha parlato di “precedente allarmante e pericoloso”. Nel Carroccio c’è “grande rispetto e viva preoccupazione” per la situazione in Romania. “Annullare il voto democratico perché il risultato non è gradito a Bruxelles, al politicamente corretto e a certi potenti come Soros, è un precedente allarmante e molto pericoloso”.
L’inchiesta sulla presunta influenza di Mosca sulle elezioni in Romania, “dovrebbe aprire gli occhi a tutti gli europei, e soprattutto a noi italiani”. È l’appello sui social del senatore Enrico Borghi, capogruppo al Senato di Italia Viva. “Perché chi pensa che l’Italia possa essere immune da questa attività, o vive nel Paese dei campanelli o dà sponda a chi, attraverso i canali oggi descritti sui giornali, vuole condizionare la nostra democrazia e la nostra libertà”.
Intanto questa mattina, 7 dicembre, tre case nella città di Brasov, Romania centrale, sono state perquisite nell’ambito delle indagini, “in relazione ai reati di corruzione degli elettori, riciclaggio di denaro, falsificazione di dati informatici”, come si legge nella nota della Procura. Le indagini riguardano anche la violazione della legge che vieta le organizzazioni e simboli di natura fascista, razzista e xenofoba.
Entrambi i candidati hanno criticato la decisione della Corte. Georgescu l’ha definita un “colpo di Stato”, mentre Lasconi ha parlato di “democrazia calpestata”.
Le presunte interferenze sulle presidenziali, sono il frutto di “un’azione ibrida aggressiva” da parte di Mosca, secondo il vicepresidente del Ppe Siegfried Muresan. In un’intervista a La Repubblica ha spiegato che “ci sono state decine di migliaia di persone reclutate su TikTok che hanno poi avuto il compito di dare battaglia, sul social cinese ma anche su Facebook. Molti account risalgono addirittura al 2016 e sono rimasti “dormienti” fino a due settimane prima delle elezioni, quando hanno iniziato a pompare Georgescu”.
Come abbiamo scritto su queste pagine il 5 dicembre, l’Unione europea è già al lavoro sul tema. Ed ha emesso un ordine di conservazione sulle elezioni nazionali in corso nei confronti di TikTok. La piattaforma cinese dovrà congelare e mantenere “i dati relativi ai rischi sistemici effettivi o prevedibili che il suo servizio potrebbe rappresentare per i processi elettorali”.