Emis Killa e Lazza contro l’uso degli smartphone durante i live: quale sarà il futuro dopo i No Phone Party?
L’era digitale ha trasformato radicalmente il modo in cui viviamo, lavoriamo e ci intratteniamo. Gli smartphone, in particolare, sono diventati estensioni quasi indispensabili delle nostre vite, consentendoci di rimanere connessi con il mondo intero con un semplice tocco sullo schermo. Tuttavia, questa onnipresenza degli smartphone sta iniziando a sollevare interrogativi riguardo al loro impatto sulla qualità delle nostre esperienze dal vivo, soprattutto nel contesto dei concerti live.
Recentemente, una serie di artisti italiani di spicco ha lanciato una vera e propria crociata contro l’uso degli smartphone durante le loro esibizioni. Tra questi, Emis Killa e Lazza si sono distinti per le loro prese di posizione decise. Emis Killa ha annunciato l’organizzazione di un “No Phone Party“, un concerto durante il quale sarà vietato l’utilizzo dei cellulari fino a quando non sarà lo stesso artista a permetterlo. Questa mossa segue numerose occasioni nelle quali il rapper ha esortato i suoi fan a mettere da parte i telefoni per godersi appieno lo spettacolo.
Anche Lazza si è espresso in maniera simile attraverso i social media, invitando i suoi seguaci ad assistere ai suoi concerti con il telefono spento per poter vivere pienamente l’esperienza del live e interagire direttamente con lui sul palco. L’appello del rapper sottolinea come la presenza massiccia degli smartphone possa creare una barriera tra artista e pubblico, riducendo la qualità dell’esperienza per entrambi.
Questa tendenza non è limitata al panorama musicale italiano. Artisti internazionalmente riconosciuti come Bob Dylan hanno adottato misure drastiche come far imbustare gli smartphone del pubblico prima dell’ingresso ai concerti. Anche stelle della musica contemporanea come Adele e Florence Welch hanno espresso disappunto per l’eccessivo uso dei telefoni durante le loro esibizioni.
La questione sollevata da questi artisti va oltre la semplice distrazione o la perdita di qualità dell’esperienza live; tocca tematiche più profonde legate alla nostra capacità di essere presenti nel momento e di stabilire connessioni autentiche con ciò che ci circonda. In un mondo sempre più mediato da schermate digitali, momentaneamente rinunciare al proprio dispositivo può sembrare un gesto piccolo ma significativo verso la riscoperta della spontaneità delle esperienze umane dirette.
Inoltre, questa “rivoluzione” contro gli smartphone nei concerti potrebbe avere implicazioni più ampie su come percepiamo l’utilizzo della tecnologia nelle nostre vite quotidiane. Potrebbe incoraggiarci a riflettere su quanto spesso ci rifugiamo nei nostri dispositivi come mezzo per evitare interazioni faccia a faccia o per sfuggire alla realtà immediata che ci circonda.
La crociata anti-smartphone lanciatasi nel mondo della musica italiana ed internazionale rappresenta quindi non solo una richiesta degli artisti di riconnettersi col proprio pubblico in maniera più autentica ma anche un invito rivolto a tutti noi a valutare il ruolo che gli smartphone giocano nella nostra capacità di vivere pienamente il presente.
Mentre alcuni potrebbero vedere queste mosse come restrittive o persino anacronistiche nell’era digitale attuale, altri le interpretano come un necessario passo indietro verso una maggiore consapevolezza personale e collettiva nell’utilizzo della tecnologia. La domanda che emerge è se saremo capacibili di accogliere questa sfida e reimparare a goderci le esperienze senza la mediazione dei nostri dispositivi o se continueremo ad affidarci agli schermati digitali per documentare ogni momento della nostra vita anziché viverlo appieno.