La vicenda di Alemanno è “assurda. Ci sono due pesi e due misure rispetto a situazioni che tutti i giorni leggiamo sui giornali”.
A parlare è Marcello Taglialatela, vicesegretario del Movimento Indipendenza, partito di Gianni Alemanno. Il Tribunale di Sorveglianza nei giorni scorsi ha confermato la revoca degli arresti domiciliari e la detenzione in carcere per l’ex sindaco di Roma, che deve scontare la pena di un anno e 10 mesi per finanziamento illecito e traffico di influenze illecite.
La condanna risale al 2022 nell’ambito dell’inchiesta Mafia Capitale. Alemanno aveva ottenuto la pena alternativa dei servizi sociali, ma secondo Procura di Roma non avrebbe rispettato le prescrizioni. Per questo il 31 dicembre è finito in carcere. La decisione di due giorni fa è arrivata dopo un’udienza tenutasi il 24 gennaio. I giudici hanno deciso anche di non ritenere valido ai fini dello sconto della pena, il periodo di 4 mesi di servizi sociali. Dunque Alemanno dovrà restare in carcere per 1 anno e 10 mesi.
“Quanto è accaduto è assurdo“. Questo il commento di Taglialatela ai microfoni di Notizie.com. “Ha ricevuto una condanna a 22 mesi per il reato di traffico di influenze, mentre è stato depenalizzato quello di abuso di ufficio. Inoltre, la richiesta del procuratore era almeno quella di riconoscere il periodo nel quale aveva già scontato la pena”. I giudici hanno parlato di “sostanziale fallimento del beneficio”, e la sentenza è appellabile in Cassazione. Il Movimento Indipendenza in un comunicato stampa ha parlato di “due pesi e due misure”.
“Non gli è stato riconosciuto nemmeno un giorno”, dei quattro già scontati ai servizi sociali. “Questa vicenda è particolare – aggiunge Taglialatela – si tiene in carcere per 22 mesi una persona che per la giustizia italiana ha commesso il reato di traffico di influenze, senza concedere neppure la possibilità dei domiciliari. Per questo diciamo che ci sono due pesi e due misure rispetto a situazioni che leggiamo tutti i giorni sui giornali”.
La decisione dei giudici ha fatto balzare dalla sedia tanti critici, secondo i quali il punto è che Alemanno è un politico. “Il motivo per cui avrebbe contravvenuto alle disposizioni dell’affidamento ai servizi sociali è legato alla sua voglia di fare politica. Non ha certo avuto altri tipi di comportamenti contrari alla legge”, aggiunge Taglialatela.
Se non si fosse trattato di Alemanno “non ci sarebbe stata una condanna per traffico di influenze, che è una specie di ripicca. Alemanno era stato dipinto come una specie di demone, accusato di reati infamanti. Non avendo però trovato una lira sui suoi conti correnti, o un elemento che potesse giustificare una condanna diversa, lo hanno condannato per questo”.
Nel mirino, ancora una volta la magistratura e la necessità di una riforma della giustizia: “Francamente, parlare di riforma di giustizia immaginandola solo con la separazione delle carriere, mi sembra un’esagerazione. Su questo c’è un sollevamento di scudi, ma accade in tutto il mondo che chi inizia a fare il magistrato giudicante, non può farlo da inquirente”.
Ma la rivoluzione vera del sistema non può fermarsi alla separazione delle carriere: “Si potrà parlare di riforma della giustizia quando i magistrati diventeranno responsabili degli errori. L’unico organo che può determinare le pene verso un giudice è interno alla magistratura e negli ultimi 60 anni non è accaduto praticamente mai. Ciò dimostra che si potrà parlare di riforma della giustizia quando sarà possibile parlare di un processo che riguardi anche la responsabilità civile dei magistrati”.