Concordato preventivo biennale (Cpb): l’Agenzia delle Entrate ha inviato ai professionisti numerose mail pec il cui contenuto ha fatto infuriare i commercialisti.
“È stato rilevato che la sua dichiarazione per l’anno 2023 indica un reddito derivante da attività d’impresa inferiore a quello dei dipendenti che lavorano nello stesso settore economico. Questo aspetto, in assenza di giustificazioni oggettive, può essere considerato anomalo”.
È solo uno dei passaggi della pec che migliaia di persone si sono viste recapitare sulla propria casella di posta dall’Agenzia delle Entrate nelle ultime settimane. L’ambito è quello del Concordato preventivo biennale, cui è possibile aderire fino a domani 12 dicembre. Ma la missiva è stata considerata “inopportuna” e “aggressiva” nei confronti dei contribuenti da parte dei commercialisti. Una “campagna” insomma, da parte delle Entrate, per spingere i professionisti al concordato. Nonostante tutto, però, il provvedimento si è rivelato poco efficace.
“La riapertura dei termini del Concordato preventivo biennale fino al 12 dicembre si è rivelata meno efficace del previsto, con risultati economici inferiori alle stime del governo. – ha spiegato Marco Cuchel, presidente dell’Associazione nazionale commercialisti (Anc) – Il limite imposto ai contribuenti che avevano già presentato la dichiarazione entro il 31 ottobre ha ridotto le adesioni. Problemi emergono anche sul fronte Imu, dove ritardi nell’aggiornamento delle aliquote da parte dei comuni rischiano di penalizzare i contribuenti“.
Secondo il presidente dei commercialisti italiani la Legge di bilancio 2025 presenterebbe aspetti positivi come il taglio del cuneo fiscale e la riduzione delle aliquote Irpef. Ma le risorse limitate non permetterebbero interventi significativi per rilanciare l’economia. “Le numerose pec inviate dall’Agenzia delle Entrate ai contribuenti, spesso percepite come minacce, – ha continuato Cuchel – evidenziano la precarietà delle piccole partite Iva, già colpite da difficoltà economiche e occupazionali. Serve un approccio più incisivo per sostenere cittadini e professionisti”.
Nel testo della mail dell’Agenzia delle Entrate, infatti, inviata a piccole e medie imprese, è incentrato sui “continui aggiornamenti delle informazioni che confluiscono nelle banche dati”. E poi sulle “attività di controllo” e sui “casi anomali”. La soluzione, dunque, sarebbe quella di rendere coerente il reddito con il valore minimo di settore. Come? Integrando i redditi dichiarati per il periodo d’imposta 2023. Oppure, per gli anni di imposta 2024 e 2025, aderire entro il 12 dicembre 2024, al Concordato preventivo biennale (Cpb). In questo caso le imprese possono avvalersi, entro il 31 marzo 2025, del ravvedimento per ciascuna annualità dal 2018 al 2022.
“Il concordato non decolla perché c’è stato poco tempo per metabolizzarlo e perché è una norma molto complessa con problemi interpretativi irrisolti. – ha commentato Giovanni Battista Calì, presidente dell’Odcec di Roma – Tutta la Manovra si regge sulla conferma di provvedimenti già adottati in passato e giustamente riconfermati come il cuneo fiscale. Ma sul tema delle semplificazioni e delle detrazioni c’è poco. L’invio delle centinaia di migliaia di pec ai contribuenti crea terrore che allo stato non ci si aspetterebbe”.