Open Arms: il Tribunale di Palermo ha assolto Matteo Salvini perché “il fatto non sussiste”. Un lungo applauso in Aula e l’abbraccio con Francesca Verdini.
Dopo una camera di consiglio durata otto ore, la sentenza di primo grado è arrivata poco dopo le 19.30 di oggi, venerdì 20 dicembre, nell’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo. I giudici hanno assolto in formula piena il leader della Lega Matteo Salvini dalle accuse di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio: “Il fatto non sussiste“.
Dopo la lettura del dispositivo in Aula è scattato un lungo applauso degli amici e colleghi di partito che hanno trascorso la giornata con il vicepremier in attesa della sentenza di primo grado. La vicenda risale all’agosto del 2018, quando la nave Open Arms ha soccorso 147 migranti nel Mediterraneo centrale, chiedendo l’autorizzazione a sbarcare a Lampedusa. Matteo Salvini all’epoca era ministro dell’Interno del governo Conte ed ha applicato la politica dei porti chiusi, impedendo alla nave della ong di entrare nelle acque italiane.
“Assolto per aver fermato l’immigrazione di massa e difeso il mio Paese. Vince la Lega, vince il buonsenso, vince l’Italia”. Così su X, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ha commentato la sentenza di assoluzione del Tribunale di Palermo. “Qualunque sarà la sentenza, per me oggi è una bella giornata perché sono fiero di aver difeso il mio Paese. Rifarei tutto quello che ho fatto”, aveva invece scritto sui social questa mattina. “Entro in questa Aula orgoglioso del mio lavoro, per l’Italia e per gli italiani”.
Come ha trascorso la giornata Matteo Salvini con Francesca Verdini in attesa della sentenza
È stata una lunga giornata per l’allora ministro dell’Interno del governo giallo-verde. Al suo fianco, oltre all’avvocata Giulia Bongiorno, anche la fidanzata Francesca Verdini, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, i sottosegretari al Lavoro e alla Presidenza del Consiglio Claudio Durigon e Alessandro Morelli. Nell’Aula bunker sono arrivati anche i deputati regionali della Lega Vincenzo Figuccia, Luca Sammartino, Salvo Geraci, Pippo Laccoto. Con loro, anche l’assessore Mimmo Turano, nella squadra di governo di Renato Schifani e l’ex eurodeputata della Lega Annalisa Tardino.
Il leader della Lega ha trascorso la giornata insieme con la compagna Francesca. Dopo una passeggiata per le strade del capoluogo siciliano, ha pranzato in uno dei bar più conosciuti della città e ha raggiunto a piedi piazza San Domenico, dove c’è il Pantheon con le spoglie del giudice Giovanni Falcone. Poi ha fatto un giro alla Rinascente per acquistare regali di Natale.
Infine ha visitato le sale Duca di Montalto del Palazzo dei Normanni, che in questo momento ospitano una mostra su Picasso, le sale Mattarella, La Torre e la Sala d’Ercole, durante una pausa dei lavori del consiglio, alle prese con la Finanziaria regionale. Nel corso della giornata tante persone hanno chiesto al ministro dei Trasporti di scattare selfie.
Francesca Verdini ha rotto il silenzio e per una volta ha rivolto un pensiero al compagno sui social: “Sei la persona più buona e coraggiosa che io abbia mai incontrato. Sei leale al punto da essere sempre pronto a rimetterci, perché non te ne frega niente di rimetterci”. E ancora: “Tieni duro, amore mio. Sono al tuo fianco”.
L’accusa aveva chiesto 6 anni di reclusione
L’accusa, rappresentata dalla procuratrice aggiunta Marzia Sabella e dai pm Gerry Ferrata e Giorgia Righi, il 14 settembre, al termine della requisitoria, aveva chiesto la condanna dell’allora ministro dell’Interno a 6 anni di reclusione. Il dibattimento è cominciato il 15 settembre 2021: in questi anni sono state celebrate 24 udienze e ascoltati 45 testimoni.
Nel processo si sono costituiti parte civile alcuni migranti trattenuti a bordo della nave, Legambiente, Arci, l’associazione AccoglieRete, Giuristi Democratici, il Ciss, Mediterranea Saving Humans, Cittadinanza Attiva, Oscar Camps (direttore della ong Open Arms), il comandante della nave a cui fu impedito l’attracco, Reig Creus, e il capo missione Anna Isabel Montes, il Comune di Barcellona, l’associazione Emergency e Asgi (Associazione studi giuridici immigrazione).
I legali delle parti civili avevano chiesto complessivamente la condanna di Matteo Salvini al pagamento di un milione di euro come risarcimento del danno. L’avvocata del vicepremier, Giulia Bongiorno, aveva chiesto l’assoluzione perché “il fatto non sussiste“.
“Salveremmo anche te”. È lo slogan di un filmato realizzato con l’Intelligenza Artificiale per la nuova campagna della ong spagnola Open Arms. Nel video si vedono anche Giorgia Meloni, Donald Trump, Elon Musk, e Marine Le Pen. “Di fronte a una tale valanga di bufale, disinformazione e politiche di immigrazione escludenti, Open Arms ha deciso di rispondere a questi leader con un messaggio pieno di umanità: siamo i primi soccorritori e, se la tua vita fosse in pericolo, salveremmo anche te”.
Secondo l’accusa, Matteo Salvini avrebbe violato le norme internazionali sui diritti umani, trattenendo illegalmente i migranti in condizioni disumane. Durante il processo, l’avvocata Bongiorno ha sempre sostenuto che le decisioni del suo assistito erano parte di una strategia di governo per il controllo dell’immigrazione, approvata dall’intero esecutivo di cui faceva parte il Movimento 5 Stelle (con Giuseppe Conte premier). La decisione, secondo la difesa, fu politica e non individuale.
Tutte le tappe del processo Open Arms: dal tira e molla con la ong all’assoluzione
Il primo agosto del 2019, 124 migranti sono stati soccorsi in acque Sar libiche. Dopo il salvataggio, l’equipaggio dell’imbarcazione chiese di poter sbarcare in un porto sicuro all’Italia e a Malta, ricevendo il divieto di entrare nelle acque italiane dal Viminale.
Il 9 agosto, gli avvocati della ong Open Arms hanno presentato ricorso al Tribunale dei minori chiedendo lo sbarco di alcuni migranti non ancora maggiorenni e presentarono una prima denuncia. Poche ore dopo, soccorsero un altro gruppo di 39 migranti su un legno in avaria. Il 12 agosto, il Tribunale di Palermo ordinò lo sbarco dei minorenni e contro il no del Viminale, la ong presentò ricorso al Tar del Lazio.
Il presidente del collegio ha sospeso allora il divieto di ingresso. Il 14 agosto, Open Arms ha presentato un esposto alla Procura di Agrigento perché nonostante la decisione del Tar, Salvini continuava a negare l’ingresso nelle acque italiane. Nel frattempo, l’ong raccontava di una situazione ingestibile a bordo e di migranti allo stremo dopo 18 giorni vissuti in condizioni precarie.
Il 20 agosto il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio dispose lo sbarco dei migranti, ha avviato accertamenti e sequestrato la nave. Il 19 novembre 2019, Matteo Salvini è stato iscritto nel registro degli indagati per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio in concorso con il capo di gabinetto Matteo Piantedosi. Per competenza le carte sono state trasmesse ai pm di Palermo perché la città è sede del Tribunale dei ministri. Qui è stata formulata l’imputazione per il leader della Lega e archiviata per Matteo Piantedosi.
Il primo febbraio 2020, il collegio ha inviato gli atti al Senato per avere l’autorizzazione a procedere. A differenza di quanto accaduto nel caso della nave Diciotti, Palazzo Madama ha dato il via libera al processo per Salvini. Il 17 aprile del 2021 il giudice per l’udienza preliminare Lorenzo Jannelli ha disposto il rinvio a giudizio e il 15 settembre successivo è cominciato il processo.
Tra i testimoni, l’ex premier Giuseppe Conte, l’ex ministro degli Esteri Luigi Di Maio e l’allora capo di gabinetto (e oggi capo del Viminale) Matteo Piantedosi. Il 14 settembre 2024 la Procura di Palermo ha chiesto la condanna a Salvini a 6 anni di carcere. Oggi, la parola ai giudici, che hanno assolto pienamente Salvini perché “il fatto non sussiste”.