Terzo mandato, il presidente della Campania Vincenzo De Luca: “Andremo avanti, la decisione del governo è contra personam”.
Quella del governo è una decisione “contra personam” per il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. In una conferenza stampa convocata ieri, prima del Consiglio dei ministri. L’intento, è chiaro, era rispondere alla decisione di impugnare la legge regionale sul terzo mandato.
“Ha ancora senso la scritta nei Tribunali d’Italia La legge è uguale per tutti? Nel nostro caso no. È vergognoso il modo in cui questo principio costituzionale è stato calpestato”. De Luca non ha mai nascosto di volersi ricandidare al termine dei due mandati che si concluderanno quest’anno. “Nei prossimi mesi promuoveremo una grande esperienza democratica di impegno civile e di battaglia. Faremo in modo che i cittadini ritrovino i contenuti della vita democratica che, rispetto alla politica politicante, sono scomparsi”.
Nei mesi scorsi ha ottenuto l’approvazione in consiglio regionale della legge che gli avrebbe consentito un terzo mandato. Ma nel primo Consiglio dei ministri del 2025, il governo ha deciso di impugnare il provvedimento, perché “talune disposizioni in materia di ineleggibilità, ponendosi in contrasto con la normativa statale, violano l’articolo 122, primo comma, della Costituzione“, come si legge in un comunicato di Palazzo Chigi al termine della riunione.
“Sento parlare del terzo mandato in relazione anche al Veneto: dobbiamo correggere l’informazione”, ha dichiarato De Luca rivolgendosi ai giornalisti. “In merito al Veneto, non si parla di terzo mandato, perché Zaia l’ha già finito. Lo sta esercitando da quattro anni, senza che nessuno abbia detto nulla”.
Il governatore campano ha accusato il governo di adottare pesi e misure differenti: “Il Consiglio regionale della Campania ha approvato in termini responsabili e intelligenti la legge regionale sulla scia di quello che hanno fatto Veneto e Piemonte senza nessuna impugnativa da parte del Governo. La legge del Piemonte consente al collega Cirio di Forza Italia di candidarsi altre due volte. La domanda va posta al Governo, per quale motivo non c’è stata nessuna impugnativa su una legge che apre al quarto mandato? Probabilmente se avessero impugnato quella legge il Consiglio regionale della Campania avrebbe fatto altre scelte”.
E ancora: “Se hai un presidente di Regione“, Zaia, “che sta finendo il terzo mandato, se il Piemonte approva una legge e nessuno dice niente, se le Marche approvano una legge e nessuno dice niente, come mai vi svegliate solo in relazione alla legge delle Campania e a De Luca? Non abbiate paura, aprite il cuore alla speranza, non abbiate paura. Non è una legge per De Luca. Quindi, la legge è uguale per tutti tranne uno?”.
De Luca ha parlato di poca coerenza da parte del governo Meloni, definendo la sua una “battaglia di fondo contro l’ipocrisia della politica del nostro Paese”. Perché “in Italia non hanno vincolo di mandato i deputati, i senatori, i ministri, i sottosegretari, i viceministri, il premier e il presidente della Repubblica. Non c’è vincolo temporale per nessuno, tranne per uno. Come si spiega? L’hanno spiegata arrampicandosi sugli specchi, in modi diversi“.
Il primo modo: “Il presidente della Regione può rappresentare un potere monocratico. Questa è la prima idiozia – ha dichiarato l’ex sindaco di Salerno – l’unico potere monocratico è del Papa, che pure deve stare attento di questi tempi. Il governatore può essere sfiduciato e mandato a casa dal Consiglio regionale”.
Il secondo: “Mettere una barriera per evitare una concentrazione di potere che condiziona le elezioni successive. Cioè, se se resti troppo condizioni il processo democratico. Questa è un’altra idiozia contraddetta dalla realtà. In Campania – ha dichiarato De Luca – chi governava prima di me è stato sconfitto dopo un mandato. Tre mesi fa, in Umbria, la collega Tesei è stata sconfitta dopo un solo mandato. Sono i cittadini che decidono liberamente se un’azione di governo meriti consenso oppure no”.
De Luca non le ha mandate a dire neppure al suo partito, al Pd, che non è favorevole alla sua ricandidatura. In particolare si è scagliato contro Stefano Bonaccini: “L’ex presidente dell’Emilia Romagna in questo periodo sta trasmettendo l’idea di aver fatto un atto di generosità che io non starei facendo. Lui però, non poteva ricandidarsi, perché la legge elettorale della sua regione prevede che un presidente uscente non può immediatamente ricandidarsi, se ha ricoperto ininterrottamente la carica per due mandati consecutivi. Diversamente da Piemonte, Veneto, Campania e Marche, la legge dell’Emilia Romagna non consentiva nessun’altra scelta”.