Accordi di Parigi, Fridays for Future: “Gli Usa creano un precedente pericoloso. Subito in piazza”

Gli Stati Uniti sono fuori dagli Accordi di Parigi sul clima. Fridays for Future: “Il futuro sono le rinnovabili, scenderemo in piazza”.

Sullo sfondo un gruppo di ambientalisti che manifestano. Una ragazza esibisce un cartello in inglese con la scritta "Stop al cambiamento climatico". In primo piano il presidente Usa Donald Trump
Accordi di Parigi, Fridays for Future: “Gli Usa creano un precedente pericoloso. Subito in piazza” (Ansa Foto) – notizie.com

La notizia era nell’aria da mesi, ora è ufficiale: tra i cento ordini esecutivi firmati dal nuovo inquilino della Casa Bianca appena dopo il giuramento, c’è anche quello sul futuro dell’ambiente.

L’ordine esecutivo con il quale gli Usa escono dagli Accordi sul clima di Parigi rischia di avere ripercussioni sul mondo interno, dal momento che gli States sono una delle potenze industriali al mondo che emettono più gas serra. Una prima conferma che andava in questa direzione era arrivata in occasione della Cop29 di Baku, alla quale Trump non aveva partecipato.

Su queste pagine ne avevamo parlato in alcuni articoli quando era in corso la campagna elettorale Usa e dal lato Trump circolava il famoso “drill, drill, drill“, che sta per “trivella, trivella, trivella“. Petrolio, gas e fonti fossili quindi, che permettono agli Usa di essere autosufficienti nel settore energetico e anche un Paese esportatore. Ma che allo stesso tempo aumentano l’effetto serra, causando un pericolo per il clima in tutto il mondo.

Fridays for Future: “Autorizzazione implicita ad altri Paesi”

L’uscita degli Usa dagli Accordi di Parigi, per Fridays for Future sarà in realtà solo la continuazione di ciò che sta già accadendo in Occidente. “Si tratta di una decisione che porterà altri Stati nell’orbita statunitense a non proseguire gli sforzi per mitigare la crisi climatica. Cosa che in realtà sta già avvenendo”. A parlare è Antonio Iodice, di Fridays For Future, contattato da Notizie.com.

L’ordine esecutivo di Donald Trump è “un’autorizzazione implicita ad altri Stati”. Già con la mancata partecipazione alla Cop di novembreha mandato un grosso segnale all’Occidente. E non è un caso che ora la guida per le azioni climatiche la stiano prendendo gli Stati del Sud del mondo. La Cina è solo un esempio”. 

Nel caso dell’uscita degli Usa dall’Oms, Pechino si è resa disponibile a colmare il vuoto lasciato. La Cina è il gigante delle emissioni: “Sì, può far strano”, commenta Antonio. “Ma la verità è che quando viene a mancare il leader di un settore ne emerge un altro”.

Non ha senso cercare fossile e petrolio. Esiste la possibilità di affidarsi alle rinnovabili. Ma manca la volontà politica. O meglio, ci sarebbe anche, ma viene silenziata dai potenti, perché una giusta transizione climatica comporterebbe grosse perdite economiche. Però sarebbe un grosso vantaggio per i cittadini sia in termini economici sia di salute”.

Un mappamondo esposto da un manifestante di Fridays for Future durante una manifestazione a Torino, fuori dalla stazione di Porta Susa
Fridays for Future: “Autorizzazione implicita ad altri Paesi” (Ansa Foto) – notizie.com

Con la politica ambientale di Donald Trump i Fridays for Future torneranno in piazza: “Dalla sua amministrazione non ci aspettiamo nulla. E in campagna elettorale anche Kamala Harris ha parlato poco di cambiamento climatico, che è passato sotto tono e non è un caso. Quindi l’unica nostra aspettativa è l’attivazione dal basso. Credo che sia il momento di mobilitarci per ottenere un passo indietro, che non avverrà con i partiti”. 

Ma gli Usa non sono gli unici: “Da anni l’Italia non sta facendo nulla contro la crisi del clima. Si fanno solo azioni di copertina in occasione di emergenze. Ma se si tratta di mitigazione, contrasto e prepararsi agli eventi, si fa veramente poco”.

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