“Opposizione militare saudita. La Germania insegue le richiedenti asilo saudite, dentro e fuori la Germania, per distruggere le loro vite. La Germania vuole islamizzare l’Europa”.
È quello che si legge sul profilo X (con tanto di spunta blu verificata) del “dottor” Taleb Al Abdulmohsen, il 50enne saudita presunto autore nella serata di ieri dell’attentato contro la folla ai mercatini di Natale di Magdeburgo, in Germania.
L’uomo era alla guida in di un suv Bmw di colore nero, sotto l’effetto di droghe, ha percorso 400 metri falciando chiunque gli si parasse davanti. Il bilancio delle vittime, al momento, è di 5 morti e 41 feriti gravi. Altre 86 persone sono ricoverate negli ospedali della zona e 78 feriti lievi hanno ricevuto soccorso nelle tendostrutture in strada subito dopo l’attentato. Tra i morti anche un bambino piccolo. “I resoconti da Magdeburgo sollevano le peggiori paure“, ha scritto su X il cancelliere tedesco Olaf Scholz che sta per arrivare nella città che si trova a 130 chilometri da Berlino.
Un lupo solitario, una cellula dormiente: così è stato definito Taleb, arrestato e adesso in custodia presso le autorità tedesche. Nessuna organizzazione terroristica ha rivendicato l’attentato, cosa che invece era successa nel dicembre del 2016, quando l’Isis si era attribuita la paternità dell’attacco portato a termine da un tunisino, poi ucciso in uno scontro a fuoco con la polizia, che alla guida di un camion ha ucciso 13 persone in un mercatino di Natale a Berlino.
Un attentatore inusuale il saudita. Psichiatra di 50 anni, in Germania dal 2006, ex musulmano, adesso ateo, sul suo profilo criticava aspramente il proprio Paese d’origine, l’Arabia Saudita, il governo tedesco in quanto complice di Riad, ed in generale il mondo islamico. Attraverso i social criticava il modo in cui Berlino trattava i rifugiati sauditi ed i richiedenti asilo. Ben visibile nell’immagine di copertina la foto di un fucile americano. Abdulmohsen è cresciuto nella provincia orientale di al-Ahsa in Arabia Saudita, dove vive la maggioranza della minoranza sciita.
“Damasco è l’unica città che ha rovesciato il suo presidente e poi lo ha maledetto con canti e celebrazioni. Se capisci la storia, capisci il presente. Se capisci il presente, capisci la storia”, aveva scritto il 13 dicembre in merito alla caduta in Siria del regime di Bashar al-Assad per mano delle forze ribelli. Sul forum di un blog si legge invece: “Il mio consiglio: non chiedere asilo in Germania”. Secondo alcune indiscrezioni, non confermate, Taleb Al Abdulmohsen era ricercato nel suo Paese per terrorismo e traffico di esseri umani.
Riad ha fatto sapere di aver avvertito le autorità tedesche sulla pericolosità dell’autore dell’attentato al mercatino di Natale di Magdeburgo e ne aveva chiesto l’estradizione. Il 13 agosto scorso aveva scritto: “Pubblicherò ora le prove che le autorità tedesche hanno commesso una serie di crimini deliberati contro i rifugiati sauditi”. Nel post una serie di foto, video e denunce. Lui stesso aveva presentato una serie di esposti alla polizia denunciando le attività illecite di un’organizzazione per i rifugiati. “L’obiettivo della Germania è chiaro: – scriveva – diffondere l’Islam in Europa. Attaccano i movimenti politici critici nei confronti dell’Islam inserendovi persone corrotte”.
Pochi minuti prima di lanciarsi sulla folla, l’ultimo post con cui difendeva Elon Musk da chi lo voleva censurare. Era inoltre seguace dei teorici del complotto come l’americano Alex Jones e l’attivista di destra britannico Tommy Robinson. “Se ascolti qualcuno come Tommy Robinson o anche Elon Musk pensi: loro due sono teorici della cospirazione. Ma posso dire per esperienza che ciò che dicono Robinson, Musk, Alex Jones, o chiunque sia descritto dai media tradizionali come un radicale o estremista di destra, sta dicendo la verità”.
Nell’ottobre del 2017 Taleb Al Abdulmohsen ha rilasciato un’intervista al portale The New Arab. L’articolo è intitolato “Un’attivista saudita aiuta le donne a fuggire dall’oppressivo regno di paura”. Stando a quanto racconta lui stesso, ha cominciato ad occuparsi di violazioni di diritti umani sotto pseudonimo nel 2012. “Qualsiasi critica al governo o anche solo parlare della vostra setta islamica potrebbe portarvi a essere imprigionati e torturati. – spiegava – Penso che questa situazione abbia piantato il seme di una rivoluzione silenziosa nel cuore di ogni saudita“.
E ancora: “Sono rimasto sorpreso dal gran numero di sauditi che volevano chiedere asilo e mi chiedevano informazioni sulla procedura, quindi ho dedicato la maggior parte del mio attivismo a questo. Ho aiutato direttamente oltre 1.000 donne saudite e molto di più indirettamente. La maggior parte di queste donne saudite oppresse chiamano il Paese una tomba”.