I giorni passano e Cecilia Sala resta reclusa nel carcere degli orrori di Evin. Amnesty: “L’Iran siede alle Nazioni Unite, ma si comporta come una banda di sequestratori”.
Isolamento completo. Dorme sul pavimento con due coperte, una usata come materasso. La luce nella sua cella è sempre accesa, così da non distinguere più il giorno e la notte. Le sono stati tolti anche gli occhiali da vista. L’ambasciata italiana le ha inviato un pacco contenente articoli per l’igiene, alcuni libri, sigarette, un panettone e una mascherina per coprire gli occhi. Ma le guardie carcerarie non gliel’hanno ancora consegnato.
In queste condizioni Cecilia Sala è ancora reclusa nella prigione iraniana di Evin. Il tempo passa, i giorni della reclusione sono diventati quattordici. E il suo arresto somiglia più a un rapimento. Tenendo la giornalista in queste condizioni, le autorità iraniane intendono fare pressione su quelle italiane, con l’obiettivo di ottenere il rilascio di Mohammed Abedini, arrestato all’aeroporto di Malpensa su ordine degli Usa. E per il quale gli Usa hanno ufficialmente chiesto l’estradizione.
Solo il 30 dicembre, nove giorni dopo il suo arresto, Teheran ha formalizzato le accuse a carico di Cecilia Sala. La giornalista è finita in manette per violazione delle leggi della Repubblica islamica dell’Iran. Accuse generiche, che però aprono la strada alle trattative per il suo ritorno a casa.
Nel piano dell’Iran, Cecilia Sala potrebbe essere liberata in cambio di Abedini, considerato vicino alle Guardie rivoluzionarie iraniane che avrebbe fornito componenti elettroniche ai droni utilizzati nell’aviazione dei Pasdaran. La Farnesina ha chiesto il rilascio immediato, condizioni dignitose durante la detenzione a Evin e assistenza consiliare per la giornalista.
Intanto la Procura di Milano ha espresso parere negativo sui domiciliari di Abedini. Il procuratore generale ha trasmesso la nota alla Corte d’Appello sulla richiesta della difesa. Secondo la magistratura, non si può escludere che gli arresti in casa possano indurre l’ingegnere a lasciare il Paese.
Nel pomeriggio di oggi, giovedì 2 gennaio, è previsto un incontro nella sede del governo tra la premier Giorgia Meloni, i ministri degli Esteri e della Giustizia Antonio Tajani e Carlo Nordio, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e i servizi di intelligence.
“Come può finire questa storia? La posizione di Amnesty International in questo caso coincide con quella del governo italiano: una scarcerazione immediata e priva di condizioni”. Lo ha dichiarato a Notizie.com Riccardo Noury, portavoce dell’organizzazione. “Non esiste una ragione, legata alla sua attività professionale, per cui Cecilia debba restare in quel carcere in quelle condizioni un minuto di più”.
La vicenda di cui oggi è protagonista la giornalista di Chora Media in passato ha riguardato altri cittadini occidentali: “Lo abbiamo sempre denunciato. Cittadini occidentali o con doppio passaporto iraniano, tenuto più o meno a lungo con accuse vaghe, false e gravissime, per ottenere qualcosa in cambio”.
Come dimenticare Nazanin Zaghari-Ratcliffe, una dipendente della fondazione Thomson Reuters, e Anousheh Ashouri, titolare di un’azienda del settore costruzioni, a lungo detenuti in Iran con l’accusa di spionaggio e rilasciati nel 2022. “In quel caso il cambio fu il versamento di una somma per acquistare armi dalla Gran Bretagna. Armi mai arrivate in Iran perché era cambiato il regime”.
O la storia più recente del diplomatico Ue Johan Floderus e di Saeed Azizi, entrambi svedesi, rilasciati a giugno 2024 dall’Iran in cambio di Homid Nouri, condannato per crimini di guerra. E ancora, la vicenda di Olivier Vandecasteele, l’operatore umanitario detenuto in Iran per 455 giorni, rilasciato dopo un percorso giudiziario molto complesso in cambio di Assadolah Assadi, diplomatico iraniano.
“Il disegno è chiaro: la vicenda di Cecilia si inquadra in questo contesto. Una persona italiana è stata presa tre giorni dopo l’arresto in Italia di un iraniano”. E con una modalità che somiglia più a un’impresa criminale che a quella di uno Stato che siede alle Nazioni Unite. “C’è una politica collaudata da parte dell’Iran di comportarsi come una banda di sequestratori”, dichiara Noury.
“Che uno Stato prenda ostaggi è una violazione del diritto internazionale. È una logica inaccettabile e continuare ad accettarla è pericoloso. Cecilia Sala deve tornare a casa senza condizioni. Ciò che accadrà dopo fa parte di altre strategie. Ma i giornalisti non sono merce di scambio, devono tornare a casa in libertà. Punto”.