“Verificare l’utilizzo, adottare cautele per mitigare il rischio, rendere subito individuabile la sequenza”. La Banca d’Italia ha fatto partire una serie di accertamenti sui vIban.
Parliamo dei cosiddetti Iban virutali, i codici per le transazioni. Rispetto alle sequenze classiche, i vIban sono correlati al conto corrente di una banca fisica, ma non direttamente collegati. In altre parole, sono dei sottoconti di conti principali.
Le aziende hanno cominciato ad usarli per avere un canale dedicato a clienti, fornitori o progetti. Ognuno di questi soggetti può avere un vIban dedicato per il trasferimento di fondi, specie per quanto concerne i rimborsi.
Alla relativa semplificazione di una movimentazione bancaria che, per le grandi aziende attorno a cui orbitano moltissimi soggetti, sono però associati tutta una serie di rischi. Il moltiplicarsi di Iban virtuali può mettere in difficoltà i controlli in tema di riciclaggio. Per questo motivo le Unità per la supervisione della normativa antiriciclaggio (Sna) e per l’informazione finanziaria (Uif) hanno attivato un attento monitoraggio della situazione.
La Banca d’Italia ritiene il tema rilevante per i profili dell’antiriclicaggio. La generazione di vIban agisce sugli elementi informativi che compongono l’Iban tradizionale. Ciò potrebbe indurre a interpretazioni errate e fare insorgere possibili ostacoli nella tracciabilità dei flussi finanziari. C’è quindi una riduzione della capacità di tutti i soggetti obbligati di applicare in modo corretto ed efficace i presidi antiriciclaggio e di contrasto al finanziamento del terrorismo di intercettare operazioni anomale.
Dalle verifiche condotte nel 2023 è emerso che il servizio di vIban è utilizzato per lo più imprese di grandi dimensioni. Queste ultime se ne servono per movimentare volumi in media molto elevati. Tra i fruitori non sono stati rinvenuti piccole imprese o consumatori. Gli Iban virtuali osservati risultano sempre abilitati alla ricezione di bonifici. Solo alcune delle banche ne permettono l’uso anche per inviare bonifici e per gestire servizi di pagamento diversi come gli addebiti diretti. La Banca d’Italia sta seguendo le riflessioni attualmente in corso a livello internazionale sui rischi derivanti dai modelli di business che si basano sui vIban.
“Gli intermediari – hanno avvertito dalla Banca d’Italia – sono tenuti ad acquisire e valutare informazioni sullo scopo e sulla natura prevista del rapporto e a svolgere il controllo costante del rapporto, per tutta la sua durata, attraverso l’esame della complessiva operatività del cliente. I prestatori di servizi di pagamento che offrano vIban associati ai conti sono quindi tenuti, in sede di apertura del rapporto, a definire quale sia lo specifico utilizzo che il cliente intende fare”.