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Politica

Almasri, è scontro totale in Parlamento: Nordio e Piantedosi non bastano. “Premier degradata, Meloni venga in Aula”

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Giovanna Sorrentino

In questi minuti stiamo chiedendo che Giorgia Meloni venga in Aula”. I lavori in Parlamento riprendono dopo giorni di stop ma le opposizioni continuano a chiedere che la premer riferisca in Aula su cosa è accaduto nella vicenda Almasri.

Almasri, è scontro totale in Parlamento: Nordio e Piantedosi non bastano. “Premier degradata, Meloni venga in Aula” (Ansa Foto) – notizie.com

Erano fermi dalla scorsa settimana. Ovvero da quando, all’ultimo minuto, i ministri della Giustizia e dell’Interno, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, avevano deciso di non presentarsi in Aula. Oggi, martedì 5 febbraio, è stato il giorno delle “spiegazioni” per il Guardasigilli e per il capo del Viminale. Dunque, i lavori in Parlamento riprenderanno: “Nei prossimi giorni li gestiremo con responsabilità come abbiamo sempre fatto, ma il nostro obiettivo resta quello di avere la premier Meloni in Aula. Continueremo a chiedere con forza la sua presenza, avvalendoci di tutti gli strumenti a disposizione del Parlamento”. 

A parlare è Arturo Scotto, deputato Pd, contattato da Notizie.com dopo le informative di Nordio e Piantedosi. I ministri si sono presentati alla Camera alle 12.15 e in Senato intorno alle 15.30. È stata una lunga giornata di scontri per il Parlamento, dopo che il ministro della Giustizia si è soffermato sui vizi di contenuto nelle carte dell’arresto di Almasri emesso dalla Corte penale internazionale (Cpi). Nel mirino, la struttura del reato e le incongruenze, con atti arrivati in inglese con allegati in arabo e senza traduzione. Ma soprattutto date sbagliate.

Le informative di Nordio e Piantedosi sul caso Almasri

Il 2 ottobre 2024, l’accusa aveva “richiesto un mandato di arresto per delitti contro l’umanità avvenuti a Mitiga, e commessi a partire da febbraio 2014″,  ha spiegato Nordio alla Camera. Ma “c’era incertezza assoluta sulla data dei delitti commessi: si oscillava dal 2011 al 2015, non è una cosa da poco, trattandosi di un reato continuato”. Il reato sarebbe stato commesso da marzo 2015, ma nel preambolo si parlava di febbraio 2011, quando Gheddafi era ancora al potere.

Inoltre, secondo il ministro della Giustizia, le conclusioni del mandato di arresto risultavano differenti rispetto alla parte motivazionale e alle conclusioni. Parla di inesattezze grossolane e contraddizioni, e afferma che il ruolo del Guardasigilli è politico e non un passacarte. Il ministro dell’Interno invece, ha ricordato la necessità di riportare Almasri in Libia, perché era pericoloso per la sicurezza dell’Italia.

Le informative di Nordio e Piantedosi sul caso Almasri (Ansa Foto) – notizie.com

Al centro della riflessione c’è un dato: nessuno dei due, né Nordio né Piantedosi, ha mostrato un minimo di humana pietas nei confronti delle vittime di Almasri. Perfino nel momento in cui erano costretti a giustificare in modo bizzarro arrogante e improvvisato la grave lesione del diritto internazionale di cui si sono resi colpevoli e responsabili, sono riusciti a non dire una parola sulla condizione di chi in Libia è stato torturato e stuprato da questo criminale ricercato dalla Corte penale internazionale”. Così, ai nostri microfoni, Arturo Scotto.

Questo dà il segno che il limite è stato oltrepassato – continua – secondo il loro punto di vista tutto è possibile e può essere concesso pur di affermare l’oggetto della loro propaganda: il tema dell’immigrazione clandestina”.  Non solo la disumanizzazione delle vittime, ma secondo il deputato, anche il mancato rispetto della Corte penale internazionale.

Scotto (Pd) a Notizie.com: “La Cpi ha una giurisdizione superiore, il governo deve eseguire”

Non mi pare che questo governo abbia stracciato il Trattato di Roma del 1998 che istituisce la Cpi. Quest’ultima, quando emette un mandato di cattura per un criminale, ha una giurisdizione superiore a quella del governo, che deve eseguire. Invece ha scelto di non eseguire il mandato di cattura, al di là di quella che sarebbe stata la decisione della Corte d’Appello. Eppure non è una scelta che attiene alla sfera decisionale del governo”. 

D’accordo col suo partito, Scotto ribadisce la richiesta di avere Giorgia Meloni in Aula: “La premier sta scappando dalle sue responsabilità di fronte al Parlamento. Non fa i conti col fatto che lei è il capo del governo, dunque ha colpa principale in questa gestione goffa e scellerata. Ha fatto un video in cui ha lanciato accuse pesantissime nei confronti della magistratura, che ha semplicemente prodotto un atto dovuto”. 

“Nel corso degli ultimi anni sono stati tanti i ministri e i premier raggiunti da informazioni di garanzia dopo le denunce di cittadini. Ma nessuno ha mai fatto una sceneggiata in pubblico come Meloni, mettendo in discussione innanzitutto il principio di autonomia della magistratura. Tra l’altro, in un quadro in cui ministri e premier hanno ampissime garanzie. E non ha nemmeno il coraggio di venire a dirlo in Parlamento, nonostante le opposizioni all’unanimità l’abbiano chiesto”. 

Del caso Almasri, la premier, i ministri e il sottosegretario Alfredo Mantovano, dovrebbe infatti occuparsi il Tribunale dei ministri e non la Procura. “Meloni non viene in Parlamento perché evidentemente non sa cosa dire e avrebbe avuto difficoltà a confrontarsi perfino con le contraddizioni evidenti alimentate dalla doppia informativa di Nordio e Piantedosi. Da questa situazione esce una premier degradata. Vorrei ricordare che un presidente del Consiglio sta sotto e non sopra il Parlamento. A Costituzione vigente, riceve la fiducia e non il contrario”.

Riforma della giustizia: “Dichiarazione di Nordio è inquietante”

Al termine dell’informativa il Guardasigilli ha ribadito che la maggioranza è più coesa e determinata a portare avanti la riforma della Giustizia. “Questa dichiarazione è inquietante“, commenta Scotto a Notizie.com. “Formalizza e certifica in maniera definitiva che l’unico obiettivo di questo governo è fare a pugni con la magistratura. Mettere in discussione la divisione dei poteri e dunque la democrazia liberale e la nostra Costituzione. Siamo nel momento Trump della destra ed è pericoloso perché quando si supera il limite non si torna più indietro”. 

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Giovanna Sorrentino