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Cronaca

La “strage invisibile” dei senzatetto, nel 2025 già un morto al giorno: “Distribuire coperte non basta, superare la logica dell’emergenza”

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Enrico Nocera

Si chiamava Darim, era di nazionalità indiana, proveniva dalla regione del Punjab. È stato il primo clochard a morire di freddo nel 2024.

La “strage invisibile” dei senza tetto, nel 2025 già un morto al giorno: “Distribuire coperte non basta” (Ansa Foto) – notizie.com

Il suo corpo è stato ritrovato sotto i portici di piazza del Plebiscito, mentre a pochi metri si teneva il concerto della notte di San Silvestro.

Viene definita “strage invisibile”; o “strage silenziosa”. E a leggere gli inquietanti numeri non si fatica a capire il perché. Secondo il report annuale stilato da fio.PSD, la Federazione Italiana degli Organismi per le Persone senza Dimora, nel 2024 Darim è stato solo il primo di una lunga serie: 420 i clochard morti, molti dei quali proprio nei mesi più freddi dell’anno.

Un dato che peggiora quello del 2023, quando i morti sono stati 415. Il 60 percento dei quali di nazionalità straniera, per la maggior parte originari di paesi extra Unione Europea. È un triste fenomeno, spiega il report della Federazione, che è trasversale a tutta Italia: la città col più alto numero di decessi, nel corso dell’ultimo anno, è stata Roma (44 clochard deceduti), seguita da Milano (22 morti). Tra Bergamo, Torino, Bologna, Brescia e Genova ci sono stati in tutto 40 senza fissa dimora che hanno trovato la morte in strada.

Senza fissa dimora morti per ipotermia, il dato nazionale: è emergenza al Nord Italia

Come si vede, quindi, il fenomeno interessa particolarmente il Nord Italia: 32 percento di decessi nel Nord-Ovest, 20 percento nel Nord-Est. Il periodo più critico è proprio quello dei mesi invernali: “Il 40 percento delle persone senza fissa dimora muore per malori – scrive la Federazione nel suo report – di cui la forma più estrema è rappresentata dagli episodi di ipotermia (15 casi in un anno)”. In tutto sono state oltre 130 persone quelle morte per malore durante i primi mesi del 2023 (vale a dire: quelli più freddi).

Senza fissa dimora morti per ipotermia, il dato nazionale: è emergenza al Nord Italia (Ansa Foto) – notizie.com

Le cronache sono purtroppo ormai già piene di casi simili: il 19 gennaio un uomo di 62 anni è stato trovato morto nei pressi di un supermercato a Milano, quartiere Gratosoglio. Ma anche di storie su cui sarebbe ancora possibile intervenire. Come nel caso di una famiglia con due bambiniche si stava preparando per la notte, con questo freddo, con una grande coperta. Distesi sul pavimento di ingresso di un negozio”. Come scrive un uomo sui social, dopo aver notato la scena a Pordenone. Città dove le temperature invernali risultano particolarmente rigide.

Un quadro generale che si alimenta di problemi ormai strutturali: marginalità sociale, povertà, problemi sociali e familiari, “mancanza di una rete di comunità che protegga queste persone”. È quanto spiega, in una nota pubblicata di fio.PSD, Cristina Avonto, presidente della Federazione: “Bisogna superare la logica emergenziale: i rischi di vivere per strada sono molteplici e presenti ogni mese.” La Federazione, infatti, sottolinea – nel suo report – che “sebbene l’inverno rappresenti il periodo più drammatico, è doveroso mettere in luce che la ‘strage invisibile’ si alimenta mese dopo mese, durante tutto l’anno.”

L’attivista: “Nel 2025 sono già morti 16 clochard. In pratica: uno al giorno”

È un punto, quest’ultimo, che viene sottolineato spesso da chi si occupa di queste tematiche. Massimo Pasquini, attivista per il diritto all’abitare, ex segretario nazionale dell’Unione Inquilini, contattato in esclusiva da notizie.com: “Partiamo da un dato: l’Unione Europea, In una risoluzione adottata il 24 novembre 2020, ha chiesto agli Stati membri di porre fine al fenomeno dei senzatetto entro il 2030. Risultato da cui siamo ben lontani”.

L’attivista: “Nel 2025 sono già morti 16 clochard. In pratica: uno al giorno” (Ansa Foto) – notizie.com

Distribuire coperte in inverno – continua Pasquini – non serve a nulla. Bisogna affrontare il problema in termini strutturali e programmatici. Bisogna fare progettazione, coinvolgendo il terzo settore. Esistono migliaia di immobili pubblici e privati che sono, ad oggi, del tutto abbandonati. Bisogna offrire posti letto, non coperte. In alcuni casi anche forme di co-housing”.

“Secondo l’stat, sono oltre 96mila in tutta Italia le persone senza tetto iscritte all’anagrafe. Pensiamo davvero di poterle aiutare con delle coperte? Al 16 gennaio erano già 16, uno al giorno, i senza fissa dimora morti in strada per il freddo. L’ultimo a Battipaglia, in provincia di Salerno, nel bagno di un distributore di carburante”.

La distribuzione delle coperte: il ruolo delle associazioni di volontariato

La questione aperta da Pasquini rivela in contesto di enorme complessità. Le questioni strutturali sono per ora irrisolte; intanto le associazioni di volontariato continuano con il loro lavoro. La Croce Rossa Italiana e Sheep Italia hanno distribuito, in tutta la Penisola, 1284 coperte realizzate a mano e inviate a 16 comitati della Croce Rossa lungo tutta la Penisola.

Da Roma a Palermo; da Padova a Napoli; da Milano a Empoli. Le unità di strada della CRI hanno così intensificato le loro attività per assistere i senza fissa dimora in difficoltà. “Nella trama di queste coltri di lana, fatte a maglia o all’uncinetto con mille fili colorati – si legge nella loro nota – c’è tutta l’Umanità di chi, con un piccolo gesto, fa qualcosa per proteggere e aiutare chi si trova in difficoltà”.

Attività che, certo, da sole non bastano. La stessa Croce Rossa Italiana invita da tempo i Comuni ad attuare piani straordinari per quanto concerne, almeno, i periodi più freddi dell’anno. “Comuni che sono spesso in sofferenza – scrive Rosario Valastro, presidente della CRI, sui suoi profili social – nell’attuare i piani freddo.” Magari non risolutivi, ma che spesso riescono ad attenuare le conseguenze più drammatiche.

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Enrico Nocera