Alemanno, la prima lettera dal carcere dell’ex sindaco: “Vicenda folle, riformare la giustizia”

Una “lettera aperta” dal carcere di Rebibbia. È quella pubblicata a nome di Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma ed ex ministro, arrestato il 31 dicembre scorso dopo la revoca dei servizi sociali.

Alemanno, la prima lettera dal carcere dell’ex sindaco: “Vicenda folle, riformare la giustizia” (ANSA FOTO) – notizie.com

In sintesi: l’attuale segretario del movimento Indipendenza sconta una pena a un anno e dieci mesi per finanziamento illecito e traffico di influenze illecite. Stiamo parlando dei tempi dell’inchiesta “Mafia Capitale”, quando Alemanno era appunto primo cittadino di Roma.

Ad Alemanno è contestata una gravissima e reiterata violazione delle prescrizioni imposte”. In particolare, avrebbe presentato falsa documentazione per giustificare impegni lavorativi ed evitare i servizi sociali. È per questo che il tribunale di sorveglianza non ha riconosciuto all’ex sindaco i quattro mesi di detrazione della pena per il periodo già svolto ai servizi sociali prima delle contestazioni mosse.

Torniamo perciò alla lettera pubblicata da Alemanno. Nella quale il segretario del movimento Indipendenza annuncia di volersi dimettere da segretario: “Funzione che non posso certo assolvere nella situazione in cui mi trovo”. Per poi annunciare: “Ricorreremo in Cassazione contro questa sentenza oltre ogni misura”. Aggiungendo: “La prospettiva, per me, è quella di scontare qui a Rebibbia tutta la pena fino al 15 giugno 2026”.

Alemanno: “Sentenze nei miei confronti peggiori rispetto alle richieste dei pm”

La pena applicata all’ex sindaco capitolino era, come da definizioni giudiziarie, “inferiore all’obbligo detentivo”. Per tale motivo, lo stesso Alemanno rileva – nella sua lettera – che: “È l’ennesima volta che i giudici emettono contro di me sentenze peggiori perfino delle richieste dei pubblici ministeri”. Continuando: “Quella che emerge è una folle sproporzione tra i fatti che mi vengono addebitati e le pene che sto scontando ormai da più di dieci anni”.

Alemanno: “Sentenze nei miei confronti peggiori rispetto alle richieste dei pm” (ANSA FOTO) – notizie.com

Il focus della difesa portata avanti da Alemanno e dai suoi legali è proprio questo: l’opportunità o meno di adottare un metro di giudizio così severo in casi del genere. Legati, in particolare, alla violazione degli arresti domiciliari o dell’affidamento ai servizi sociali: “Ottenuto l’affidamento in prova, me lo vedo ora completamente annullato – continua Alemanno nella sua lettera – giungendo quindi a raddoppiare la pena, per una discutibile interpretazione di intercettazioni telefoniche.

Non solo, Alemanno si spinge anche oltre. Parlando di “insostenibile giustizialismo che anima troppi magistrati” ed evocando una sostanziale riforma della giustizia. “Ne esce un quadro devastante dell’inadeguatezza umana e professionale della nostra magistratura – prosegue nella sua lettera – che organizza proteste alle inaugurazioni dell’anno giudiziario con le stesse modalità di un sit-in di studenti liceali

La difesa di Alemanno, insomma, si incentra in particolare su determinate procedure giudiziali. “Stupisce il fatto – dichiarò all’epoca il suo legale, Cesare Placanica – che non sia stato considerato neppure il parere del procuratore generale”. Il quale, come riferito dall’avvocato, “salvava il primo periodo di affidamento”, ossia quello relativo ai quattro mesi che non sono stati riconosciuti. Rilevando che: “In un momento di disperato sovraffollamento” relativo alle carceri “si dovrebbe evitare ogni carcerazione non necessaria”.

Taglialatela a notizie.com: “I magistrati siano responsabili dei loro errori”

Un tema che riguarda da vicino la riforma della giustizia, già affrontato su queste pagine relativamente a questi temi, con l’intervista a Marcello Taglialatela: vicesegretario del movimento Indipendenza. L’ex deputato di Alleanza Nazionale e Fratelli d’Italia rilevò come tale riforma passi, necessariamente, da un punto: avverrà “quando i magistrati diventeranno responsabili degli errori”.

Ricordate la vicenda Palamara? – continua Taglialatela – che cosa ha dimostrato? Che i magistrati fanno come gli pare. Ritengo che i magistrati che si rendano responsabili di azioni clamorose azioni non giustificate da alcun elemento sostanziale, debbano essere puniti”. La querelle Alemanno, insomma, rimette al centro l’annosa questione relativa alla riforma della giustizia, che nelle ultime settimane è nuovamente sotto la lente delle cronache.

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