In un video pubblicato nel tardo pomeriggio di ieri la premier Giorgia Meloni ha riferito di essere stata raggiunta da un avviso di garanzia.
La fuga in avanti della presidente del Consiglio nel comunicare la notizia è frutto anch’essa di una precisa strategia politica e comunicativa. Tanto più che Meloni ha attaccato a testa bassa sia il magistrato titolare del fascicolo, il procuratore Francesco Lo Voi, sia chi ha presentato la denuncia da cui tutto è partito, l’avvocato penalista Luigi Li Gotti.
La vicenda, manco a dirlo, ruota attorno alla scarcerazione e al rimpatrio del comandante libico Osama al Najem detto Almasri. Ricercato a seguito del mandato di arresto spiccato dalla Corte penale internazionale (Cpi) per crimini di guerra e contro l’umanità, Almasri era stato arrestato a Torino dalla Digos. Subito dopo è avvenuto un corto circuito tra politica e magistratura oggetto della denuncia.
Il comandante è stato scarcerato dalla Corte d’appello di Roma poiché l’arresto è stato ritenuto irrituale. Libero, Almasri è stato considerato pericoloso per la sicurezza ed è stato espulso e rimandato in Libia con un volo di stato. Il governo ha poi specificato che erano stati i giudici a scarcerarlo. Ma l’Associazione nazionale magistrati (Anm) ha sottolineato che la decisione della Corte d’appello era giunta a seguito di “inerzia” da parte del Ministero della Giustizia.
A pochi giorni dall’accaduto, insomma, il procuratore di Roma Lo Voi ha inviato un avviso di garanzia per i reati di favoreggiamento e peculato. Indagati insieme alla premier i Ministri dell’Interno Matteo Piantedosi, della Giustizia Carlo Nordio e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. “Presumo a seguito di una denuncia – ha detto Meloni – che è stata presentata dall’avvocato Luigi Li Gotti, ex politico di sinistra molto vicino a Romano Prodi conosciuto per avere difeso pentiti del calibro di Buscetta, Brusca e altri mafiosi“.
Poi, Meloni ha ribadito: “Io penso che valga oggi quello che valeva ieri, non sono ricattabile non mi faccio intimidire”. A presentare l’esposto in Procura è stato il legale Luigi Li Gotti, 77 anni, nato a Mesocara in provincia di Crotone ma da quasi 50 anni vive a Roma. Nella sua lunga carriera forense ha difeso alcuni esponenti di Cosa Nostra, tra cui pentiti, come Tommaso Buscetta, Giovanni Brusca e Francesco Marino Mannoia. Il penalista è stato anche parte civile nel maxiprocesso sulla strage di Piazza Fontana ed è stato legale di parte civile in uno dei processi per l’omicidio di Aldo Moro.
Li Gotti ha anche ricoperto cariche politiche. Nel 1998, dopo una lunga militanza a destra, è uscito da Alleanza Nazionale ed è diventato, nel 2002, il responsabile del dipartimento giustizia di Italia dei Valori. Durante il secondo governo guidato da Romano Prodi è stato sottosegretario alla giustizia. Nel 2008 si è candidato alle elezioni politiche per Italia dei Valori ed è stato eletto al Senato.
“L’ho fatto per dignità. – ha commentato Li Gotti – Per me era insopportabile che venissero dette una serie di menzogne. Ovvero che un boia venisse restituito alla Libia con un aereo di stato per continuare a fare quel che faceva. Torture, violenze sessuali, omicidi”. Immediata la reazione degli alleati, che hanno fatto quadrato e respingono ogni accusa. “Una vergogna. Riforma della giustizia subito“, ha affermato Matteo Salvini. “Sto con Meloni. Difendo la separazione dei poteri e condanno scelte che suonano come una ripicca per la riforma della giustizia“, ha sostenuto Antonio Tajani.
Nel pomeriggio è prevista un’informativa, chiesta dalle opposizioni, proprio sul caso Almasri. Saranno in Parlamento i due ministri indagati, Nordio e Piantedosi. “Ci aspettiamo un gesto conseguente di immediata richiesta di archiviazione, questo può dirci che non c’è una magistratura che va oltre l’adempimento dei suoi doveri. – ha concluso il viceministro della Giustizia Paolo Sisto – È un fatto lontano anni luce dall’essere ritenuto addirittura assimilabile a un peculato e a un favoreggiamento“.