Nulla da fare, nemmeno per il terzo tentativo. I giudici della Corte d’appello di Roma ha deciso che i 43 migranti ancora presenti nei centri in Albania devono essere portati in Italia.
La pronuncia dei magistrati della Capitale è giunta dopo una lunga giornata in cui si sono tenute le udienze per la convalida del trattenimento dei migranti. Questi ultimi erano stati trasportati martedì scorso in Albania presso i centri di Shengjin e Gjader.
Il 28 gennaio scorso erano stati portati in Libia in 49 dal pattugliatore della Marina militare Cassiopea. I migranti erano stati soccorsi in acque internazionali al largo dell’isola di Lampedusa, in Sicilia. 6 erano già stati trasferiti in Italia perché minorenni o vulnerabili e quindi non “eleggibili” per la procedura accelerata di frontiera. Gli altri 43, uomini adulti in buona salute, non accompagnati come da protocollo, erano in attesa della decisione della Corte d’appello. Tra i cittadini portati nel centro albanese ci sono egiziani e bengalesi.
Rinviata la questione alla Corte di giustizia dell’Unione europea (Cgue)
I giudici erano chiamati a decidere se i migranti potevano affrontare la procedura accelerata di frontiera o meno. In videoconferenza c’erano i richiedenti asilo assistiti dai loro legali ed i magistrati. Anche nelle altre due precedenti occasioni, ad ottobre ed a novembre, i giudici avevano sospeso i trattenimenti ordinati dalla Questura. I migranti erano stati tutti portati in Italia. Presenti nella struttura albanese sotto giurisdizione italiana oggi anche 4 parlamentari del Pd (Chiara Braga, Matteo Orfini, Andrea Casu e Marco Simiani). Ed una delegazione del Tavolo asilo e immigrazione (di cui fanno parte Arci, Asgi e Casa dei diritti sociali).
Stando a quanto si apprende in queste ore, i giudici avrebbero rinviato la questione alla Corte di giustizia dell’Unione europea (Cgue). Sospendendo di fatto il giudizio sulla convalida del trattenimento. Alla stessa conclusione erano giunti sul finire del 2024 già diversi Tribunali italiani chiamati a decidere le sorti di numerosi richiedenti asilo in tutta Italia. Con la sospensione della decisione dei giudici, una volta scaduti i termini per la convalida, i migranti provenienti per lo più da Bangladesh ed Egitto, verranno riportati in Italia.
La Cgue dovrebbe esprimersi il prossimo 25 febbraio
Le toghe, insomma, non hanno convalidato i trattenimenti dei migranti, in attesa della sentenza sui Paesi sicuri, prevista per il prossimo 25 febbraio. Sul protocollo Italia – Albania nelle scorse ore era giunto un appello da numerose ong che operano nel Mediterraneo, tra cui Emergency, Medici senza frontiere (Msf), Rete Mai più lager – No ai Cpr e la Società italiana di medicina delle migrazioni (Simm). Le organizzazioni avevano denunciato “la mancanza di una certificazione individuale per ogni persona trasferita, uno screening medico effettuato da medici militari e poca chiarezza sugli strumenti utilizzati per l’accertamento dell’età”.
“Non è chiaro con quali strumenti venga effettuato il pre-screening a bordo della nave della Marina militare. – avevano scritto le ong nell’appello – La normativa nazionale prevede una valutazione olistica e multidisciplinare che salvaguardi il principio del superiore interesse del minore. Tale accertamento è praticamente impossibile nel contesto del pre-screening e risulta quanto meno improbabile che venga effettuato secondo i criteri previsti dalla legge anche durante gli altri due screening nei centri”.