Aviaria, primo morto negli Usa: il rischio che il virus possa diffondersi tra umani e cosa può fare Trump per evitare un’epidemia globale

Negli Usa è stato registrato il primo caso di decesso umano legato all’influenza aviaria. L’annuncio è arrivato ieri dalle autorità sanitarie della Louisiana.

La vittima è un paziente di più di sessantacinque anni ed è stato infettato dal virus H5N1 entrando in contatto con pollame non commerciale e uccelli selvatici. Ad aggravare le sue condizioni di salute, problemi respiratori pregressi. Le autorità sanitarie hanno parlato di “condizioni critiche”: a nulla sono servite le cure mediche ricevute durante il ricovero in ospedale. Pregliasco: “L’aviaria resta una bomba a orologeria che non si sa quando esploderà”.

Un paziente in ospedale sullo sfondo e in primo piano il virologo Fabrizio Pregliasco e gli infettivologi Matteo Bassetti e Giovanni Di Perri
Aviaria, primo morto negli Usa: il rischio che il virus possa diffondersi tra umani e cosa può fare Trump per evitare un’epidemia globale (Ansa Foto) – notizie.com

Non esistono casi di aviaria trasmessi tra esseri umani. I Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) continuano a parlare di rischio basso di trasmissione interumana, perché “non è stata identificata alcuna trasmissione da persona a persona”. Ma questo, secondo gli esperti, non può bastare ad abbassare la guardia. Nell’ultimo anno l’H5N1 ha già registrato un salto di specie da ovini a bovini. Alcuni episodi di questa malattia sono stati rilevati anche tra animali domestici, dunque il virus si avvicina sempre più agli esseri umani.

Le autorità sanitarie Usa ritengono che questo rischio sia basso e riguarda principalmente chi entra in contatto con gli animali: “Le persone che lavorano con uccelli, pollame o mucche, o che sono esposti a questi animali nell’ambito delle loro attività ricreative”, corrono un “rischio più elevato”, hanno spiegato.

Aviaria, Di Perri a Notizie.com: “Il rischio che possa mutare c’è”

Il punto di equilibrio che fin qui non è stato oltrepassato è che, al contrario degli altri virus influenzali, l’H5N1 può infettare l’uomo. Ma quest’ultimo non può, a sua volta, infettarne un altro. Questo limite finora ci ha salvati”. A lanciare l’allarme a Notizie.com, è Giovanni Di Perri, infettivologo, direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Ospedale Amedeo di Savoia di Torino.

Non ci sono garanzie però, che il virus mantenga questa caratteristica: “Nell’ultimo anno è diventato capace di infettare i bovini: questo vuol dire che è geneticamente mobile e può cambiare le sue proprietà. Nessuno ci assicura che non acquisirà la proprietà della diffusibilità interumana”. 

Gli Usa non stanno considerando il problema degli oltre 500 focolai tra le mucche, mentre hanno controllato quelli degli ovini”. Così, ai nostri microfoni, Fabrizio Pregliasco, virologo e direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi e virologo dell’Università degli studi di Milano. “Più di tutto preoccupa il debordo sulle specie animali, compresi quelle da compagnia: sono stati registrati casi positivi anche tra cani e gatti”.

Allevamento intensivo di ovini
Aviaria, Di Perri a Notizie.com: “Il rischio che possa mutare c’è” – notizie.com

Sul New England è da poco stata pubblicata una revisione di 46 casi di aviaria negli Usa: “Di questi, 20 sono stati esposti a uccelli e 26 a bovini. Il sintomo più comune – denuncia il professore ai nostri microfoni – è stata una congiuntivite. Questo fa paura perché alcuni casi potrebbero esserci scappati”. 

Ad allarmare il virologo, anche il fatto che pare non bastino i dispositivi di protezione: “Solo il 50% di questi casi li indossava, ma l’altro 50% ha contratto la malattia nonostante li indossasse. Ciò significa che i sistemi di protezione usuali non sono efficaci al 100%”.

Pregliasco a Notizie.com: “Le istituzioni devono sorvegliare”

Il livello di circolazione del virus dell’aviaria preoccupa gli esperti, anche perché Donald Trump, che presto si insedierà alla Casa Bianca, ha annunciato la volontà di eliminare l’agenzia che si occupa della preparazione ai rischi epidemici.

Trump nell’ambito sanitario ha sempre lavorato in maniera rumorosa – commenta Di Perri – Questo annuncio non è certo un’infusione di fiducia nei confronti della scienza. Ma credo che alla fine farà molto meglio”. 

Per ora il rischio che l’H5N1 possa mutare e diventare trasmissibile tra gli esseri umani, come scritto, è basso. “Ma è necessario che le istituzioni nazionali e internazionali sorveglino persone e animali”, dichiara Pregliasco.

Allevamento intensivo di bovini
Pregliasco a Notizie.com: “Le istituzioni devono sorvegliare” – notizie.com

È d’accordo anche Matteo Bassetti, che a Notizie.com dichiara: “L’America va avanti a prescindere da ciò che dice Trump. Cento anni di storia delle malattie infettive americana non si possono fermare per il populismo di qualcuno. Gli Usa non sono quelli che si raccontano su X. Sono convinto che certe cose vengano dette per prendere voti e soddisfare la parte dell’elettorato poco dotato, che vuol sentirsi dire certe cose, ma in realtà non cambierà nulla”. 

Critiche arrivano anche all’amministrazione di Joe Biden, e segnalano carenze dal punto di vista del monitoraggio della contaminazione. Le autorità Usa hanno annunciato che stanzieranno 306 milioni di dollari per rafforzare i controlli, sostenendo la ricerca e la sorveglianza epidemiologica. “Sebbene il rischio per gli esseri umani sia basso, ci prepariamo sempre a tutti gli scenari possibili“, ha fatto sapere in una nota il segretario alla Salute degli Stati Uniti, Xavier Becerra.

Aviaria, tutti i casi nell’uomo del 2024

La morte del sessantacinquenne è stata certificata dai Centers for Disease Control and Prevention, che in una nota sottolineano come non sia “inaspettata a causa del noto potenziale di infezione di questi virus che possono causare gravi malattie e la morte”. 

Fino a poco tempo fa “casi umani di aviaria avevano registrato una mortalità che variava dal 30 al 60%: molto alta, 5 persone su 10 morivano di influenza. Negli Usa oggi l’impressione è che questa percentuale si sia abbassata. Il virus dell’aviaria, diventando capace di infettare i bovini, potrebbe aver perso quella di generare malattia grave negli esseri umani”, dichiara a Notizie.com Di Perri.

Medici in corsia portano un paziente in gravi condizioni in sala operatoria
Aviaria, tutti i casi nell’uomo del 2024 – notizie.com

I dati degli Cdc aggiornati al 6 gennaio 2025, registrano 66 casi in esseri umani di aviaria H5N1 negli Usa. L’Oms invece, fuori dagli Stati Uniti, rileva 950 casi, di cui circa la metà mortali. I sintomi registrati in America prima di questo decesso, sono stati congiuntiviti e febbri. “Questo caso è presentato come una novità – aggiunge Di Perri – Gli scienziati stanno studiando l’affinità di questo virus per i recettori respiratori umani. Ogni tanto registrano qualche cambiamento, ma finora siamo protetti”.

Bassetti a Notizie.com: “Basta una piccola mutazione, poi il virus rischia di trasmettersi da uomo a uomo”

Nell’ultimo anno il problema dell’aviaria negli Usa “ha preso due direzioni” secondo l’infettivologo Matteo Bassetti, direttore del reparto di Malattie Infettive al San Martino di Genova. La prima, spiega ai nostri microfoni, “è quella dei bovini da latte. Ci sono stati casi di allevatori contagiati a contatto con i bovini, presente anche nel latte crudo”. 

La seconda invece, “riguarda i volatili. Questo paziente morto ieri si è contagiato entrando in contatto con un animale da cortile, una gallina. Ciò dimostra che l’H5N1 non si trova più solo negli allevamenti, ed è molto più vicino a noi di quanto crediamo. Anche perché gli Usa sono vicini culturalmente, fisicamente ed economicamente a noi – aggiunge Bassetti ai nostri microfoni – Studi scientifici dicono che basta ancora una piccola mutazione affinché il virus possa diventare capace di trasmettersi da uomo a uomo”.

Gallina malata di aviaria
Bassetti a Notizie.com: “Basta una piccola mutazione, poi il virus rischia di trasmettersi da uomo a uomo” – notizie.com

Cure e vaccini esistono e molti Paesi si stanno attrezzando per affrontare scenari difficili: “Questo virus risponde ai farmaci antivirali. E l’Europa e gli Usa si stanno attrezzando per ordinare più farmaci per gli allevatori. Contro l’aviaria esistono due vaccini, uno tradizionale e un altro a mRna, ma la produzione attuale non è ancora in grado di dare una completa copertura”.

L’Italia al momento non ha opzionato per vaccini pre-pandemici contro l’N5N1, che alcune aziende hanno già predisposto”, spiega Pregliasco a Notizie.com. “Adesso non servono, ma potrebbero rivelarsi necessari per i veterinari, gli allevatori e chiunque entri in contatto con gli animali”.

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