Lunghe liste d’attesa, lontananza delle strutture, orari scomodi e costi eccessivi. Per uno o più di questi motivi oltre 2 milioni e mezzo di persone negli ultimi 2 anni hanno rinunciato a curarsi.
La fotografia drammatica è stata restituita dall’Istituto Superiore di Sanità in occasione della Giornata internazionale della copertura sanitaria universale che ricorre domani 12 dicembre. Il tema è al centro dell’agenda internazionale e uno dei target degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile per il 2030.
Secondo l’Organizzazione Mondiale alla Sanità la protezione finanziaria si è progressivamente ridotta. 2 miliardi di persone in difficoltà economiche e 1,3 miliardi di individui sono spinti verso la povertà a causa dei costi per la salute che sono costretti a sostenere.
L’Iss ha quindi fatto sapere che nel biennio 2022-2023, il 18% degli ultra 65enni (2,6 milioni di persone) ha dichiarato di aver rinunciato ad almeno una visita medica o a un esame diagnostico di cui avrebbe avuto bisogno nei 12 mesi precedenti l’intervista. La rinuncia è risultata più frequente fra le persone più svantaggiate, economicamente o per bassa istruzione. E tra gli over 65 che risiedono al centro e al sud.
Oltre la metà degli intervistati che non ha rinunciato a ciò di cui aveva bisogno ha fatto ricorso a prestazioni a pagamento. Il 10% di essi ricorrendo esclusivamente a strutture private. Il 49% ricorrendovi alcune volte. Solo il 41% ha utilizzato esclusivamente il servizio pubblico. Nelle regioni del sud poi si perdono più anni di vita per i tumori della mammella e del colon. I tassi di mortalità, storicamente più bassi nel Mezzogiorno, ora sono paragonabili a quelli del settentrione.
Il target dello screening mammografico
La copertura totale dello screening mammografico disegna un chiaro gradiente nord-sud. Ciò, a sfavore delle regioni meridionali con la percentuale di adesione che va dal 90% raggiunto in molte regioni settentrionali ad appena il 60% in alcune regioni meridionali. Nelle regioni del nord dove la copertura degli screening è elevata, la riduzione di mortalità per tumore della mammella tra il 2001 ed il 2021 è più forte (supera il 35%) rispetto alle regioni del sud.
“In Regioni in cui lo screening mammografico raggiunge una buona parte della popolazione femminile target – hanno fatto sapere dall’Iss – il sistema è anche in grado si prendersi carico dei casi di tumore della mammella. Tumori che necessitano di un ricovero ospedaliero per intervento chirurgico. Mentre questo non è sempre garantito nelle Regioni dove lo screening è ancora lontano dai livelli ottimali”.