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Politica

Giustizia, Curreri: “Opportuna un’Alta Corte disciplinare per i magistrati, stop allo spirito corporativo”

Published by
Giovanna Sorrentino

Creare un’Alta Corte disciplinare di giustizia che giudichi la responsabilità disciplinare dei magistrati sarebbe un’innovazione, oltre che opportuno”. 

A parlare ai nostri microfoni è il costituzionalista Salvatore Curreri, professore di Diritto costituzionale dell’Università Kore di Enna dopo il no della Consiglio superiore della magistratura sulla separazione delle carriere.

Giustizia, Curreri: “Opportuna un’Alta Corte disciplinare per i magistrati, stop allo spirito corporativo” (Ansa Foto) – notizie.com

Attualmente la responsabilità disciplinare dei magistrati è soggetta al Csm. “Credo che questa riforma sia opportuna. Sulla base dei dati statistici infatti, è dimostrato che la sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura talvolta è stata eccessivamente condizionata da uno spirito corporativo di autoprotezione” nei confronti della categoria.

Sono rari i casi in cui i magistrati vengono sanzionati disciplinarmente per la loro condotta. Quindi portare questa materia fuori dal Csm in un organo terzo, composto in modo da essere imparziale, sarebbe un’innovazione opportuna”. Lo scopo sarebbe evitare “che tra magistrati ci sia una tendenza ad assolvere i colleghi“, aggiunge il costituzionalista.

In episodi di malagiustizia – penso al caso Tortora o al caso Zuncheddu – in cui viene accertato dal giudice un errore giudiziario o una durata irragionevole del processo, non segue una responsabilità disciplinare. C’è, dunque un problema di spirito di corporazione”. 

Il Csm ha bocciato la riforma sulla separazione delle carriere

Il Consiglio superiore della magistratura ha bocciato la riforma sulla separazione delle carriere, sull’istituzione di un doppio Csm e di un’Alta Corte disciplinare. Dopo un lungo dibattito, il plenum ha approvato a larga maggioranza, con 24 voti favorevoli, un parere critico sul ddl costituzionale attualmente in esame alla Camera.

A sostegno della proposta di parere favorevole alla riforma, solo 4 voti. Il parere è stato trasmesso al ministro della Giustizia Carlo Nordio. Due le delibere discusse. Secondo la proposta A, votata a maggioranza dai consiglieri, la separazione delle carriere non trova riscontro nella giurisprudenza costituzionale”E non si comprende come “possa contribuire a migliorare qualità ed efficienza della giurisdizione”. 

La proposta B è stata votata da quattro consiglieri laici del centrodestra. “Porterebbe alla creazione di un corpo separato di funzionari pubblici numericamente ridotto e altamente specializzato, deputato alla direzione della polizia giudiziaria e all’esercizio dell’azione penale, un corpo essenzialmente autoreferenziale”. 

Il Csm ha bocciato la riforma sulla separazione delle carriere (Foto social) – notizie.com

La questione della separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri si trascina da tempo ed è un cavallo di battaglia del centrodestra. “Parte dal presupposto secondo cui nell’attuale processo, pm e difesa si confrontano allo stesso modo davanti al giudice”, spiega Curreri. Ciò implica la necessità di una maggiore separazione tra le due figure. “Ma questo presupposto in realtà non è dimostrato per due motivi. Il primo: i dati statistici dimostrano che non esiste affatto un appiattimento del giudice sulle tesi del pm”. 

In poche parole, secondo il costituzionalista, non è sempre vero che il giudice è condizionato in qualche modo dal pm o che abbia un tendenza a recepire le sue richieste. “Nel documento approvato dal Csm – ma ci sono anche le statistiche del Ministero – si legge che nel 40% dei casi, il giudice non si uniforma alle richieste del pubblico ministero“.

“I pm sono separati anche in altri ordinamenti, ma non per questo subordinati al potere esecutivo”

Un altro tema riguarda il passaggio dalla funzione di giudice a pm e viceversa: “In questo caso parliamo di battaglia simbolica. Andando a spulciare i numeri, ci renderemo conto che il fenomeno è molto limitato. Nel 2023 contiamo 8 passaggi da giudici a pm e 36 da pm a giudici: 34 totali su migliaia. E la riforma Cartabia ha reso già più difficile questo passaggio”. 

Infine “si dice che questa riforma che punta a separare pm dai giudici, sarebbe il primo passo per far perdere al pm l’autonomia e subordinarla al governo. E in qualche modo a non obbligarli più ad agire penalmente. Trovo che questo timore sia infondato – conclude Curreri a Notizie.com – La conseguenza non è automatica. I pm sono separati anche in altri ordinamenti, ma non per questo subordinati al potere esecutivo”.

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Giovanna Sorrentino