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Cronaca

Centri per migranti in Albania, capitolo 3: Cassiopea è pronto a partire alla volta di Shenjin e Gyader

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Francesco Ferrigno

Sono già a bordo del pattugliatore Cassiopea le prime persone che saranno trasferite a Shenjin: siamo al terzo capitolo della storia dei centri per migranti in Albania.

Centri per migranti in Albania, capitolo 3: Cassiopea è pronto a partire alla volta di Shenjin e Gyader (ANSA FOTO) – Notizie.com

Da alcuni giorni, infatti, la nave della Marina militare sta stazionando in acque internazionali, pochi chilometri a sud di Lampedusa. Complice l’impennata di partenze, il governo è intenzionato a far funzionare le strutture nate e gestite tra le polemiche.

A fornire la spinta decisiva all’esecutivo della premier Giorgia Meloni, un recente pronunciamento da parte della Cassazione. Secondo i giudici la classificazione dei Paesi sicuri di provenienza spetta ai Ministeri. Dunque stavolta potrebbe davvero filare tutto liscio, dopo che per ben 2 volte i migranti portati in Albania sono stati fatti rientrare in Italia per ordine del Tribunale di Roma. Tra pochi giorni, inoltre, la Corte di giustizia dell’Unione europea, cui si sono rivolti numerosi Tribunali italiani per un parere, dovrebbe pronunciarsi in merito.

Bisogna ricordare che i centri per migranti in Albania sono da mesi al centro di uno scontro tra governo e toghe, e la loro realizzazione è stata fortemente criticata dall’opposizione politica e dalle ong che operano nel mar Mediterraneo. Costruiti sulla base di un protocollo d’intesa tra Italia ed Albania, le strutture hanno l’obiettivo di attuare una procedura accelerata di frontiera. Ovvero, sulla base del Paese di provenienza, e senza passare per il suolo italiano, i migranti possono richiedere asilo politico o venire rimpatriati.

Inoltre i centri sono dedicati ai soli maschi adulti in buona salute e non accompagnati. È per questo che sul Cassiopea, dei 127 migranti totali tratti in salvo da guardia costiera e Frontex, aveva a bordo fino a poche ore fa solamente 11 migranti, poi saliti a 49, ritenuti idonei al trasferimento verso i centri di Shenjin e Gyader. Nonostante questo, però, la procedura è stata bocciata già 2 volte dal Tribunale di Roma. A decidere sulla sorte dei migranti sarà adesso la Corte d’appello, come da decisione del governo che ha cambiato la procedura in corsa.

Il Cassiopea non si è diretto subito verso l’Albania

Come per i primi viaggi, anche stavolta gli stranieri a bordo del pattugliatore della Marina sono di nazionalità egiziana e bengalese. Sono stati recuperati da motovedette italiane mentre viaggiavano su barche partite dalle coste africane. Il Cassiopea non si è però diretto subito verso l’Albania. Ha aspettato di prendere a bordo altri migranti per trasferire un numero più consistente di persone. Sul pattugliatore, intanto, si è proceduto con i primi controlli sanitari.

Il Cassiopea non si è diretto subito verso l’Albania (ANSA FOTO) – Notizie.com

49 cittadini stranieri, quindi, sono stati imbarcati sul pattugliatore per essere portati nei porto di Shengjin. Il Viminale ha fatto sapere che lì saranno avviate le procedure di accoglienza, trattenimento e valutazione dei singoli casi. “Un dato significativo riguarda 53 ulteriori migranti che hanno presentato spontaneamente il proprio passaporto per evitare il trasferimento. – si legge in una nota – Ciò consente di attivare le procedure di verifica delle posizioni individuali in tempi più rapidi anche a prescindere del trattenimento, aumentando le possibilità di procedere con i rimpatri di chi non ha diritto a rimanere in Ue“.

La questione è al centro di fortissime pressioni internazionali ed è tornata d’attualità dopo il caso del rimpatrio del comandante libico Osama al Najem detto Almasri. Quest’ultimo, infatti, accusato di crimini di guerra, era stato arrestato in Italia dopo che la Corte penale internazionale (Cpi) de L’Aia aveva spiccato un mandato d’arresto. Almasri è poi stato scarcerato in quanto la Corte d’appello di Roma ha giudicato irrituale l’operazione. Secondo alcune inchieste giornalistiche il comandante sarebbe tra le “figure in grado di ricattare l’Italia e l’Europa a colpi di barconi. Chiedono legittimazione, fondi e mano libera nei campi di prigionia governativi”.

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Francesco Ferrigno