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Covid, 5 anni dopo, a che punto è la medicina territoriale? “Non è cambiato nulla, organizzazione uguale a prima”

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Giovanna Sorrentino

Covid, cosa è cambiato cinque anni dopo la pandemia nella medicina territoriale? L’intervista a Pier Luigi Bartoletti, vicesegretario della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale. 

Covid, 5 anni dopo, a che punto è la medicina territoriale: “L’organizzazione del sistema è come prima” (Ansa Foto) – notizie.com

Cinque anni fa, proprio alla fine di gennaio, il Covid è entrato prepotentemente nella vita di tutti gli italiani. Il 29 gennaio 2020 infatti, è il giorno del ricovero della coppia cinese originaria di Wuhan allo Spallanzani di Roma.

Cosa è cambiato da allora nella medicina generale? L’Italia sarebbe pronta ad affrontare una nuova pandemia? Ne abbiamo parlato con Pier Luigi Bartoletti, vicesegretario di Fimmg. “Nella prima fase, tutta la classe medica italiana era disorientata. All’epoca la medicina generale era composta prevalentemente da persone di una certa età e non in grado di gestire il rischio. E le informazioni iniziali non hanno aiutato. Il Covid quindi, ha colpito per prima la medicina generale, che non era pronta”. 

Bartoletti in esclusiva per Notizie.com: “Non sapevamo come proteggerci”

Bartoletti si riferisce alla prima fase della pandemia, quando il virus Sars-Cov-2 era sconosciuto, non esisteva una cura, non c’era ancora il vaccino, “mancavano dispositivi di sicurezza, c’era una confusione generale”. Il Covid, com’è noto, ha colpito per prima la Lombardia. “Poi a marzo tutti sono scappati da Milano e il virus ha cominciato a circolare in tutta la penisola. In Lazio abbiamo avuto problemi inizialmente nelle rsa. Ricordo che al Nord sono stati letteralmente travolti. Da Roma in giù invece, c’era l’allarme ma la diffusione non era altissima fino ad agosto, quando il virus è entrato nelle case”. 

Cosa succederebbe adesso invece? “Che sistema ci sarebbe nel caso di una nuova pandemia? I medici sarebbero sicuramente più preparati. All’epoca non avevamo gli antivirali, la diagnostica rapida, la conoscenza delle fasi del Covid, non sapevamo come proteggerci. Noi medici abbiamo già gestito il problema, e la classe medica attuale è più giovane che nel 2020″. 

“L’organizzazione del sistema è come prima. Ecco cosa bisogna fare”

Tuttavia, l’organizzazione del sistemaè come prima, anzi è peggiorata: quello che non ha funzionato allora, non funzionerebbe adesso”. Servono riforme, ma non bastano: “Siamo usciti dall’emergenza, ora dovremmo ragionare su cosa fare affinché quello che è accaduto durante il Covid non accada più. Il sistema ha retto grazie ai medici, e già prima del Covid era stato profondamente riformato. Abbiamo semplicemente aumentato il rapporto posti-letto e numero di abitanti, ma senza compensare la medicina del territorio”. 

“L’organizzazione del sistema è come prima. Ecco cosa bisogna fare” (Ansa Foto) – notizie.com

Cosa bisogna fare adesso?Il nostro problema è mantenere un sistema solidaristico universale, che sia sostenibile da un punto di vista economico. Va programmato il futuro basandosi sulla medicina della persona e sulla prevenzione in tutte le sue forme”. 

Questa è la direzione della sanità del futuro: “Invece di demonizzare le categorie e riformare con criteri che nessuno conosce, ci si deve porre il problema di fare riforme in relazione ai bisogni della popolazione. Questo può farlo solo la politica. In un sistema pubblico, la politica ha la responsabilità delle scelte. Non si può ragionare solo in termini di risorse. Ma anche porsi il problema di motivare gli operatori e della programmazione sulla base dei cittadini”.

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Giovanna Sorrentino