No, l’Everest – con i suoi oltre 8800 metri – non è la vetta più alta al mondo: esistono montagne alte circa 1000 chilometri!
Per decenni, il Monte Everest ha rappresentato il simbolo dell’impresa umana, la sfida estrema per alpinisti provenienti da ogni angolo del globo. Con i suoi 8.848 metri di altezza, è stato considerato il punto più elevato della Terra, un traguardo ambito e un sogno per molti. Tuttavia, una recente scoperta scientifica sta ridefinendo completamente i nostri parametri di “altezza” e “profondità”. Rivelando l’esistenza di due gigantesche montagne sotterranee che superano l’Everest di ben 100 volte.
Dove si trovano queste formazioni geologiche alte circa 1000 chilometri?
Queste straordinarie formazioni geologiche, note come “Large Low-Shear-Velocity Provinces” (LLSVPs), si celano a circa 1.200 miglia sotto la superficie terrestre. Nascoste agli occhi dell’uomo ma non alla scienza moderna. Situate alla base del mantello terrestre, queste montagne raggiungono un’altezza impressionante di circa 1.000 chilometri (620 miglia), rendendo l’Everest poco più che una collina in confronto.
La loro posizione sotto l’Africa e l’Oceano Pacifico le colloca in quello che può essere definito un vero e proprio “cimitero” di placche tettoniche. Queste ultime, sommerse dal processo di subduzione in cui una placca sprofonda sotto un’altra, hanno contribuito a formare le LLSVPs nel corso dei millenni. La loro esistenza era stata ipotizzata già negli anni ’90 grazie ad anomalie nelle onde sismiche che rallentavano misteriosamente a determinate profondità.
Vere e proprie “radiografie” del pianeta
Grazie all’avanzamento delle tecnologie sismiche – vere e proprie “radiografie” del pianeta – gli scienziati dell’Università di Utrecht sono riusciti a ricostruire immagini dettagliate delle LLSVPs. Queste strutture interagiscono con i terremoti generando vibrazioni anomale nel pianeta; fenomeni precedentemente inspiegabili ora trovano risposta nella presenza delle gigantesche montagne sotterranee.
Le ricerche indicano che le LLSVPs potrebbero essere antichissime, risalenti forse alla stessa formazione della Terra oltre un miliardo di anni fa. La loro composizione differisce notevolmente da quella del mantello circostante: mentre quest’ultimo scorre lentamente come un liquido viscoso nel corso dei millenni, le LLSVPs rimangono sorprendentemente stabili grazie alla loro alta viscosità.
Questa scoperta rivoluzionaria apre nuove prospettive sul funzionamento interno del nostro pianeta ma pone anche limitazioni significative: data la loro posizione in regioni estremamente calde e remote della Terra, esplorare direttamente queste montagne rimane al momento oltre le capacità della tecnologia attuale.
L’invisibile profondità del nostro pianeta
Nonostante ciò, la conferma dell’esistenza delle LLSVPs sta cambiando radicalmente il modo in cui comprendiamo la dinamica interna della Terra. La rigidità di queste strutture impedisce infatti il mescolamento del mantello terrestre e suggerisce che esse non partecipino ai processi convenzionali di convezione mantellica.
Sebbene l’Everest continui a regnare incontrastato come la vetta più alta accessibile all’uomo con i suoi paesaggi mozzafiato ed estreme sfide fisiche ed emotive per gli scalatori; nell’invisibile profondità del nostro pianeta giacciono silenziose testimoni millenarie – le LLSVPs – detentrici ora del titolo delle vere “montagne” più alte della Terra.