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Cronaca

Cecilia Sala, anche Reporter senza frontiere al fianco dei diplomatici per la liberazione: “L’opacità delle accuse è un mezzo di repressione”

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Francesco Ferrigno

“Cecilia Sala non sarebbe mai dovuta essere arrestata. Abbiamo lavorato al fianco di diversi attori per la sua liberazione da quando è stata arrestata”.

A parlare, in esclusiva per Notizie.com, è Jonathan Dagher, responsabile per il Medio Oriente dell’organizzazione internazionale Reporter senza frontiere (Rsf): “Denunciamo il suo arresto: Sala è una reporter professionista entrata in Iran con un visto giornalistico”.

Cecilia Sala, anche Reporter senza frontiere al fianco dei diplomatici per la liberazione: “L’opacità delle accuse è un mezzo di repressione” (RSF FOTO/ANSA FOTO) – Notizie.com

La giornalista italiana 29enne è stata rilasciata mercoledì scorso dal carcere di Evin, destinato ai dissidenti politici, a Teheran, capitale dell’Iran. La reporter ha trascorso 21 giorni in cella con la generica accusa di aver violato le leggi islamiche. A seguito di un intenso lavoro diplomatico, che pare includa anche la visita-lampo della premier Giorgia Meloni al presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, è stata infine liberata.

Siamo estremamente sollevati del fatto che Cecilia sia libera e al sicuro. – ha commentato Dagher – Chiediamo al regime iraniano di liberare gli altri 25 giornalisti ancora detenuti nel Paese a causa del loro lavoro. L’opacità delle accuse mosse ai giornalisti è, purtroppo, molto comune in Iran quando i reporter vengono detenuti. Si tratta di una mancanza di trasparenza che mina lo stato di diritto dell’Iran e rende difficile l’assunzione di responsabilità. Inoltre è spesso usata come strumento di repressione contro la stampa”.

Il caso delle “linee rosse” del governo iraniano

Pochi giorni prima dell’arresto di Cecilia Sala, all’aeroporto di Malpensa la Digos ha arrestato su richiesta degli Usa l’imprenditore iraniano 38enne Mohammad Abedini. I due casi potrebbero essere collegati e nell’accordo per la liberazione della giornalista potrebbe essere stata inserita la mancata estradizione verso gli Usa dell’uomo accusato di aver violato le leggi americane sull’esportazione di componenti elettronici per droni in Iran. Abedini è detenuto nel carcere di Opera. Proprio in queste ore l’imprenditore, tramite il suo legale Alfredo De Francesco, si è detto “sollevato” per la liberazione della giornalista.

Mantenendo il silenzio per diversi giorni, – ha continuato il rappresentante di Rsf – e poi dando una spiegazione ampia senza specificare esattamente quali leggi avrebbe infranto Sala, le autorità iraniane hanno creato un effetto agghiacciante. Qualsiasi altro giornalista potrebbe essere arrestato indipendentemente dal fatto che abbia infranto la legge o meno. Quindi viene promossa l’autocensura. Come ha detto una volta un reporter a Rsf: ‘Sarebbe più facile se sapessimo quali sono le linee rosse per evitare di oltrepassarle. Ma il regime iraniano continua a spostare la linea rossa di proposito, come un modo per intimidirci’”.

Siamo felici – ha spiegato Jonathan Dagher – che il nostro lavoro di advocacy abbia contribuito al rilascio della giornalista. Purtroppo, i cronisti spesso pagano il prezzo delle tensioni politiche tra gruppi, Paesi e stati, anche se non dovrebbero. La diplomazia può quindi essere uno strumento potente per garantire che i giornalisti siano liberati e protetti. Invitiamo gli stati a usare questa leva per imporre la protezione e la libertà di tutti i giornalisti, indipendentemente dalla loro nazionalità o origine”.

Prima della liberazione, e subito dopo l’incontro con la premier Meloni, i familiari di Sala hanno chiesto il silenzio stampa sulla vicenda. “In questi casi le priorità sono la sicurezza e l’incolumità di un giornalista. – ha dichiarato il responsabile per il Medio Oriente di Reporter senza frontiere – Se il blackout mediatico era una condizione per mantenere la giornalista al sicuro e garantire la sua incolumità, allora può essere tollerato. Valutiamo queste situazioni caso per caso, ma la sicurezza di un giornalista è la nostra massima priorità”.

Dagher (Rsf) in esclusiva per Notizie.com: “Manteniamo la pressione su regime e governi”

Nella prigione di Evin ed in altre carceri iraniane, come Qarshak, sono ancora detenuti 25 giornalisti, tra cui 6 donne. Alcune persone sono state rilasciate per motivi medici. È il caso dell’attivista iraniana Narges Mohammadi, vincitrice del premio Nobel per la Pace 2023 e del premio Rsf per il Coraggio.

Dagher (Rsf) in esclusiva per Notizie.com: “Manteniamo la pressione su regime e governi” (ANSA FOTO) – Notizie.com

Continuiamo a monitorare la situazione – ha concluso Dagher – e a chiedere la libertà incondizionata di tutti i giornalisti in Iran. Attività di advocacy e mantenimento della pressione politica su regimi e governi sono fondamentali per spingerli a liberare i giornalisti e rimuovere gli ostacoli che incatenano la stampa libera. È importante sostenere organizzazioni per la libertà di stampa come Rsf. Pubblichiamo e informiamo regolarmente anche sulle violazioni commesse contro questi giornalisti, perché sono anche violazioni del diritto del pubblico alla conoscenza. È necessario ricevere informazioni libere, pluralistiche e indipendenti dall’Iran e da ogni altra parte del mondo”.

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Francesco Ferrigno