“Non operiamo in Italia”, quindi “non sono applicabili le normative europee”. Risposte sbagliate. Almeno secondo il Garante per la privacy italiano, che ha bloccato DeepSeek nel nostro Paese.
A comunicarlo è stato pochi minuti fa la stessa Autorità per la protezione dei dati personali, presieduta da Pasquale Stanzione. Il Garante ha perciò “disposto, in via d’urgenza e con effetto immediato, la limitazione del trattamento dei dati degli utenti italiani”.
Il provvedimento è stato preso nei confronti delle società che forniscono il servizio di chatbot DeepSeek. Ovvero il software di Intelligenza artificiale relazionale cinese low-cost che sta facendo discutere il mondo intero. Le aziende proprietarie del servizio sono la Hangzhou DeepSeek Artificial Intelligence e la Beijing DeepSeek Artificial Intelligence. Società a cui il Garante ha chiesto informazioni nel momento in cui l’Ia è approdata anche in Italia.
L’Autorità ha aperto ufficialmente un fascicolo su DeepSeek, la cui app è già stata scaricata da milioni di persone. “Il provvedimento di limitazione, – ha fatto sapere il Garante – adottato a tutela dei dati degli utenti italiani, fa seguito alla comunicazione delle società ricevuta oggi, il cui contenuto è stato ritenuto del tutto insufficiente. Contrariamente a quanto rilevato dall’Autorità, le società hanno dichiarato di non operare in Italia e che ad esse non è applicabile la normativa europea”.
Alla stessa conclusione stanno giungendo anche nel Regno Unito. Il Ministro britannico per la Tecnologia Peter Kyle ha dichiarato che il governo sta valutando i rischi per la sicurezza nazionale legati a DeepSeek. “Il Regno Unito – ha detto Kyle – dispone di un sistema di intelligence e sicurezza altamente sviluppato, e voglio rassicurare i cittadini che analizziamo ogni nuova tecnologia per garantire la sicurezza fin dall’inizio”.
Negli Stati Uniti, invece, dove l’entrata in scena di DeepSeek ha scatenato uno tsunami tra i colossi dell’Ia come OpenAi e il fornitore di chip per addestrare i software, Nvidia, è emerso che i dipendenti del Pentagono hanno usato l’app cinese sui loro computer per giorni prima che il Dipartimento della Difesa la bloccasse martedì sera. Il blocco è stato deciso in seguito alla politica della privacy adottata da DeepSeek, che usa server cinesi per i dati.
“Hanno fatto un paio di cose buone, – ha spiegato l’amministratore delegato di OpenAi, azienda proprietaria di ChatGpt, Sam Altman – ma nel complesso è stata decisamente sopravvalutata. Questo è un modello che ha un livello di capacità che avevamo tempo fa. DeepSeek mostra che è una buona cosa continuare sulla strada negli investimenti negli Stati Uniti con Stargate”.
Anche l’India, intanto, dopo la Cina, sarebbe pronta ad esordire nel panorama dell’Ia con un modello low cost che sarà completato entro 6 mesi. “Da un anno e mezzo lavoriamo a stretto contatto con startup, ricercatori, docenti. – ha spiegato il Ministro Ashwini Vaishnaw – Il nostro modello di Intelligenza artificiale terrà conto del contesto del Paese, delle nostre lingue, e sarà privo di pregiudizi“.