Yoon Suk Yeol è stato arrestato. Cosa cambia ora? È il primo presidente in carica a finire in manette nella storia del Corea del Sud.
Il presidente deposto della Corea del Sud è stato arrestato per aver tentato, lo scorso 3 dicembre, il colpo di Stato. A rendere nota la notizia è stata la Cio, agenzia anti-corruzione, poche ore dopo che centinaia di agenti sono entrati nella residenze dello stesso Yoon Suk-Yeol per catturarlo in una situazione che ricorda molto un film più che guardare alla realtà.
Questi era già stato sospeso dal suo incarico dopo la procedura per impeachment ed è il primo presidente in carica della storia a finire in carcere. Intanto arrivano le sue parole di sorpresa attraverso un videomessaggio di tre minuti: “Lo Stato di diritto in Corea del Sud è completamente crollato. L’inchiesta nei miei confronti è illegale”. Inoltre ha specificato di non essersi voluto opporre a questo arresto per evitare quello che sarebbe stato “un disgustoso bagno di sangue“.
La situazione in Corea del Sud, adesso, è di grande confusione, con al momento poche certezze su cosa accadrà in futuro. Il popolo si espresso, in concomitanza con l’arresto, con manifestazioni pro e contro Yoon a Seul. Con ogni probabilità sarà uno dei leader dell’opposizione a salire al poter per prendere il suo posto anche se la cosa non sarà automatica.
Dopo l’arresto di Yoon Suk Yeol un corteo di vetture ha scortato il leader del Partito del Potere popolare direttamente negli uffici del Cio per un interrogatorio che è durato due ore e mezza e nel quale si è cercato di capire il più possibile di cosa fosse realmente accaduto.
Si trattava del secondo tentativo di arrestare l’uomo dopo quello fallito il mese scorso. L’irruzione nella residenza è diventata effettiva dopo che la Corte Costituzionale sudcoreana aveva avviato esame della destituzione per il tentativo fallito di introdurre la legge marziale.
L’uomo aveva in un primo momento accettato di presentarsi in aula, per poi ritrattare scatenando la preoccupazione anche dei suoi legali. Le prossime sentenze ora sono fissate per domani, il 21 e il 23 gennaio e poi il 4 febbraio.
Il Partito democratico sudcoreano, oggi all’opposizione, vede in questo arresto “il primo passo verso il ripristino dell’ordine costituzionale, dello Stato di diritto e della democrazia”. Il capogruppo Park Chan-dae ha sottolineato che è un bene che la giustizia in Corea del sud si possa ora definire viva.
Non si chiude intanto il rapporto col Giappone che continua a considerare la Corea del Sud molto vicina e partner importante. Yoshimasa Hayashi, segretario capo di Gabinetto e portavoce del governo giapponese, ha commentato la notizia dell’arresto di Yoon sottolineando come i rapporti con Seul rimangono in piedi e siano di “vitale importanza” anche per il Giappone.