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Esteri

Siria, i ribelli hanno fatto irruzione nella residenza dell’ambasciatore italiano: cosa è successo

Published by
Giovanna Sorrentino

Le dimissioni di Assad e il suo arrivo in Russia ufficializzato da Putin. La Siria in festa dopo la caduta del regime sotto i colpi della guerra civile messa a punto dai ribelli di al-Jolani. Le promesse di un Paese “esempio di democrazia”. Sono ore concitate dopo la repentina e fragorosa presa di Damasco.

Nelle ore caotiche seguite alla vittoria delle milizie, i ribelli hanno iniziato una vera e propria caccia agli uomini del regime di Assad. Si sono spinti fino alle sedi diplomatiche straniere, inclusa quella italiana. Hanno fatto irruzione nella residenza dell’ambasciatore Stefano Ravagnan, perlustrando il giardino e sequestrando tre auto.

Siria, i ribelli hanno fatto irruzione nella residenza dell’ambasciatore italiano: cosa è successo (Ansa Foto) – notizie.com

Minuti di panico per qualche sparo contro un muro, ma senza conseguenze per lo staff diplomatico. “Tutto è finito lì e non sono stati toccati né l’ambasciatore né i carabinieri”, ha fatto sapere il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani dopo una nuova riunione di emergenza all’Unità di crisi. “Volevano verificare se c’erano militari di Assad o particolari documenti”. 

Dopo questo episodio, il personale dell’ambasciata è stato trasferito in un luogo sicuro, ma l’attenzione della Farnesina resta alta. In coordinamento con Palazzo Chigi e con la Difesa, la priorità è garantire la sicurezza degli italiani in Siria, dove adesso la situazione è più caotica che mai dopo la fine del regime di Bashar al Assad.

Due riunioni in due giorni tra Tajani e gli ambasciatori della regione. Ravagnan sta aggiornando minuto per minuto sulla situazione del personale italiano e dei connazionali rimasti in Siria. Nel mirino dei ribelli alla ricerca di uomini del regime di Assad, non si sono solo le sedi diplomatiche, ma anche quelle delle ong internazionali.

“La sicurezza degli italiani in Siria è la priorità”

Intanto delle circa trecento persone che si trovavano a Damasco e Aleppo, diverse decine hanno lasciato la Siria, spostandosi in Libano e in Giordania. Chi voleva lasciare le città lo ha già fatto, chi voleva invece è rimasto. Tajani ha fatto sapere che l’ambasciata italiana è pronta a organizzare eventuali evacuazioni e sul tavolo ci sono diverse opzioni.

Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha dato la propria “disponibilità per qualsiasi linea di azione, qualora la situazione dovesse degenerare ulteriormente”. Tajani ha avuto un colloquio con l’omologo turco Hakan Fidan, che ha un buon rapporto con i miliziani siriani. E ha chiesto anche ad Ankara di fare “il possibile per garantire l’incolumità dei cittadini italiani e la tutela delle minoranze, inclusa quella cristiana“. 

“La sicurezza degli italiani in Siria è la priorità” (Ansa Foto) – notizie.com

Dal canto suo, Fidan ha risposto di essere ottimista sulla situazione della sicurezza generale. “Auspichiamo un passaggio di consegne tra il regime caduto e la nuova realtà pacifico e che ci sia una transizione politica e non militare”, ha dichiarato Tajani parlando con i giornalisti.

Il regime di Assad è finito. Mosca ha annunciato che il presidente si è dimesso dopo “negoziati con alcuni partecipanti al conflitto armato sul territorio della Siria”. E ha lasciato il Paese alla volta della Russia, lasciando l’istruzione di trasferire il potere “pacificamente”. Secondo indiscrezioni, prima di andare a Mosca, Assad avrebbe chiesto asilo a diversi Paesi che glielo avrebbero negato.

I ribelli hanno preso il controllo del palazzo presidenziale nel quartiere di Malki, la sede della televisione di Stato, l’aeroporto e il carcere di Sednaya, dal quale hanno liberato i prigionieri detenuti ingiustamente. Adesso controllano le principali strade di Damasco. In molte zone i cittadini sono scesi in strada per applaudirli e cantare slogan contro Bashar al Assad. Nel completo caos è stata saccheggiata la Banca centrale.

Il primi ministro siriano Assad al-Jahali è in stato di arresto, preso mentre si stava recando a un incontro con la leadership in un hotel di Damasco. Il leader dei ribelli  Abu Mohammed al-Jolani, ha dichiarato che resterà al suo posto per garantire la transizione dei poteri. E anche il premier ha espresso il desiderio di libere elezioni. Il personale dell’ambasciata dell’Iraq a Damasco è stato evacuato in Libano.

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Giovanna Sorrentino