A 48 ore dall’esplosione avvenuta a Calenzano le indagini stanno andando avanti spedite mentre scioperi e presidi di solidarietà si sono moltiplicati in tutta Italia.
Da un lato ci sono le indagini: escluso il sabotaggio, accesi i riflettori sulla manutenzione, l’anomalia segnalata pochi minuti prima. Dall’altro ci sono le manifestazioni: il presidio dei lavoratori, il lutto regionale, le polemiche per l’ennesima immane tragedia sul lavoro.
Sono trascorsi due giorni dall’esplosione avvenuta nel deposito di carburanti dell’Eni a Calenzano, non lontano da Firenze. Il bilancio delle vittime è di 5 morti e 26 feriti. C’è forte preoccupazione per 2 di loro che hanno subito ustioni molto gravi e sono attualmente ricoverati a Pisa. I carabinieri del Ris si sono recati presso l’impianto per accertamenti. Ad indagare sulla tragedia ci sono i magistrati della Procura della Repubblica di Prato.
Partiamo proprio dalle indagini. Dai primi rilievi tecnici non è stato trovato esplosivo, ed è stato escluso che l’esplosione sia da attribuire a un possibile sabotaggio. La Procura sta indagando per omicidio colposo plurimo, crollo doloso di costruzioni o altri disastri e rimozione dolosa delle cautele contro gli infortuni sul lavoro. Stando alle ricostruzioni, al deposito Eni era in corso una manutenzione straordinaria, resasi necessaria su apparati che ne avrebbero necessitato da anni.
L’intero deposito è stato posto sotto sequestro. Eni ha chiesto di intervenire per smaltire correttamente acque potenzialmente inquinanti. Tutta l’attività di approvvigionamento, stoccaggio e distribuzione carburanti deve però restare ferma fino a che sarà necessario. Nel frattempo è emerso che un operatore ha segnalato alle ore 10, 21 minuti e 30 secondi un’anomalia nell’area pensiline di carico. Il tecnico si è quindi allontanato e si è messo in salvo la vita dall’imminente stato di pericolo.
Perquisizioni sono state effettuate in più sedi italiane di Eni, allo scopo di acquisire documenti sulla gestione del sito, e anche sull’incarico alla ditta esterna che si occupava della manutenzione straordinaria e sullo stato degli apparati dove c’è stata l’esplosione. I carabinieri di Potenza si sono recati infatti presso la sede della Sergen, la ditta per cui lavoravano due delle vittime, per prelevare numerosi atti.
L’ipotesi: una perdita di carburante
La Procura ha dato poi incarico per effettuare più perizie affidate a tecnici esplosivisti, medici legali per le autopsie, genetisti forensi per i confronti di dna e il rilievo delle impronte digitali, laddove necessario, sui resti. Le presunte inadempienze sarebbero da registrare nella manutenzione straordinaria alle pensiline numero 5 e numero 6. Agli inquirenti risulterebbe che, sul luogo dove veniva eseguita la manutenzione straordinaria, ci fosse un guasto che causava un malfunzionamento da alcuni anni. Per adesso non ci sono indagati.
Al lavoro anche i tecnici della Asl Toscana Centro per la verifica delle procedure sui sistemi antinfortunistici e quelli dell’Arpat per i controlli ambientali. L’ipotesi più probabile sulla causa dell’esplosione, al momento, è la perdita di carburante avvenuta nella fase di caricamento di un’autobotte, che potrebbe aver generato una nube di vapori che, mescolandosi con l’aria, avrebbe innescato la scintilla.
“Abbiamo chiesto – ha detto il sindaco di Calenzano Giuseppe Carovani – che si apra una riflessione e un tavolo di confronto per capire come questo sito può coesistere con questo stato di cose, con il contesto infrastrutturale urbanistico che c’è qui. Crediamo che debba essere affrontato questo tema anche con senso di responsabilità e con lungimiranza, cercando di capire cosa succederà nei prossimi decenni e se avrà ancora senso avere un impianto di questo tipo“.
La commemorazione delle vittime questa mattina
Un minuto di silenzio, la deposizione di un mazzo di fiori e poi alcune parole scambiate con colleghi e alcuni familiari delle vittime a Calenzano davanti al deposito Eni. Questa la commemorazione stamani, nel giorno del lutto regionale, presenti alcune decine di persone, oltre alle istituzioni.
“Oggi – ha affermato il presidente della Toscana Eugenio Giani – è un momento di sofferenza da un punto di vista umano. Vi è una commozione che coinvolge tutti. Ha ragione il sindaco di Calenzano, dobbiamo pensare a un luogo diverso perché questo è inappropriato di fronte alla conurbazione urbana da Firenze a Prato che porta un concentrato di 800mila persone e le aziende intorno“. Il Comune di Calenzano ha attivato un conto corrente di solidarietà a favore delle famiglie delle vittime dell’incidente. L’Iban del conto, presso Unicredit spa, tesoriere del Comune, è IT43Y0200838103000107278108.