Rifiuti urbani, il Mezzogiorno accorcia le distanze. Lanz (Ispra): “Riciclo, obiettivo 65% nel 2035”

Crescono la produzione e la raccolta differenziata, meno conferimenti in discarica e il Mezzogiorno accorcia le distanze.

È il quadro disegnato dall’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione ambientale (Ispra), che ha diffuso in queste ore l’ultimo report riguardante i rifiuti urbani. Abbiamo approfondito le statistiche con Andrea Massimiliano Lanz, responsabile Centro Nazionale dei rifiuti e dell’economia circolare di Ispra, in esclusiva per Notizie.com.

Rifiuti urbani Ispra
Rifiuti urbani, il Mezzogiorno accorcia le distanze. Lanz (Ispra): “Riciclo, obiettivo 65% nel 2035” (CANVA FOTO) – Notizie.com

A cosa è dovuto secondo Ispra in particolare la crescita del Mezzogiorno in termini di differenziata? Si è trattato di un processo di “normalizzazione” dopo gli anni in cui lo scarto tra nord e sud era abnorme?

Analizzando gli andamenti delle percentuali di raccolta nel periodo 2019-2023 si può rilevare che la differenza tra la percentuale media del Nord e quella del Sud si è ridotta di 4,5 punti. Quella tra Centro e Sud di 3,8 punti. A dimostrazione che le regioni del Mezzogiorno sono quelle che hanno mostrato negli ultimi anni le maggiori crescite della raccolta differenziata. Il Nord, partendo da performance di raccolta più importanti, teniamo presente che nel 2019 la percentuale di questa macroarea era già prossima al 70%, fa inevitabilmente registrare crescite meno rilevanti negli ultimi anni.

In generale, la crescita della raccolta differenziata dipende, in primo luogo, dall’attuazione da parte delle amministrazioni di misure organizzative per garantire l’intercettazione delle diverse frazioni merceologiche. E in secondo luogo dalla risposta dei cittadini. Negli ultimi anni, nelle aree del Paese storicamente caratterizzate da minori performance, sono stati attivati sistemi di raccolta in grado di migliorare l’intercettazione. Ad esempio attraverso meccanismi di tipo domiciliare, il cosiddetto “porta a porta”, con conseguente incremento delle quote intercettate.

Alcune elaborazioni effettuate dai Ispra sulle banche dati relative alle dichiarazioni annuali presentate dalle amministrazioni sui quantitativi di rifiuti urbani raccolti mostrano che, nel Mezzogiorno, la percentuale di cittadini servita attraverso sistemi “porta a porta” è passata dal 2021 al 2023, dall’85,5% all’89,2%. Con un corrispondente calo della quota servita attraverso sistemi di raccolta di tipo stradale. Tale evoluzione comporta un contestuale aumento dei quantitativi intercettati in modo differenziato.

Rifiuti urbani Ispra
Processo di “normalizzazione” dopo gli anni in cui lo scarto tra Nord e Sud era abnorme (CANVA FOTO) – Notizie.com

Il rapporto sembra praticare l’ottimismo, è proprio così? Come sta in generale l’Italia sul fronte dell’economia circolare?

Il Rapporto evidenzia sia aspetti positivi sia aspetti da risolvere. È vero che la raccolta differenziata aumenta su tutto il territorio. Tuttavia essa costituisce solo un primo step, comunque di fondamentale importanza, della gestione dei rifiuti il cui obiettivo deve, ovviamente, essere quello di fornire nuova materia prima attraverso il riciclo. Attualmente la percentuale dei rifiuti urbani riciclata, ossia trasformata in materia prima seconda da utilizzare per produrre nuovi prodotti, è pari alla metà dei rifiuti raccolti (50,8%), ma nel 2035 tale percentuale dovrà raggiungere il 65%.

Confrontando, inoltre, la percentuale di riciclo con quella di raccolta differenziata (66,6%) si rileva una forbice di oltre 15 punti. Tale discrepanza dipende da due fattori. In primo luogo non tutte le tipologie di rifiuti raccolte possono essere integralmente ritrasformate in materiali per la produzione di nuovi prodotti (alcuni polimeri plastici, ad esempio, non sono ancora riciclabili con le attuali tecnologie di tipo meccanico). In secondo luogo, la presenza di materiali indesiderati all’interno dei rifiuti raccolti comporta una riduzione delle efficienze di riciclaggio. Su questo secondo aspetto il ruolo del cittadino è di primaria importanza. È infatti fondamentale raccogliere il massimo quantitativo di rifiuti in modo differenziato garantendo nel contempo la massima qualità dei flussi raccolti.

Un ulteriore elemento che richiede un’implementazione è quello relativo alla dotazione impiantistica. Servono, infatti, gli impianti per supportare gli sforzi fatti per aumentare la raccolta differenziata. Occorre realizzare una rete impiantistica integrata. La frazione organica raccolta in modo differenziato e il rifiuto residuo pretrattato, in diversi casi, non trovando sbocchi all’interno del territorio regionale e sono destinati, pertanto, a trattamento in altre regioni, in alcuni casi anche distanti dai luoghi di produzione.

Si pensi che dei 6,9 milioni di tonnellate di frazione organica gestita dagli impianti di trattamento biologico (compostaggio e/o digestione anaerobica), circa il 28% proviene da fuori regione, in alcuni casi da regioni limitrofe ma in altri da territori più distanti. Stesso discorso vale per i rifiuti urbani indifferenziati, tipicamente avviati a incenerimento, che sono in diversi casi avviati fuori regione ma, in alcuni casi, anche in altri Paesi.

Rifiuti urbani discarica
Il settore produttivo è chiaramente pienamente coinvolto (CANVA FOTO) – Notizie.com

Avete registrato miglioramenti anche per quanto riguarda le aziende? Le politiche sono maggiormente votate all’ambiente negli ultimi anni?

Il settore produttivo è chiaramente pienamente coinvolto, tenuto conto che le imprese sono chiamate a gestire i rifiuti. Successivamente, le materie prime seconde derivanti dal loro recupero, al fine di produrre nuova materia prima o nuovi prodotti. Esiste senza dubbio un crescente interesse da parte delle imprese nel trasferire gli scarti della propria produzione ad altre imprese. Lo scopo è reimmetterli nel ciclo produttivo oppure di approvvigionarsi con materiali derivanti dal riciclo dei rifiuti.

Il settore deve però ancora svilupparsi in quanto alcune impese che adottano materie prime seconde come risorsa principale evidenziano la presenza di fattori ancora da superare. Tra cui l’adempimento ai regolamenti ambientali, la disponibilità di incentivi finanziari e la domanda di mercato per innovazioni ambientali. Gli ostacoli principali incontrati dalle imprese nell’impiego di materie prime seconde sembrano ancora essere la mancanza di un quadro normativo consolidato, la carenza di competenze specializzate e la persistenza di catene di approvvigionamento che sono ancora orientate verso risorse vergini.

Il progressivo sviluppo di nuove tecnologie produttive richiederà, sempre di più, il contestuale sviluppo di cicli di recupero efficaci, in grado di reimmettere nei processi produttivi i materiali giunti a fine vita. Oppure di attuare cicli produttivi nei quali i sottoprodotti (ovvero i materiali che non costituiscono il fine ultimo di detti cicli) possano essere direttamente utilizzabili in altri processi. In un contesto di simbiosi industriale.

In tale ambito lo sviluppo delle conoscenze derivante dallo studio di nuovi e più efficaci processi, attraverso attività di ricerca dedicate e l’applicazione di nuovi strumenti tecnologici con la creazione di nuove figura professionali, può rappresentare un elemento cardine. L’obiettivo è garantire una reale economia di tipo circolare che minimizzi al massimo la produzione di scarti. E gli impatti sulla salute e sull’ambiente con una contestuale minimizzazione dell’utilizzo di materie prime vergini.

Rifiuti urbani plastica
Il crescente consumo di plastica e la gestione non sempre adeguata dei rifiuti hanno portato a un crescente inquinamento (CANVA FOTO) – Notizie.com

Sulla plastica sono in corso trattative anche a livello internazionale, in che direzione sta andando l’Italia?

Su tale tematica vi è un forte interesse a livello mondiale. Tenuto conto delle importanti conseguenze che la dispersione di questo materiale può avere sugli ecosistemi terrestri e marini, la biodiversità e la salute umana. Il crescente consumo di plastica e la gestione non sempre adeguata dei rifiuti hanno portato a un crescente inquinamento. Che richiede azioni sempre più decisive da parte della comunità internazionale. Infatti, le sue caratteristiche uniche, tra cui durabilità, leggerezza e basso costo, hanno contribuito alla sua diffusione su vasta scala. Tuttavia, le stesse caratteristiche, che la rendono così versatile, ne comportano anche la dannosità per l’ambiente.

Su tale tematica l’Italia sta andando nella direzione tracciata dall’Unione europea. Secondo la quale bisogna contenere la produzione dei rifiuti e la dispersione della plastica. Ad esempio riducendo ulteriormente la plastica monouso, bloccando le fonti di dispersione in mare, e frenando l’inquinamento da microplastiche. È inoltre necessario migliorare la progettazione del prodotto (ecodesign), aumentando il contenuto riciclato (in particolare attraverso standard di qualità). E migliorare ulteriormente la raccolta differenziata dei rifiuti di plastica e le tecnologie di recupero.

È tuttavia, importante, in tale settore, che siano sempre più sviluppate azioni globali. Al fine di evitare che gli sforzi fatti da alcuni soggetti siano totalmente vanificati da gestioni ambientalmente non sostenibili attuate da altri. Nell’ambito del Programma Nazionale per la Gestione dei rifiuti, che rappresenta uno strumento di indirizzo per le Regioni e le Province autonome nella pianificazione della gestione dei rifiuti, viene evidenziato che un elemento di criticità nell’ambito del settore della plastica è rappresentato dai cosiddetti rifiuti plastici misti che derivano dal riciclaggio meccanico degli imballaggi.

Questi si caratterizzano per l’estrema eterogeneità e per i quali non è stata ancora individuata una soluzione strutturale e consolidata di valorizzazione. In tale ambito, il Programma mira a sviluppare e realizzare impianti con nuove tecnologie di riciclaggio delle frazioni di scarto. Ad esempio, mediante processi di riciclaggio chimico per le frazioni non riciclabili meccanicamente e quindi destinate a discarica o termovalorizzazione.

Tali aspetti sono al centro dell’attenzione anche nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, con riferimento alla tematica economia circolare. Qui una delle filiere di particolare rilievo è sicuramente la plastica. È necessario implementare gli attuali livelli di recupero dei rifiuti nell’ottica del raggiungimento degli obiettivi di riciclaggio. Nel 2023, la percentuale di riciclo degli imballaggi in plastica è pari al 48%, valore prossimo al target del 50% fissato per il 2025. Ricordiamoci però che al 2030 è previsto un obiettivo del 55%.

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