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Neonato morto a Bari, ipotesi malfunzionamento della Culla per la Vita. Il professore: “Strutture necessarie, hanno salvato centinaia di bambini”

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Giovanna Sorrentino

Le indagini faranno il loro corso. Ma quello di Bari è stato un incidente e non deve scoraggiare le famiglie a lasciare i piccoli nelle Culle per la vita”. 

A parlare è Francesco Raimondi, professore ordinario di Pediatria e responsabile di Neonatologia, Terapia Intensiva e Servizio di Trasporto di Emergenza Neonatale del Policlinico Federico II di Napoli. “L’unica cosa che mi preoccupa dire è che questo incidente non deve scoraggiare chi si trova di fronte alla necessità di usare le Culle per la Vita. Questi impianti sono diffusi in tutta Italia e hanno già salvato centinaia di bambini”. 

Avvolto in una tutina dalla fantasia militare, la testolina bardata da un cappuccio e il corpicino immobile. Sembrava addormentato ma in realtà il suo cuore aveva smesso di battere. Proprio così è stato trovato ieri mattina, giovedì 2 gennaio, un neonato senza vita nella Culla per la Vita della chiesa dedicata a San Giovanni Battista, nel quartiere Poggiofranco di Bari.

Neonato morto a Bari, ipotesi malfunzionamento della Culla per la Vita. Il professore: “Strutture necessarie, hanno salvato centinaia di bambini” (ANSA FOTO) – Notizie.com

Sarebbe rimasto lì per ore dopo essere stato lasciato nella stanza. Una struttura che dà la possibilità alle famiglie che non possono crescere un figlio, di lasciarlo in mani sicure, in totale anonimato. Il piccolo è stato trovato da Roberto Savarese, titolare di una ditta di onoranze funebri che si trovava in chiesa per un funerale. È stato lui ad allertare le forze dell’ordine. “Quando sono entrato non credevo ai miei occhi, ho provato molto dispiacere”, ha raccontato l’uomo ai giornalisti.

L’uomo ha scoperto la presenza del neonato aprendo la culla termica per mostrarla a un suo collaboratore. “Dopo aver sistemato un feretro all’interno della parrocchia, e mentre era in corso il funerale, stavo parlando del progetto che salva i neonati ai miei collaboratori – ha raccontato Savarese – Uno di loro ne aveva sentito parlare, ma non aveva mai visto la culla. Così gliel’ho mostrata. Ho aperto il cancello prima e la porta dopo. Non riuscivo a credere ai miei occhi. C’era un neonato immobile, la carnagione chiara e nulla era accanto a lui. Non un ciuccio, un biberon, un cambio, un biglietto. Se ci ripenso provo tanto dolore”.

Raimondi in esclusiva a Notizie.com: “A Napoli siamo stati fortunati perché l’allarme ha sempre funzionato”

Il piccolo era un maschietto nato circa un mese fa, pesava quattro chili e duecento grammi. La Procura di Bari ha aperto un fascicolo contro ignoti per abbandono di minore con l’aggravante della conseguente morte e ha disposto il sequestro della struttura e l’autopsia al corpo del neonato. La Culla per la Vita della chiesta è collegata, attraverso un sensore, al cellulare del parroco Antonio Ruccia, che ieri si trovava a Roma. Di solito, non appena il corpo del bambino sfiora il materassino, in automatico si attivano aria calda e allarme. E una notifica arriva allo smartphone del sacerdote. Ma stavolta qualcosa non ha funzionato.

Il mio cellulare non ha squillato e quanto successo riempie il mio cuore di immensa tristezza“, ha commentato don Antonio Ruccia. Oltre al malfunzionamento del dispositivo, si ipotizza che la porticina della Culla possa essere rimasta aperta. Da chiarire anche se il neonato sia morto prima di essere lasciato nella struttura. “Non posso rispondere sulle indagini, né sul funzionamento dell’impianto di Bari. Ma posso dire che purtroppo i malfunzionamenti esistono”, dichiara Raimondi a Notizie.com. “Nel caso del Policlinico, la Culla per la vita è dotata di due forme di controllo: una telecamera puntata all’interno e un allarme acustico. In questi anni siamo stati fortunati perché l’allarme ha sempre funzionato”. 

Raimondi in esclusiva a Notizie.com: “A Napoli siamo stati fortunati perché l’allarme ha sempre funzionato” (ANSA FOTO) – Notizie.com

Al vaglio ci sono le telecamere di videosorveglianza della zona e della chiesa. Per cercare di dare un volto a chi ha portato il bambino nella struttura. La Culla per la vita all’esterno non è dotata di occhi elettronici, proprio per garantire l’anonimato di chi prende la difficile decisione di abbandonare un figlio.

Al corpo del bambino, di carnagione bianca, verrà effettuata l’autopsia per comprendere le cause del suo decesso. E stabilire se sia avvenuto prima o dopo che è stato lasciato nella Culla per la vita. Durante l’esame sarà anche estratto il dna per archiviarlo. Da un primo esame del cadavere non sono emersi segni di violenza. E la culla termica è stata sequestrata. “Non possiamo sapere se il neonato fosse ancora vivo prima di essere lasciato nell’impianto. Dovremo aspettare le indagini e il risultato dell’autopsia. La cosa più spaventosa che evoca questo evento è che il piccolo fosse in perfetta salute”, aggiunge Raimondi.

Il mio cellulare non ha squillato e quanto successo riempie il mio cuore di immensa tristezza“, ha commentato don Antonio Ruccia. Oltre al malfunzionamento del dispositivo, si ipotizza che la porticina della Culla possa essere rimasta aperta. Da chiarire anche se il neonato sia morto prima di essere lasciato nella struttura.

Laforgia: “C’è la possibilità di partorire in anonimato in ospedale”

Questa vicenda ha diviso l’opinione pubblica, tra chi è a favore e chi è contrario alla Culla per la vita. Nicola Laforgia, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Neonatologia e Terapia intensiva neonatale del Policlinico di Bari, ha ricordato che esiste anche un’altra alternativa: quella di partorire in anonimato in ospedale. “La volontà di non essere riconosciuta viene accolta sia dal reparto di ginecologia sia dal reparto di neonatologia e non c’è traccia del nome e di qualunque tipo di identificazione della gestante. – ha spiegato – Quindi magari si capisse che non c’è necessità delle culle per la vita, ma c’è invece la possibilità di partorire in anonimato in ospedale“. 

C’è chi invece, ritiene che sia necessaria una legge nazionale che normi le Culle per la vita una volta per tutte: “Quello che è accaduto a Bari, purtroppo, me l’aspettavo. Mi occupo di questo tema da oltre vent’anni e da allora chiediamo che ci sia una legge nazionale. Ci sono diverse proposte già depositate. Ma ogni governo si è girato dall’altra parte”. Così, all’AdnKronos, Teresa Ceni Longoni, presidente Centro di ascolto per la vita (Cav) Abbiategrasso, Magenta e Rho, e responsabile del sito Culle per la vita che censisce le culle termiche.

Abbaticchio: “La drammatica vicenda ci ripropone il tema della responsabilità genitoriale”

“Da quando c’è la rete Culle per vita il sistema ha funzionato, una decina di neonati sono stati salvati e abbiamo aiutato, in tanti modi, in vent’anni un centinaio di donne. Però senza una legge chi vuole può aprire una Culla per la vita e questo genera due problemi: la sicurezza per il bambino non è tutelata e anche per la donna spesso manca l’anonimato. E nel caso di Bari leggo che la donna sarà denunciata, spero che il magistrato faccia retromarcia”.

Abbaticchio: “La drammatica vicenda ci ripropone il tema della responsabilità genitoriale” (ANSA FOTO) – Notizie.com

La drammatica vicenda di oggi ci ripropone il tema della responsabilità genitoriale, ormai fondamentale per affrontare in maniera adeguata la maternità e la paternità”, ha dichiarato Ludovico Abbaticchio, garante regionale dei diritti del minore. “Occorre una politica con livelli istituzionali dedicati a questo tema”.

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Giovanna Sorrentino