L’ufficialità arriva proprio nel giorno in cui Benjamin Netanyahu parte per Washington per incontrare Donald Trump: la procura di Stato di Israele ha aperto un’inchiesta su Sara Netanyahu.
La moglie del primo ministro è sospettata di aver interferito nell’ambito di un processo per corruzione in cui è coinvolto il marito. Andiamo con ordine, per ricostruire tutta la vicenda in cui è implicata. Personaggio assai discusso, Sara Netanyahu non è nuova alle “attenzioni” dei media e della procura.
Terza e ultima moglie dell’attuale primo ministro israeliano, Sara ha iniziato a lavorare come reporter per una rivista israeliana dedicata agli adolescenti. In seguito, comincia la sua carriera negli apparati statali: prima come valutatrice psico-tecnica nelle forze di difesa israeliane; poi, sempre nello stesso ruolo, all’interno dell’Istituto per la Promozione della Creatività Giovanile e dell’Eccellenza.
Sposata con Benjamin Netanyahu dal 1991, può a buon diritto essere considerata una delle First Lady più longeve in assoluto. Dato che il marito “Bibi” fu eletto alla guida dello Stato d’Israele nell’ormai lontano 1996, per poi ritornare sulla sedia da primo ministro nel 2009, in modo pressoché ininterrotto fino a oggi.
Chi è Sara Netanyahu: l’inchiesta del 2017 sulle “spese non autorizzate”
Un rapporto non sempre idilliaco con i media, dicevamo. Nel 2008, Channel 10 – una delle più importanti reti televisive commerciali d’Israele – pubblicò un reportage relativo alle “spese pazze” in cui Sara si sarebbe profusa durante un viaggio diplomatico a Londra assieme al marito. Viaggio che, trattandosi di un impegno ufficiale del primo ministro, doveva essere approvato dal comitato etico della Knesset (il Parlamento ebraico). Cosa che, all’epoca, non avvenne.
Due anni dopo, nel 2010, cominciano le controversie relative alla sua posizione di datrice di lavoro. La governante, infatti, intentò una causa contro Sara Netanyahu. Colpevole, a suo dire, di condizioni di lavoro insostenibili, condite da abusi verbali e trattenute ingiustificate sugli stipendi. Nel 2017 tornano le polemiche sulle “spese pazze”: il procuratore generale dello Stato di Israele, Avichai Mandelbit, aprì un’inchiesta su spese non autorizzate per oltre 100mila dollari. Addebitati al governo per l’ordinazione di pasti presso una società di catering.
Il 16 giugno del 2019, Sara Netanyahu fu così condannata. Per aver abusato di fondi statali per attività non necessarie (dato che, peraltro, l’ufficio del primo ministro aveva già un cuoco all’interno dello staff). Firmò un accordo di patteggiamento per il quale dovette pagare 55mila NIS (15.275 dollari) allo Stato a titolo di risarcimento. L’accusa più grave, quella di frode, fu ritirata.
Il processo per corruzione a carico del primo ministro
Arriviamo così al dicembre del 2024. L’accusa di aver interferito in un processo per corruzione a carico del marito non nasce infatti oggi. L’ufficio del procuratore generale apre l’indagine il 26 dicembre, così come comunicato dalla deputata laburista Naama Lazimi, a seguito di un’inchiesta giornalistica condotta da Channel 12. L’indagine si concentra su una serie di messaggi che la First Lady avrebbe inviato a un suo ex collaboratore, incaricato di interferire presso un un testimone chiave di nome Hadas Klein.
Il primo ministro è accusato di corruzione, frode e di quella che in Israele è definita “violazione della fiducia” (grosso modo, il nostro abuso di ufficio). I magistrati contestano a Netanyahu di aver promosso una regolamentazione vantaggiosa per due imprenditori dei media. In cambio di una copertura giornalistica favorevole nei suoi confronti. Inoltre, avrebbe accettato decine di migliaia di dollari in sigari e champagne da parte di un produttore di Hollywood, in cambio di assistenza per interessi personali e commerciali.
Il viaggio a Miami: Sara Netanyahu lontana da Israele da circa due mesi
L’apertura dell’indagine da parte della procura ha portato con sé ulteriori elementi. Primo fra tutti: il fatto che Sara Netanyahu sia lontana da Israele da ormai 52 giorni. Quindi da ben prima che l’apertura del fascicolo, risalente al 26 dicembre, le fosse comunicata. Il viaggio a Miami, negli Stati Uniti, è dovuto – ufficialmente – a motivi di salute e cure mediche. Dubbi e perplessità, fra i media israeliani, però non mancano.
Il quotidiano Haaretz, in un lungo reportage dedicato al tema della “scomparsa” di Sara, rivela che la First Lady sarebbe stata avvistata più volte nel lussuoso hotel St. Regis di Miami. Accompagnata da sei guardie del corpo “pagate dai contribuenti israeliani”. L’assenza di Sara, prima ancora che l’indagine fosse resa pubblica, era già diventata un piccolo caso di Stato. Considerato il momento non proprio “tranquillo” che investe la diplomazia israeliana.
Inoltre Sara, che di solito accompagna il marito durante tutte le occasioni ufficiali, non era presente nemmeno alla prima udienza del processo che vede accusato “Bibi” dei reati che gli sono ascritti. In Israele si vocifera, fra gli ambienti dei media, che Sara si starebbe trattenendo a Miami (dove peraltro vive anche uno dei suoi figli) per sottrarsi a possibili interrogatori relativi all’indagine in cui anche lei è coinvolta.
Stando a quanto scrive la testata Al Monitor, la First Lady avrebbe partecipato a una cena con Donald Trump nella villa di Mar-a-Lago. Durante la quale avrebbe parlato della situazione degli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas. Il giorno successivo, stando sempre a quanto scrive la testata israeliana, il presidente degli Stati Uniti ha dichiarato che avrebbe fatto pressioni per il loro rilascio.