Il 2025 si apre con una grande perdita per il cinema internazionale: è morto David Lynch, uno dei più grandi registi della storia da Twin Peaks a Mulholland Drive.
Nativo di Missoula nel 1946, aveva 78 anni ed era malato da tempo di una gravissima forma di enfisema. Un problema che aveva annunciato l’anno scorso e che gli aveva impedito di tornare ancora sui set cinematografici. L’ultima volta era arrivata nel 2017 quando aveva girato la terza attesissima stagione di Twin Peaks che tornava in televisione ben 26 anni dopo l’ultima volta.
Al cinema si era invece affacciato per l’ultima opera quasi vent’anni fa, quando nel 2006 era uscito con il film più provocatorio della sua carriera Inland Empire – L’impero della mente. Artista poliedrico era famoso anche per il suo lavoro come pittore e per aver diffuso la meditazione trascendentale esponendola come principale forma di espressione della sua arte personale.
Rimarrà per sempre nell’olimpo del cinema insieme a pochi altri eletti al pari di gente come Stanley Kubrick, Federico Fellini, Jean Luc Godard, Wim Wenders, Jean Renoir e Lars von Trier per citarne alcuni. Come loro è stato provocatore con una personalità illuminante e in grado di regalare colpi di scena che non tutti sono sempre riusciti a comprendere.
Perché David Lynch è stato il più grande di tutti? Perché con il suo cinema non ha voluto vendere nulla, ma ha raccontato il suo essere da grande artista. Perché i suoi film non erano storie, ma viaggi che ci portavano a perderci nella follia di un cinema senza limiti e senza paletti, senza volontà mai di perdersi in un bicchiere d’acqua come facevano quelli che non erano in grado di realizzare un cinema del genere.
La sua carriera da regista parte, dopo alcuni cortometraggi sperimentali, nel 1977 con Eraserhead – La mente che cancella film davvero in grado di spaziare sotto numerosi orizzonti e di regalarci colpi di scena indecifrabili. Nel 1980 raggiunge la notorietà grazie a un film più “normale” come The Elephant Man, mentre quattro anni più tardi fallisce col progetto di Dune non riuscendo a esprimersi per numerosi problemi produttivi.
Nella sua carriera sicuramente il film più interessante rimane Mulholland Drive del 2001 con un plot twist centrale che è davvero il più iconico della storia del cinema. Mancherà la sua voglia di osare e il suo cinema che nessuno potrà mai più eguagliare.