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Politica

Consulta, il tempo stringe: a rischio il referendum sull’Autonomia. L’esperto: “Possibile caso senza precedenti”

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Giovanna Sorrentino

La nomina dei giudici che entreranno a far parte della Corte Costituzionale non può più essere rimandata. “Situazione ai limiti della decenza istituzionale”.

Consulta, il tempo stringe: a rischio il referendum sull’Autonomia. L’esperto: “Possibile caso senza precedenti” (Ansa Foto) – notizie.com

Dopo l’ennesima fumata nera di ieri, martedì 14 gennaio, il Parlamento ha tempi sempre più stretti, perché la mancata nomina dei giudici può mettere a rischio il plenum entro il 20 gennaio, quando la Consulta è chiamata a decidere sull’ammissibilità dei referendum, Autonomia inclusa.

Potrebbero non essere in quindici a decidere, ma in 11. E se quel giorno uno dei giudici non potesse presentarsi al lavoro, la camera di consiglio rischierebbe di saltare perché non si è raggiunto il numero legale. Per poter essere legittimata infatti, la Consulta deve deliberare con un minimo di 11 giudici.

Lo ha spiegato a Notizie.com Salvatore Curreri, costituzionalista, componente del comitato scientifico di Libertàeguale, e professore di diritto costituzionale dell’Università Kore di Enna. “Se dovesse venir meno anche solo un giudice per qualsiasi impedimento, la Corte non potrebbe più lavorare. È una prospettiva che nessuno si augura, ma sarebbe gravissimo, perché non ci sono precedenti: per la prima volta che un organo costituzionale non sarebbe in grado di lavorare per colpa di un altro organo, il Parlamento”. 

Le rassicurazioni di Forza Italia: “In settimana si chiude” ma il tempo stringe lo stesso

Si tratta dello scenario peggiore, che la maggioranza allontana: “In settimana si chiude”, ha dichiarato Paolo Barelli, capogruppo di Forza Italia alla Camera. Le trattative tra maggioranza e opposizione per la scelta dei giudici costituzionali vanno avanti da mesi, ma se la situazione non dovesse risolversi neppure questa volta sarebbe necessario convocare un ulteriore scrutinio.

Francesco Saverio è il nome certo di Fratelli d’Italia. Consigliere giuridico di Palazzo Chigi, costituzionalista e consulente della riforma sul premierato. Massimo Luciani invece, è l’indicazione del Pd. L’indecisione riguarda Forza Italia, che dovrà decidersi tra un esponente del partito e uno esterno.

I nomi dei politici sul tavolo sono Pier Antonio Zanettin e il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto. Quelli esterni agli azzurri sono Andrea Di Porto, professore de La Sapienza, Gabriella Palmieri Sandulli, avvocata generale di Stato. E Valeria Mastroiacovo, professoressa di diritto tributario all’Università di Foggia, oltre che segretaria generale dell’Unione giuristi cattolici italiani. C’è infine l’incognita del giudice “neutrale”, ovvero condiviso tra maggioranza e opposizione.

Le rassicurazioni di Forza Italia: “In settimana si chiude” ma il tempo stringe lo stesso (Foto Social) – notizie.com

E mentre le riunioni tra i leader si rincorrono, il 20 gennaio si avvicina. La camera di Consiglio della Consulta rischia di deliberare sull’ammissibilità dei referendum senza il plenum. E pur riconvocando le Camere il tempo è poco lo stesso, perché dopo la nomina dei giudici da parte dei parlamentari, ci sono una serie di iter da effettuare.

Ieri era richiesta la maggioranza dei tre quinti dei componenti dell’assemblea, ma è finita con 377 schede bianche, 15 nulle e 9 voti dispersi. I capigruppo dovranno decidere la data del quattordicesimo scrutinio. Dopodiché la Consulta dovrà verificare i requisiti di compatibilità degli eletti. Infine questi dovranno giurare al cospetto del Capo dello Stato. “Casi come questi si verificano solo nel caso delle nomine parlamentari. Perché quando scade il mandato di un giudice nominato dal presidente della Repubblica, il giorno dopo viene sostituito. E lo stesso vale per la magistratura”, spiega Curreri.

“Ma quando si tratta del Parlamento c’è sempre un problema, perché i quorum previsti sono elevati, e presuppongono un accordo tra maggioranza e opposizione che non sempre si riesce ad avere”. Curreri parla di situazione “ai limiti della decenza istituzionale”. Perché “da dicembre ad oggi c’è stato tutto il tempo per trovare un accordo, ma come al solito ci si riduce all’ultimo momento”. 

La Consulta, proprio nel tentativo di decidere con il plenum, aveva rinviato al 20 gennaio il giudizio sull’ammissibilità dei referendum. “Ma siamo rimasti nella situazione precedente”. 

Perché la Consulta è un organo importante

La Corte Costituzionale è un organo fondamentale della Repubblica Italiana. Il suo ruolo è giudicare la costituzionalità delle leggi, i conflitti di attribuzione dei poteri dello Stato. E interviene quando ci sono tensioni tra organi dello Stato. È importante anche perché giudica la responsabilità del presidente della Repubblica in caso di messa in stato di accusa, alto tradimento e attentato alla Costituzione. Infine, giudica l’ammissibilità dei referendum.

Perché la Consulta è un organo importante (Ansa Foto) – notizie.com

La Corte Costituzionale è composta da quindici giudici, tutti scelti per le elevate competenze giuridiche. Devono essere professori ordinari in materi di diritto, magistrati, oppure avvocati con almeno vent’anni di esercizio della professione.

Un terzo di essi è nominato dal presidente della Repubblica. Altri cinque sono nominati dall’Alta magistratura (tre dalla Corte di Cassazione, uno dal Consiglio di Stato e uno dalla Corte dei Conti). Gli ultimi cinque sono eletti dal Parlamento in seduta comune.

La maggioranza richiesta per l’elezione è ampia”, spiega a Notizie.com il professore Curreri. “Parliamo dei due terzi nei primi tre scrutini e tre quinti dal quarto. Quorum così alti esprimono l’intento che ci sia una convergenza tra maggioranza e opposizione per scegliere giudici il più possibile imparziali”. 

Perché la politica non riesce a trovare un accordo

Il sistema si inceppa perché maggioranza e opposizione non riescono a trovare un’intesa sulle nomine dei giudici. A novembre 2023 con la giudice Sciarra siamo passati da quindici a quattordici”. E ora, a distanza di un anno, non si riesce a trovare altri nomi. A dicembre il consesso della Corte è sceso ulteriormente di tre giudici che hanno terminato il mandato di nove anni.

Come già scritto, “siamo arrivati al limite, perché la legge prevede che la Consulta, per funzionare, abbia bisogno di undici giudici”. Se uno di loro venisse mano, la Corte non potrebbe funzionare. “Questo è gravissimo. Si sperava che ieri fosse la giornata decisiva, ma abbiamo avuto l’ennesima fumata nera”, conclude Curreri.

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Giovanna Sorrentino