Esplosione a Calenzano, i sindacati denunciano: “Ennesima morte sul lavoro”. Lo sciopero dell’11 dicembre. Accertata la prima vittima.
Si chiama Vincenzo Martinelli, ha cinquantuno anni, era residente a Prato e originario di Napoli. Ed è la prima vittima identificata delle due accertate nelle ultime ore, nell’esplosione avvenuta nel deposito Eni di Calenzano, in provincia di Firenze. Il Centro Operativo Comunale (COC) ha organizzato una sala di accoglienza per i familiari dei dispersi.
Resta da identificare l’altro morto. Mancano all’appello tre persone, che risultano ancora disperse. All’appello mancano un operaio originario di Catania di cinquantasette anni, un altro originario di Novara di quarantanove anni, uno nato in Germania ma di origini italiane di quarantacinque anni.
E un ultimo operaio, nato a Matera, di quarantacinque anni. Tutti stavano guidando le autocisterne per fare rifornimento e poi ripartire e cominciare la giornata. E forse ora si trovano sotto le macerie causate dall’esplosione nello stabilimento, dove si svolge attività di ricezione, deposito e spedizione di benzina, gasolio e petrolio. I prodotti giungono tramite due oleodotti collegati con la raffineria Eni di Livorno, per essere stoccati nei serbatoi in attesa dell’invio alle pensiline di carico delle autobotti.
Vincenzo Martinelli aveva cinquantuno anni, era residente a Prato e originario di Napoli. Aveva due figlie. Nel momento in cui si scrive non si conosce ancora il nome della seconda vittima accertata. Potrebbe essere un sessantenne di Bientina, una cittadina del Pisano.
Secondo una prima ricostruzione, l’esplosione sarebbe avvenuta durante il carico del carburante nell’autocisterna. Lo scoppio avrebbe poi coinvolto gli altri mezzi in sosta. La Procura, coordinata da Luca Tescaroli, ha nominato tre consulenti e alcuni medici legali per accertare eventuali responsabilità e le cause dell’esplosione.
La Procura ha anche chiesto all’Arpat e all’Asl Toscana Centro per evidenziare profili di “possibile responsabilità sul luogo teatro dell’esplosione”. Gli accertamenti saranno eseguiti da carabinieri, vigili del fuoco e tecnici dell’Arpat.
Il deposito Eni di Calenzano era uno dei due “a rischio incidente rilevante”, dunque pericolosi. L’allarme era arrivato dal Comune in uno studio risalente a giugno 2022, come ha riportato La Nazione.
La tragedia dell’esplosione alla raffineria non è un caso isolato. I sindacati Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti hanno proclamato uno sciopero generale provinciale di quattro ore (fine turno) per mercoledì 11 dicembre, con una manifestazione dalle 14.30 alle 16.30 in un’area ancora da definire.
Le sigle hanno espresso “dolore per la tragedia, cordoglio per le vittime, vicinanza ai feriti e ai familiari, gratitudine verso i soccorritori”. Ma anche tanta rabbia “per quello che è successo. Siamo di fronte all’ennesima tragedia sul lavoro con dimensioni e risvolti ancora da definire su vari fronti”.
Le indagini stabiliranno le cause certe della tragedia ed eventuali responsabilità. Nel frattempo però, i sindacati puntano il dito verso la sicurezza: “Quanto accaduto è inaccettabile, attendiamo il lavoro degli inquirenti per fare luce sulle modalità. Senza sicurezza non c’è lavoro, non c’è dignità, non c’è vita”.
Di “ennesima tragedia sul lavoro” parla anche la sindaca di Prato Ilaria Bugetti, scrivendo su Facebook. E in una nota congiunta fanno lo stesso i sindaci della Val di Bisenzio, con le prime cittadine di Vaiano, Francesca Vivarelli, Vernio, Maria Lucarini e il sindaco di Cantagallo Guglielmo Bongiorno: “Siamo di fronte a un dramma immane, che mette ancora una volta in primo piano la necessità di accrescere la sicurezza sui luoghi di lavoro”.
Nello stesso giorno dello sciopero è stato proclamato anche il lutto regionale per le vittime dell’esplosione al deposito carburanti Eni di Calenzano.
L’esplosione, il forte boato udito a chilometri di distanza e un incendio, le cui fiamme erano visibili anche dai paesi limitrofi.
Per la prima volta in Italia è stato attivato il sistema IT-Alert, mandando un messaggio di allerta sugli smartphone della popolazione in un raggio di cinque chilometri dallo stabilimento.
L’esplosione è stata forte al punto di rompere i vetri delle finestre di alcuni edifici vicini. Rientrato l’allarme ambientale, dalle analisi dell’Arpat non sono emerse criticità nell’aria. Intanto la Procura ha aperto un’inchiesta per accertare le eventuali responsabilità.