“Le Rada avrebbero sottoposto sistematicamente i detenuti a brutali interrogatori e torture. Erano in celle sovraffollate dove ci si sdraiava a turno per dormire. Alle donne era negata l’assistenza mestruale”.
È solo un estratto dai documenti che la Corte penale internazionale (Cpi) de L’Aia ha reso pubblici sul caso del comandante libico Osama al Najem Elmasry detto Almasri, come anticipato nei giorni scorsi da Notizie.com.
Accuse che risuonano ancor di più oggi in Italia, dove il Paese è profondamente scosso da un caso che sta rischiando di destabilizzare il governo e che potrebbe essere al centro di un’intricata controversia internazionale. Almasri, ritenuto uno dei leader delle forze speciali Rada e a capo del carcere di Mitiga di Tripoli, è stato arrestato a Torino dalla Digos. Successivamente è stato scarcerato e rimpatriato con un volo di stato perché considerato pericoloso.
La Corte ha chiesto spiegazioni all’Italia, mentre l’avvocato Luigi Li Gotti ha presentato un esposto. Dopo la denuncia, la Procura della Repubblica di Roma ha aperto un fascicolo d’inchiesta per favoreggiamento e peculato. Risultano indagati la premier Giorgia Meloni, il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ed il sottosegretario Alfredo Mantovano. La bagarre politica è divenuta incandescente.
Il Governo di unità nazionale libico non ha rilasciato alcuna dichiarazione
La prevista informativa in Parlamento dei Ministri è saltata, e le opposizioni hanno deciso di interrompere i lavori almeno fino alla prossima settimana. Organizzando anche una conferenza stampa con i racconti delle vittime di Almasri, i rifugiati libici in Italia. Nel frattempo, l’avvocato Giulia Bongiorno è stata chiamata a rappresentare i membri dell’esecutivo indagati per il caso Almasri. La maggioranza ha fatto quadrato e, con ogni probabilità, parlando di un attacco delle toghe contro la politica.
“Il governo deve riflettere e appena possibile – ha assicurato il responsabile dei Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani – comunicherà al presidente della Camera chi e quando riferirà al Parlamento”. Il Governo di unità nazionale (Gnu) libico, che controlla Tripoli e il nord-ovest del Paese, al momento non ha rilasciato alcuna dichiarazione sulla vicenda. L’Unsmil, la missione delle Nazioni unite in Libia, ha chiesto “alle autorità libiche di arrestare Osama Al-Masry Njeim e avviare un’indagine su questi crimini”.
Sui media libici, in particolare su Libyaakhbar.com, è comparsa in queste ore l’inchiesta del quotidiano Avvenire dedicata proprio al comandante. “Passaporto della Dominica, otto carte bancarie, patente di guida e cittadinanza turca, aziende e beni immobili all’estero, il generale libico Osama Njeim si muoveva agilmente tra l’inganno e la collusione internazionale”, si legge. L’Ispi (l’Istituto per gli studi di politica internazionale), invece, in queste ore ha dedicato un approfondimento, ha sottolineato un calo delle tensioni nel Paese, anche grazie alla mediazione dell’Onu. L’obiettivo sarebbe portare l’intero Paese alle elezioni.
“A seguito alla caduta del regime di Bashar al-Assad in Siria, – scrive in un articolo Federico Manfredi – la Russia ha trasferito sistemi di difesa aerea e altre risorse belliche nell’est della Libia, consolidando la propria presenza in questa parte del Paese. Questo sviluppo ha suscitato le preoccupazioni di diversi membri della Nato, tra cui l’Italia”.
La Cpi: “I detenuti erano malnutriti e disidratati”
Ed inoltre: “L’accresciuta presenza russa nel Paese nordafricano non ha mancato di destare preoccupazione nel governo italiano. Il Ministro della Difesa italiano Guido Crosetto ha infatti dichiarato che navi e sommergibili russi nel Mediterraneo preoccupano sempre, a maggior ragione se invece che a mille chilometri sono a due passi da noi”.
A risuonare, in definitiva, sono ancora una volta le accuse contro Almasri contenute nelle 42 pagine che la Corte ha desecretato. “I detenuti erano malnutriti e disidratati. Molti di loro si sono ammalati e alcuni sono morti. – si legge – I bambini erano con le madri nella sezione femminile. Contro i detenuti nella prigione di Mitiga sono stati compiuti presunti abusi su minori e giovani. Le Rada hanno anche costretto i detenuti a spogliarsi per perquisizioni nella cavità anale. Dai detenuti è stata percepita come una pratica sessualmente umiliante”.