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Cronaca

Salvatore Montefusco e Alex Pompa: storie di delitti, giudici e polemiche. L’esperto: “È la società che deve prevenire i tragici epiloghi”

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Francesco Ferrigno

A pochissime ore di distanza dalle Corti d’assise di Modena e Torino sono giunte le svolte giudiziarie nei casi di Salvatore Montefusco ed Alex Pompa.

Il primo è stato condannato a 30 anni per un doppio femminicidio, considerando le attenuanti generiche, e non all’ergastolo come invece aveva chiesto la Procura. Il secondo è invece stato assolto dall’accusa di aver ucciso il padre nel corso di una furibonda lite che l’uomo stava avendo con la madre.

Salvatore Montefusco e Alex Pompa: storie di delitti, giudici e polemiche. L’esperto: “È la società che deve prevenire i tragici epiloghi” (ANSA FOTO) – Notizie.com

Montefusco ha evitato l’ergastolo anche in ragione “della comprensibilità umana dei motivi che hanno spinto l’autore a commettere il fatto reato”. L’uomo è accusato di aver ucciso moglie e figlia di lei il 13 giugno 2022. “Arrivato incensurato a 70 anni, non avrebbe mai perpetrato delitti di così rilevante gravità se non spinto dalle nefaste dinamiche familiari che si erano col tempo innescate“, si legge nella sentenza.

Il criminologo Colasanti il esclusiva per Notizie.com: “Perché non si è evitato quanto accaduto?”

Le due vittime, Gabriela e Renata Trandafir, sono state assassinate da Montefusco a fucilate. Scrivono ancora i magistrati nel dispositivo: “Alla condizione psicologica di profondo disagio, umiliazione e enorme frustrazione vissuta dall’imputato, a cagione del clima di altissima conflittualità che si era venuto a creare nell’ambito del menage coniugale e della concreta evenienza che lui stesso dovesse abbandonare l’abitazione familiare”.

Le motivazioni dei giudici stanno già creando numerose polemiche. Secondo l’avvocata, Barbara Iannuccelli, legale di parte civile dei parenti delle vittime “è stato un omicidio avvenuto in diretta telefonica. Commesso mentre un altro familiare era al telefono con il 112. Con questa sentenza è passato un messaggio terribile. Se un omicidio in famiglia avviene per problemi legati ad una tempesta emotiva, si vede dimezzata la pena“.

Le due vittime: Gabriela e Renata Trandafir (ANSA FOTO) – Notizie.com

Sul caso abbiamo sentito Roberto Colasanti, criminologo clinico e investigativo, colonnello dei carabinieri in congedo, rappresentante dell’associazione Pro Territorio e Cittadini odv. “Quello che mi colpisce della vicenda non è la sentenza che commina una pena di 30 anni e non l’ergastolo per aver valutato equivalersi le aggravanti con le attenuanti. – ha detto il criminologo in esclusiva per Notizie.com – Bensì il fatto che non si sia potuto evitare quanto accaduto”.

Quello che fa la differenza è la capacità della società e dei singoli di prevenire tali tragici epiloghi. – ha continuato Colasanti – Non certo l’entità della pena nei confronti di un omicida già 70enne. Non concordo infatti con quanti ritengono che l’uccisione di un essere umano debba avere valutazioni diversificate in base al genere della vittima”.

Il processo è stato ripetuto per decisione della Cassazione

È stato assolto invece dalla Corte di assise di Appello a Torino, il 22enne Alex Pompa. Il ragazzo è stato processato con l’accusa di avere ucciso il padre a coltellate nel 2020 per difendere la madre nel corso dell’ennesima lite in famiglia. Il processo è stato ripetuto per decisione della Cassazione, che aveva annullato con rinvio una precedente sentenza di condanna a 6 anni e due mesi.

Il processo è stato ripetuto per decisione della Cassazione (ANSA FOTO) – Notizie.com

È una gioia indescrivibile. – ha detto l’avvocato difensore Claudio Strata – Spero che questa pronuncia, autorevolissima, metta fine alla vicenda”. Oggi Alex ha cambiato il suo cognome in Cotoia, quello della madre. “Spero che sia finita e di poter andare avanti con la mia vita. – ha dichiarato il giovane che nel 2020 ha ucciso a Collegno, nel torinese, il padre – Sono un sacco frastornato, devo ancora metabolizzare, non sono giornate facili”. “Ringraziamo questa Corte per aver capito che io sarei stata l’ennesima vittima di femminicidio“. ha aggiunto la madre Maria.

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Francesco Ferrigno