Sei settimane di tregua e rilascio degli ostaggi: l’accordo per il cessate il fuoco a Gaza è pronto. “Ma non è la fine della guerra contro Israele”.
Donald Trump su Truth ha parlato “accordo epico”, reso possibile solo grazie alla sua vittoria, che “ha segnalato al mondo che la mia amministrazione avrebbe cercato la pace”.
Migliaia di persone sono in festa su tutta la Striscia di Gaza dopo l’annuncio del presidente eletto della Casa Bianca, vicinissimo al giuramento. Dopo quindici mesi di sangue e una difficile mediazione internazionale, è stato raggiunto l’accordo tra Hamas e Israele.
Ma questo accordo non rappresenta la fine della guerra. “È l’inizio della fine dell’Operazione Spade di Ferro”, commenta a Notizie.com l’esperto dell’Ispi Claudio Bertolotti. “È difficile immaginare la fine di un confronto tra Israele e qualsiasi altro movimento palestinese terroristico di resistenza”.
Finché Hamas sopravviverà, ci sarà sempre il rischio che qualcuno tenti l’impresa di distruggere Israele: “In questo senso, l’ultimo punto dell’accordo proposto potrebbe dare una risposta”. L’ultimo punto citato dall’esperto è quello della ricostruzione: “Con un’amministrazione transitoria coordinata da Egitto e Qatar sotto l’egida dell’Onu”, il percorso per la pace definitiva potrebbe diventare più breve.
L’accordo tra Hamas e Israele prevede una fase iniziale di cessate il fuoco di sei settimane, il ritiro graduale dell’esercito israeliano (Idf), il rilascio degli ostaggi di Hamas e dei detenuti di Israele. “Diverse clausole” del patto sono ancora da definire, incluse quelle riguardanti gli ostaggi. Tel Aviv spera che “i dettagli saranno finalizzati stasera”, mercoledì 15 gennaio. Lo ha fatto sapere l’ufficio del premier Benjamin Netanyahu.
Il piano, secondo l’esperto ha però due limitazioni. “La prima: il ritiro delle truppe israeliane è molto più esteso di quello che vuole applicare Netanyahu. La seconda è la liberazione dei prigionieri in mano a Tel Aviv, che Hamas vuole indietro e che sono considerati pericolosi”.
E anche se l’accordo è arrivato, non è detto che Hamas lo rispetti: “Stiamo parlando di terroristi – commenta Bertolotti contattato da Notizie.com – L’unica volta che finora hanno firmato la tregua, non l’hanno rispettata. E fin dall’inizio hanno sempre rifiutato qualsiasi proposta negoziale di Israele, anche attraverso Paesi terzi”.
Ma forse questa volta ad Hamas è convenuto firmare il cessate il fuoco. Sul fronte infatti, ha perso l’80% della capacità di rappresentare un minaccia. Il gruppo “non è lo stesso di nove mesi fa. Appare indebolito, al 20% della sua capacità operativa. L’organico è stato rimpolpato, ma non ci si improvvisa leader”.
Il capo attuale de facto del gruppo è Mohammad Sinwar, fratello di Yahya, leader ucciso da Israele nei mesi scorsi. Ad Hamas restano le infrastrutture sotterranee, che hanno rappresentato “la principale sfida per Israele” in questa guerra. Ma anche “il numero dei soldati che operano in esse si è assottigliato”.