Prima hanno sollevato la Costituzione al cielo; poi, quando il ministro Nordio ha preso la parola, si sono avviati – come annunciato – fuori dall’aula.
I magistrati hanno così attuato l’annunciata protesta contro il ministro della Giustizia, il cui nome è legato al progetto di riforma costituzionale che prevede la riforma del Titolo IV. E, in particolare, la separazione delle carriere fra Pm e giudice.
Siamo nel Salone dei Busti di Castel Capuano, a Napoli. Il Guardasigilli si trova nel capoluogo partenopeo per l’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte d’Appello. La dimostrazione dei magistrati è iniziata fin da subito, fin dall’esterno del castello, dove indossavano una coccarda tricolore e reggevano un cartello con una frase di Calamandrei. “In questa Costituzione c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato. Questa non è carta morta: è un testamento”.
Una volta iniziata la cerimonia, sulle note dell’inno di Mameli, i magistrati hanno così sollevato trecento copie della Costituzione. Per poi uscire dall’aula una volta che il ministro ha preso la parola. Rispondendo così alla dimostrazione organizzata dall’Associazione Nazionale Magistrati: “Non si può pensare che un ministro con 30 anni in magistratura possa avere come obiettivo l’umiliazione della categoria”.
“Ho visto morire colleghi, seguito processi sulle brigate rosse”, continua il ministro. Precisando che la riforma è esclusivamente tecnica. E che “è stucchevole la rievocazione di Falcone che era favorevole alla separazione delle carriere”. Ad ogni modo, Nordio rileva che le manifestazioni di dissenso sono sempre ben accolte e ringrazia i magistrati per una protesta “estremamente composta come questa”.
Proprio a Napoli, inoltre, si verifica un’assenza che è destinata a pesare. Parliamo del capo della procura, Nicola Gratteri. Il quale, ai microfoni di Agorà Weekend, è stato piuttosto lapidario: “Resto qui in ufficio a lavorare. Non ritengo utile la mia presenza”. Il procuratore ha poi spiegato che la protesta è stata organizzata in tutte le sedi di Corte d’Appello. E che finora, l’Anm “è stata persino troppo timida rispetto ad altre riforme”.
I magistrati: “Riforma è solo slogan, nessun problema della giustizia viene affrontato”
Insomma: lo scontro in atto tra il ministro della Giustizia e buona parte della magistratura sembra del tutto lontano dal sanarsi. Paola Cervo, del comitato direttivo dell’Anm, spiega che “la riforma viene veicolata con slogan” e che “ci si limita a parlare di separazione delle carriere e si distoglie lo sguardo dal fatto che non risolverà nessuno dei problemi che sperimentiamo quotidianamente”.
Il problema più evidente della riforma, secondo i magistrati, è legato all’istituzione dell’Alta Corte Disciplinare. Un nuovo organo, previsto dal disegno di legge, che opererà “una rottura frontale della separazione dei poteri”, continua Cervo. Poiché, con l’istituzione di questa Corte, “sarà la politica ad assumere il potere di decidere dei nostri procedimenti disciplinari”.
Come rilevato da Gratteri, la protesta non si è limitata a Napoli. Ma ha coinvolto numerose sedi di Corte d’Appello in tutta Italia. Anche a Roma, i magistrati hanno sollevato una copia della Costituzione e hanno mostrato i cartelli con la frase di Calamandrei. Indossando una coccarda tricolore al di sopra della toga. Per poi uscire dall’Aula mentre prendeva la parola il sottosegretario alla giustizia, Alfredo Mantovano. A Torino, i magistrati hanno lasciato l’aula mentre prendeva la parola la rappresentante del Ministero. Mentre a Milano ha partecipato al sit-in anche l’ex pm di Mani Pulite, Gherardo Colombo.