“I bambini rimasti a Gaza dopo mesi di spargimento di sangue hanno diritto a un futuro più luminoso e meritano di riavere la loro infanzia”.
A parlare è Javier Garcia, responsabile del team di Save the Children International. Da poche ore è scattata la tregua nella Striscia. I cittadini stanno tornando nei loro luoghi d’origine, mentre le organizzazioni internazionali sono impegnate negli aiuti.
In tutto oltre 630 camion di aiuti umanitari sono entrati a Gaza nel primo giorno di cessate il fuoco tra Israele e Hamas. “Non c’è tempo da perdere. – ha detto il capo degli aiuti umanitari dell’Onu Tom Fletcher – Almeno 300 camion sono diretti verso il nord assediato e bombardato del territorio. Dopo 15 mesi di guerra incessante, le esigenze umanitarie sono sconvolgenti”. L’intera popolazione di Gaza ha dovuto affrontare molteplici spostamenti. Più di 46.600 persone sono state uccise e oltre 110.000 sono rimaste ferite. Le cifre reali sono probabilmente molto più alte.
Solo la metà dei 36 ospedali di Gaza rimane parzialmente operativa, quasi tutti gli ospedali sono danneggiati o parzialmente distrutti. Solo il 38% dei centri di assistenza sanitaria primaria è funzionante. Si stima che il 25% dei feriti, circa 30mila persone, abbia subìto lesioni permanenti. “Affrontare le enormi necessità e ripristinare il sistema sanitario sarà un compito estremamente complesso e impegnativo, data la portata della distruzione. – hanno fatto sapere dall’Oms – Sono necessari miliardi di investimenti per sostenere il recupero del sistema sanitario”.
La questione ruota tutta attorno alle forniture di aiuti umanitari in quanto la popolazione è stremata. “Le sfide future sono enormi in termini di fornitura di aiuti umanitari. – ha spiegato Rosalia Bollen, portavoce dell’Unicef – Un cessate il fuoco da solo non eliminerà quella sofferenza. Alcuni degli aiuti di cui i bambini di Gaza hanno bisogno non sono aiuti che possiamo portare sui camion. Ogni singolo bambino di Gaza oggi è profondamente segnato e traumatizzato da ciò a cui ha assistito”.
Pronte ad operare anche tutte le agenzie delle Nazioni Unite
Sul campo sono pronte ad operare anche tutte le agenzie delle Nazioni Unite, compresa l’Unrwa, dedicata ai rifugiati palestinesi, finita più volte nel mirino di Israele nei mesi di guerra contro Hamas. L’Organizzazione mondiale alla sanità ha sottolineato la necessità di movimento, oltre che si tempi stretti per intervenire. “Abbiamo bisogno di condizioni sul campo – hanno concluso dall’Oms – che consentano un accesso sistematico alla popolazione in tutta Gaza, consentendo l’afflusso di aiuti attraverso tutti i possibili confini e rotte e rimuovendo le restrizioni all’ingresso di beni essenziali”.
Per più di 15 mesi, le stanze degli ospedali sono state piene di pazienti con arti amputati e altri traumi causati dagli attacchi. E da persone angosciate alla ricerca dei corpi dei loro familiari. “Le strutture sanitarie e il personale medico sono stati attaccati – ha concluso Monica Minardi, presidente di Medici senza frontiere – e 8 membri dello staff di Msf sono stati uccisi durante questa guerra. Anche il numero di persone detenute arbitrariamente a Gaza e in Cisgiordania è spaventoso“.