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Cosa sappiamo della morte di Ramy Elgaml: dall’incidente al video cancellato, la ricostruzione punto per punto

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Enrico Nocera

Il video girato dal testimone dell’incidente in cui Ramy ha perso la vita c’era ma è stato cancellato. È quanto emerge dalla perizia commissionata dalla procura di Milano.

Cosa sappiamo della morte di Ramy Elgaml: dall’incidente al testimone, la ricostruzione punto per punto

Omar E. è il ragazzo di che, nella notte tra il 23 e il 24 novembre, è stato testimone della morte di Ramy, inseguito dai carabinieri mentre si trovava, come passeggero, a bordo di una moto. Durante quegli attimi concitati, Omar avrebbe girato un video che testimonierebbe lo scontro fra l’auto dei carabinieri e il mezzo su cui Ramy si trovava in compagnia di un amico.

Il condizionale è d’obbligo, in quanto nessuno potrà mai più visionare quel video. La perizia firmata dal tecnico Marco Tinti rileva come il video durasse un minuto e dieci secondi. Di cui rimane solo il frame iniziale, dal quale si nota come Omar stesse riprendendo dalle strisce pedonali tra via Quaranta e via Ripamonti. Da una posizione quindi utile, come sottolineato, per valutare l’impatto fra la vettura dei militari e il mezzo a due ruote.

“Mi hanno fatto una foto al documento”: la testimonianza di Omar

Ma perché quel video è stato cancellato? La risposta potrebbe imprimere una svolta decisiva alle indagini sulla morte di Ramy. Secondo il racconto di Omar, i due carabinieri gli si sarebbero avvicinati intimandogli di cancellare quel video. Questo è ciò che Omar ha fatto anche mettere a verbale: “I carabinieri sono venuti vicino a me e mi hanno fatto una foto al documento”. Aggiungendo poi, sempre secondo il racconto del giovane: “Adesso che hai fatto il video ti becchi anche una denuncia”.

Quello del video girato da Omar, e soprattutto la sua cancellazione, è solo l’ultimo atto di una vicenda che da ormai due mesi sta dividendo l’opinione pubblica. Proviamo quindi a riordinare le idee: a effettuare una ricostruzione di questi due mesi, partendo da quel posto di blocco dei carabinieri in zona corso Como a Milano. Ramy Elgaml, 19 anni, e il suo amico Fares Bouzidi, 22, viaggiavano a bordo di una motocicletta. Sono le ore 3:40 della notte.

La ricostruzione di quella notte: un inseguimento durato 25 minuti

Dopo aver saltato l’alt imposto dai carabinieri, questi ultimi cominciano a inseguire i due ragazzi praticamente per mezza Milano. Da corso Como fino al quartiere Corvetto: ben 25 minuti di corsa per 8 chilometri percorsi. Da via Solferino a via della Moscova, passando per porta Venezia e via Sforza. Per arrivare infine tra via Quaranta e via Ripamonti, dove il 19enne Ramy cade dalla moto, sbatte contro un palo della segnaletica e muore sul colpo. Durante la folle corsa, infatti, Ramy aveva anche perduto il casco protettivo.

La ricostruzione di quella notte: un inseguimento durato 25 minuti

Sono le ore 4:03 di notte. Dopo aver saputo della morte di Ramy, il quartiere si infiamma: decine di persone scendono in strada per sfasciare vetrine, distruggere automobili, dare fuoco ai cassonetti. Una scena da banlieue meneghina alimentata dalla convinzione che Ramy sia morto perché speronato dalla gazzella dei carabinieri. Bouzidi, alla guida del mezzo, dichiara di aver “ricevuto spinte da dietro” che gli avrebbero fatto perdere il controllo della moto.

Le piazze si infiammano: le manifestazioni per Ramy

La procura di Milano iscrive nel registro degli indagati, per omicidio stradale, sia Bouzidi che il vicebrigadiere dei carabinieri alla guida della Giulietta coinvolta nell’incidente. L’obiettivo dei Pm è capire, appunto, se vi sia stato o meno quell’impatto fatale a pochi metri dall’incrocio di via Ripamonti. Intanto le piazze si scaldano: in tutta Italia, da Napoli a Milano, passando per Roma, Bologna e Torino, si moltiplicano le manifestazioni – molte delle quali anche con forti disordini – che chiedono “verità e giustizia” per Ramy. Tanto che la stessa famiglia del 19enne, per bocca del padre, invita a non prendere parte a manifestazioni violente.

Le piazze si infiammano: le manifestazioni per Ramy

Arriva dicembre: a pochi giorni dal Natale, una relazione della polizia locale di Milano esclude che all’origine dell’incidente (e quindi della morte di Ramy) possa esserci l’impatto tra la gazzella e la moto. In base all’analisi di uno dei 40 frame delle telecamere di sorveglianza, la vittima era già “in fase di caduta al suolo”. Laddove la vettura dei carabinieri sarebbe “sopraggiunta in frenata”. In definitiva: secondo la polizia locale, alla base dell’incidente ci sarebbe la velocità elevatissima con cui stava procedendo Bouzidi.

Altri due carabinieri iscritti nel registro degli indagati

Dopo Natale arriva, però, un ulteriore elemento a complicare il quadro: la procura iscrive, nel registro degli indagati, altri due carabinieri. Stavolta non per omicidio stradale, bensì per frode processuale, depistaggio e favoreggiamento. E qui subentra la figura di Omar: i due militari, come emerge dalla testimonianza, gli avrebbero intimato di cancellare il video che aveva girato con il cellulare. Ecco perché la procura disporrà la perizia richiamata sopra.

Sempre nei primi giorni di gennaio arriva anche un’inchiesta delle Iene, che presenta documenti inediti sulla ricostruzione del fatto. Richiamando la perizia della polizia locale in cui si escludeva l’urto, il servizio della trasmissione televisiva sottolinea come la prima perizia dei vigili urbani parlasse d’altro. E cioè di un “urto” che avrebbe provocato la caduta di Ramy dallo scooter. Le immagini, inoltre, mostrano dei danni alla marmitta e alla freccia posteriore della moto che sarebbero compatibili con una collisione tra mezzo a due ruote e auto.

Questo primo verbale redatto dalla polizia locale parla di “una collisione laterale tra la parte anteriore del veicolo B (cioè l’auto, ndr) e la parte posteriore del fianco destro del veicolo A”. Proprio a causa di questo urto, si sarebbe “ribaltato sul fianco sinistro” facendo di conseguenza rovinare al suolo i suoi passeggeri.

Il video girato da Omar: cosa avrebbero potuto rischiare i carabinieri

Il cerchio si chiude: arriviamo, così, di nuovo a Omar E. e al video che sarebbe stato cancellato su intimazione dei carabinieri. Quelle immagini, se davvero avessero dimostrato un urto così come rilevato dalla prima perizia della polizia locale, avrebbero potuto portare la procura a riqualificare l’ipotesi di reato per il militare alla guida. Non più omicidio stradale ma omicidio volontario con dolo eventuale, così come richiesto dai legali della famiglia di Ramy.

Il video girato da Omar: cosa avrebbero potuto rischiare i carabinieri

Dolo eventuale significa che il soggetto, pur non volendo compiere un determinato reato, ha comunque messo in conto che questo possa verificarsi.Una circostanza – rilevano gli avvocati della famiglia di Ramy – che, in questo caso, non è legata al fatto che la collisione ci sia stata o meno”.

Le indagini della procura vanno avanti sui nuovi elementi scaturiti da quel singolo frame rimasto nella cache del cellulare di Omar. Dalla consulenza tecnica emerge, inoltre, che il giovane fece delle ricerche online sul tema “come recuperare i file cancellati dal cestino”. Sono le ore 4:49, a nemmeno un’ora dalla morte di Ramy. Un elemento che rafforzerebbe, quindi, la testimonianza che il giovane ha fatto mettere a verbale.

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Enrico Nocera