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Cronaca

Perché l’Italia ha rilasciato Almasri, la strategia dietro il rilascio: “Chiunque lo avrebbe fatto. Il ruolo chiave nei rapporti con la Libia”

Published by
Giovanna Sorrentino

Riportare Almasri in Libia è stata “una scelta politica estremamente razionale”. E le opposizioni stanno portando avanti una “campagna comunicativa aggressiva verso la premier per trarne benefici elettorali”.

Perché l’Italia ha rilasciato Almasri, la strategia dietro il rilascio: “Chiunque lo avrebbe fatto. Il ruolo chiave nei rapporti con la Libia” (Ansa Foto) – notizie.com

La vicenda del generale Almasri ha letteralmente paralizzato la politica italiana e ha reso incandescenti i rapporti già difficili con la magistratura italiana. Le polemiche sono in corso da giorni e le opposizioni chiedono a gran voce che la premier Giorgia Meloni riferisca in Parlamento.

Il comandante appartenente al gruppo paramilitare Rada è stato scarcerato dalla Corte di Appello di Roma poiché l’arresto è stato ritenuto irrituale. E adesso la Procura della Capitale ha inviato un avviso di garanzia a Meloni, ai ministri dell’Interno e della Giustizia Matteo Piantedosi e Carlo Nordio e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano.

Ma riportare Almasri in Libia è stata “una scelta estremamente razionale che qualunque governo di centro, sinistra o destra avrebbe fatto”. A parlare è Claudio Bertolotti, direttore di START InSight, contattato da Notizie.com. “Non a caso questo soggetto e il suo gruppo paramilitare Rada hanno sempre avuto un ruolo chiave nella gestione dei problemi che l’Italia ha avuto in Libia dal 2011 in poi”.

Bertolotti a Notizie.com: “Anche il centrosinistra si è avvalso di Almasri e Rada”

Il gruppo Rada ha partecipato alla liberazione di vari italiani rapiti dai gruppi terroristici per ottenere un riscatto. “Parliamo di interlocutori, lui e il gruppo di cui fa parte, che giocano un ruolo chiave nei delicati e fragili rapporti che l’Italia ha con la Libia”.

E In passato “anche governi a guida centrosinistra – Renzi, Gentiloni e Draghi – si sono avvalsi del supporto di Almasri e di Rada, come di altri gruppi paramilitari o governativi della Libia. È tutto coerente, solo che per una questione di opportunità politica il centrosinistra sta portando avanti una campagna comunicativa estremamente aggressiva verso la premier per trarne benefici di politica interna. Mettendo i cattiva luce il governo di fronte alla comunità internazionale e all’Ue”.

Al centro della scelta strategica, ci sono la questione migratoria e quella energetica. Se Almasri non fosse stato rilasciato “sarebbe stato un disastro”, commenta ancora Bertolotti ai nostri microfoni. “L’Italia è sottoposta a una minaccia diretta da parte dei vari gruppi che governano a macchia di leopardo la Libia. Avremmo subito pressioni con l’aumento dei flussi migratori, tenuti sotto controllo grazie agli accordi bilaterali”. 

Il “ricatto” della Libia all’Italia

La Libia è in grado di trattenere le ondate migratorie, ma anche di lasciarle andare. “L’altro grande problema sarebbe stata la difficoltà di accesso o avvio di nuove attività estrattive da parte dell’Italia. L’Eni in Libia mantiene i rapporti a livello locale come azienda italiana, rispondendo alle esigenze strategiche di accesso alle risorse energetiche”. 

Una decisione politica, niente di più e “qualunque azione fatta dalla premier, non poteva non essere nota anche al Quirinale”, aggiunge l’esperto. “L’interesse dello Stato viene prima di quello dei singoli e la premier Meloni ha agito da politico, con questa visione”.

Il “ricatto” della Libia all’Italia (Ansa Foto) – notizie.com

L’Italia è stata richiamata dalla Corte penale internazionale per il rilascio di Almasri, ma cosa potrebbe accadere? “Nulla. La Cpi ha chiesto di poter giudicare un soggetto sospetto di crimini contro l’umanità. L’Italia, non ottemperando agli impegni presi in sede di adesione alla Cote penale internazionale, ha dato priorità all’interesse nazionale. Di fatto il richiamo resterà tale e non succederà nulla”. 

Dal punto di vista giudiziariol’indagine nei confronti di Meloni e i ministrila richiesta di deferimento al Tribunale dei ministri finirà con un nulla di fatto”. Per procedere infatti, è necessaria l’autorizzazione del Parlamento, “e il centrodestra ha una maggioranza forte. Un giorno, forse – spiega Bertolotti – potrà avvenire. Però non ne sono convinto perché altrimenti verrebbe meno la funzione di governo esercitata dal premier e i suoi ministri. E questo varrebbe anche per tutti gli altri atti passati e futuri”.  

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Giovanna Sorrentino