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Esteri

Sul “ring” di Davos lo scontro tra Europa e Stati Uniti: dai dazi alla guerra in Ucraina, cosa dobbiamo aspettarci

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Enrico Nocera

I numeri descrivono già ampiamente la portata del World Economic Forum di Davos: 350 leader da tutto il mondo, tra cui 60 capi di Stato, per circa 3mila partecipanti totali.

Sul “ring” di Davos lo scontro tra Europa e Stati Uniti: dai dazi alla guerra in Ucraina, cosa dobbiamo aspettarci (ANSA FOTO) – notizie.com

Per cinque giorni all’anno, questa piccola cittadina svizzera nel cuore dei Grigioni diventa uno snodo cruciale degli equilibri mondiali. Nel caso del 2025: dal 20 al 24 gennaio. Gli argomenti di cui si tratta sono molteplici, e riguardano quella che potremmo definire l’essenza della contemporaneità.

Quali sono i temi su cui si è soffermata l’attenzione nel 2025? “L’incertezza geoeconomica, le tensioni commerciali, la polarizzazione culturale e l’ansia per il clima sono alle stelle”. Così esordisce il comunicato diffuso proprio dagli organizzatori del WEF. Preoccupazioni che suonano giustificate, se consideriamo quanto successo in questi cinque giorni di incontri. A partire da quello che era forse l’intervento più atteso: quello del nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

Cerco di essere costruttivo perché amo l’Europa”, ha esordito il tycoon con toni concilianti, in videocollegamento. Per poi calare la scure: “Ma loro trattano gli Stati Uniti in modo molto ingiusto con le tasse sull’Iva e tutte le altre tasse che impongono”. Tale stato di cose renderebbe molto difficile l’ingresso dei prodotti statunitensi nel vecchio continente. Trump perciò accusa l’Unione Europea di voler vendere le proprie merci negli Stati Uniti imponendo, però, al contempo, dazi troppo elevati agli USA. Risultano: “Abbiamo centinaia di miliardi di dollari di deficit con l’Ue e nessuno ne è contento. A malincuore, dovremo fare qualcosa”.

La guerra commerciale Europa-USA: cosa rischia l’Italia

Questo “qualcosa” si tradurrebbe in un 10 percento in più sui prodotti di matrice europea che entrano negli Stati Uniti. Misura che Trump vorrebbe applicare già entro aprile di quest’anno. In Italia, i settori più penalizzati potrebbero essere quelli dell’agro-alimentare, dove i dazi potrebbero sfiorare il 25 percento. Insomma: le parole di Trump al Wef di Davos potrebbero essere il primo atto di questa guerra commerciale alle porte tra USA e Ue. “Se l’amministrazione Trump metterà in pratica la minaccia di nuovi dazi, la Ue è pronta a rispondere per difendere i suoi interessi”.

È quanto dichiarato, infatti, dal Commissario Ue per l’Economia, Valdis Dombrovskis, in un’intervista alla Cnbc a margine del Forum di Davos. Non tira un buon vento sull’asse dell’Atlantico. Trump ha aggiunto, durante il suo intervento, che “abbasseremo le tasse dal 15 al 21 percento per chi produrrà negli Stati Uniti”. Per poi attaccare frontalmente l’economia del “Green Deal” che lo stesso presidente ha definito “la truffa verde”.

Economia green e combustibili fossili: una totale differenza di vedute

Un altro punto emerso a Davos dove si rischia lo scontro con l’Ue. E non solo. Proprio durante il Wef, infatti, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha lanciato il Global Energy Transition Forum. Di cosa si tratta? Di un accordo tra l’Unione Europea e paesi come il Brasile, il Sudafrica, il Canada, gli Emirati Arabi Uniti e la Gran Bretagna per maggiori investimenti nell’economia green. “Nel 2024 il mondo ha investito 2mila miliardi – sottolinea von der Leyen – è evidente che la transizione verde è in atto”.

Economia green e combustibili fossili: una totale differenza di vedute (ANSA FOTO) – notizie.com

Ma quali sono gli obiettivi di questo nuovo Forum lanciato a Davos? “Triplicheremo l’energia rinnovabile – spiega la presidente della Commissione Ue – e raddoppieremo l’efficienza energetica entro il 2030”. Secondo von der Leyen, inoltre, il risultato principale sarà il raggiungimento dell’indipendenza energetica, “creando buoni posti di lavoro in patria”. Un bene anche “per la competitività economica e per la riduzione delle bollette energetiche”.

Quella “polarizzazione” richiamata dal comunicato del Wef sembra quindi pienamente in atto. Basta ascoltare le parole del presidente argentino, Javier Milei, che ha palesemente annunciato quella che è la sua “fazione”: “Non mi sento solo – dichiara ai microfoni del Forum di Davos – perché nel corso di un anno, nuovi alleati hanno abbracciato le idee di libertà”. Chi sono questi alleati? L’”incredibile Musk”, tanto per cominciare; la “mia cara amica Giorgia Meloni”, e chiaramente Donald Trump.

Altro argomento comprensibilmente caldo e divisivo è quello della guerra in Ucraina. Con il segretario generale della Nato, Mark Rutte, che richiama l’esigenza di aumentare il sostegno al governo Zelensky. Il segretario ha ribadito che il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, non ha “alcun diritto di veto e non ha diritto su chiunque si unisca alla Nato in futuro”.

Guerra in Ucraina, Trump a Davos: “Pronto a incontrare Putin”

Parole che rispondono, indirettamente, alle condizioni poste da Vladimir Putin per mettere fine al conflitto. Prima fra tutte, appunto, la non adesione dell’Ucraina al patto atlantico. Anche su questo terreno, Trump sembra parecchio distante dalle posizioni europee. Dato che, sempre al Forum di Davos, l’inquilino della Casa Bianca si dice “pronto a incontrare quanto prima il presidente Putin per mettere fine a questa guerra orribile”. Aggiungendo che Kiev sarebbe pronta a trovare un accordo per la fine della guerra.

La quale terminerebbe seduta stante, sempre secondo le parole di Trump, “se il petrolio costasse meno”. Si apre così, nuovamente, quella breccia che pare ormai insanabile tra gli USA e gli attuali governi europei, che marciano per ridurre i combustibili fossili a favore delle energie rinnovabili. Insomma: tanti e diversi gli argomenti sul tavolo su cui bisognerà, in qualche modo, trovare una non facile linea comune.

Collaborazione per un nuovo Rinascimento? I dubbi che sorgono dopo il Forum

D’altra parte, come spiegato dallo stesso fondatore di Davos Klaus Schwab, viviamo in un’epoca in cui è necessaria una “collaborazione per dare il via a un nuovo Rinascimento. Motivo per cui abbiamo scelto come tema, per questo incontro annuale, la collaborazione per l’era intelligente”. Alludendo così anche alle opportunità (e ai rischi) che l’utilizzo dell’intelligenza artificiale può portare in diversi settori: dall’economia, al sociale, all’informazione, alla cultura. Finanche alle religioni.

Collaborazione per un nuovo Rinascimento? I dubbi che sorgono dopo il Forum

Al Forum di Davos, infatti, arriva anche la voce di Papa Francesco. In un messaggio inviato a Schwab, il pontefice si sofferma proprio sulla questione dello sviluppo tecnologico che “deve essere ordinato alla persona umana. Esiste però il pericolo che l’IA venga usata per promuovere il paradigma tecnocratico”. Vale a dire: che tutti i problemi che affliggono il mondo possano essere risolti tramite l’utilizzo dei mezzi tecnologici. “La dignità umana – prosegue Francesco – non deve mai essere violata a favore dell’efficienza”.

Tanti i temi sul tavolo; tante le sfide da affrontare e tantissime anche le perplessità su come farlo. Uno scenario internazionale pervaso dall’incertezza dove, al di là delle dichiarazioni “distensive” di Schwab e gli auspici di Papa Francesco, le divisioni sembrano particolarmente marcate. Differenti visioni del mondo. Paradigmi per molti versi opposti che creeranno nuovi equilibri mondiali. Ancora presto, come rilevato durante lo stesso Forum, per fare previsioni. Ma l’idea è che lo scacchiere internazionale sarà profondamente ridisegnato da qui al prossimo anno.

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Enrico Nocera