I tragici incendi di Los Angeles hanno riaperto grandi polemiche sulla gestione delle aree boschive negli Stati Uniti e non solo.
Quanto accaduto in California ha portato alla fuga di ben 30mila persone. A contribuire all’episodio diversi fattori. Dalla siccità ai venti caldi che si muovono su quella zona. Situazioni scatenate però da un episodio che deve essere ancora analizzato con maggiore precisione dagli inquirenti.
Edoardo Nevola, responsabile delle foreste per Wwf Italia, ha parlato dell’episodio a Notizie.com specificando: “Perché questo incendio di Los Angeles è stato esplicativo del rischio incendi in generale anche in Europa e nei Paesi mediterranei? Per quanto la distanza geografica sia notevole, il clima è molto simile in California, Mediterraneo e Sudafrica. Come in Italia lì ci sono estati che sono calde e secche con inverni piovosi e freddi. In questo inverno si vivono, come da noi, temperature più elevate della media, siccità nei mesi che dovrebbero essere piovosi, venti molto forti. E caldi molto tipici di quel posto. Questo tris ha creato la condizione perfetta per rendere l’incendio molto veloce”.
L’incendio di Los Angeles, cosa fare per evitare episodi del genere
Edoardo Nevola ha approfondito il discorso sull’incendio di Los Angels provando a capire come questo si sia sviluppato: “Un incendio del genere si accende in maniera naturale tramite fulmini, con scintille come quelle di un treno, come pare sia accaduto in California. O a causa dell’uomo che getta una sigaretta, o in maniera dolosa”.
Viene inoltre specificato il motivo per cui queste zone sono le più a rischio: “Questo incendio è avvenuto in un’area di interfaccia. Ovvero quelle aree di confine tra la natura, un bosco periurbano, e una città molto famosa, uno dei quartieri più ricchi al mondo, per questo se n’è parlato molto. Le aree di interfaccia sono ad alto rischio di incendio perché sorgono tra l’antropico, dove la presenza umana può scatenare incendi, e la natura, dove c’è tanto combustibile vegetale cioè tutto ciò che brucia. Sono aree dove bisognerebbe concentrare le azioni di prevenzione degli incendi”.
Nevola (Wwf) in esclusiva a Notizie.com: “Sensibilizzare, educare, prevenire”
Cosa bisogna fare dunque per trovare un rimedio a quanto accaduto? “Da anni si sottolinea che non è più abbastanza concentrare gli sforzi e i finanziamenti sull’emergenza, come acquistare nuovi mezzi e aumentare il numero dei vigili del fuoco. Se l’incendio è intenso, con fiamme altre decine di metri, e così veloce, si può mettere un esercito di vigili del fuoco e non possono risolvere la situazione”, aggiunge.
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Così conclude: “L’unica cosa da fare è aspettare che il vento cali, che bruci la vegetazione o che il fuoco arrivi all’oceano come in questo caso. Si dovrebbe investire sulla prevenzione. E cioè sul creare condizioni per le quali, anche se un incendio si dovesse innescare, questo non diventerà così intenso e così veloce. Per esempio evitare di mettere le case troppo vicine alla vegetazione oppure fare selvicoltura preventiva rendendo il bosco più resistente a questi eventi. Prevenzione vuol dire anche sensibilizzare ed educare le persone a questi episodi, chi abita questo quartiere non aveva in mente come dovesse evacuare velocemente”.