Quanto accaduto al noto giornalista Rai (legato alla redazione sportiva) è quantomeno sconvolgente: trovato appeso sul suo ufficio un messaggio lugubre.
La redazione sportiva della Rai è stata scossa da un evento che ha superato i limiti del disaccordo professionale, entrando in una sfera di violenza psicologica senza precedenti (possiamo tranquillamente dire che si sono superati tutti i limiti). Questo episodio segue un precedente confronto fisico tra giornalisti avvenuto tre anni fa, dimostrando una situazione interna di crescente gravità.
Il caporedattore della sezione calcio, Fabrizio Failla, è diventato il bersaglio di un’azione aberrante. La porta del suo ufficio a Saxa Rubra è stata murata e su di essa è stata appesa una foto con le sue date di nascita e una fittizia data di morte. Questo gesto ha suscitato sgomento non solo nella comunità giornalistica ma anche oltre, evidenziando un attacco personale che solleva questioni sul clima lavorativo all’interno della Rai.
L’UNIRAI, sindacato dei giornalisti della radiotelevisione pubblica, ha espresso immediata solidarietà a Failla, che è stato a lungo volto di Novantesimo Minuto (inviato in diversi stadi del campionato italiano di calcio), condannando l’accaduto come un “atto di cattivissimo gusto”. Anche i colleghi e il direttore di RAI Sport, Iacopo Volpi, hanno mostrato il loro sostegno, definendo l’azione un “gesto vile” e annunciando indagini per trovare i responsabili. L’indignazione si è estesa anche tra gli appassionati di sport, che hanno espresso solidarietà al giornalista sui social network.
Al centro di questa vicenda c’è lo stato d’animo di Fabrizio Failla, attualmente in malattia a causa dello stress psicofisico scaturito dall’episodio (starà fuori 30 giorni). Nonostante il suo silenzio, è evidente l’impatto profondo sulla sua salute mentale ed emotiva. Questo solleva interrogativi sulla cultura lavorativa nelle istituzioni mediatiche pubbliche italiane e sull’importanza del rispetto reciproco.
L’episodio mette in luce la necessità di creare ambienti lavorativi sicuri, dove le aggressioni verbali o fisiche siano assenti e dove la diversità d’opinione non sfoci in attacchi personali. La solidarietà mostrata rappresenta un punto di luce per Failla e un invito a riflettere su come prevenire simili episodi in futuro, rafforzando il rispetto e la sicurezza all’interno delle nostre istituzioni mediatiche.