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Esteri

“Gaza come la Costa Azzurra”, provocazione o progetto concreto? Cosa c’è dietro le intenzioni di Trump

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Enrico Nocera

L’annuncio arriva durante la conferenza stampa con Benjamin Netanyahu, primo leader straniero che il presidente degli Stati Uniti ha ricevuto in questo suo secondo mandato.

“Gaza come la Costa Azzurra”, provocazione o progetto concreto? Cosa c’è dietro le intenzioni di Trump (ANSA FOTO) – notizie.com

Il “piano di pace” per la Striscia di Gaza richiama un concetto, per così dire, alla Dubai. Vale a dire: prendere in uso la zona, come fosse una sorta di protettorato, per costruirvi grattacieli e alberghi di lusso. Dove ora ci sono le rovine delle case dei palestinesi, bombardate e rase al suolo, Trump vorrebbe inaugurare un resort per super-ricchi.

Una provocazione alla maniera trumpiana? Una boutade che si sgonfierà presto? I fatti sembrano andare in direzione opposta. D’altra parte, il presidente degli Stati Uniti non ha perso tempo a dare seguito alle sue ordinanze esecutive, firmate a partire da pochi minuti dopo il suo insediamento. Qualche esempio? Il congelamento dei finanziamenti per gli aiuti umanitari; il blocco dei programmi federali su inclusione e diversità; l’espulsione di massa dei migranti irregolari e la sospensione del programma CBP One.

Trump: “Gli Stati Uniti prenderanno il controllo della Striscia di Gaza”

Per ora, solo la paventata guerra dei dazi sembra ancora in una fase di stallo. Dato che le oscillazioni sui mercati finanziari hanno convinto il neo-presidente a una parziale marcia indietro. Tornando, invece, sulle sponde del Mediterraneo massacrate da 15 mesi di guerra, Trump è stato particolarmente tranchant: “Gli Stati Uniti prenderanno il controllo della Striscia di Gaza”.

Quella sorta di protettorato di cui parlavamo poc’anzi e che, nelle intenzioni del presidente Usa, “porterà stabilità al Medio Oriente”. Con Gli Stati Uniti che si occuperanno “della bonifica degli ordigni e della ricostruzione”. Questo progetto di “Costa Azzurra del Medio Oriente” porta con sé una chiara conseguenza: “I palestinesi dovrebbero lasciare Gaza per sempre”. Una vera diaspora, con i palestinesi che – sempre nelle intenzioni del piano di Trump – dovrebbero dislocarsi fra l’Egitto e la Giordania.

I nuovi accordi tra Stati Uniti e Israele dietro il progetto dei resort a Gaza

Ma se di semplice boutade non si tratta, cosa si cela dietro le intenzioni del presidente statunitense? Anzitutto: la volontà di ristabilire gli equilibri in Medio Oriente in senso favorevole agli Usa, ribadendo il totale e incondizionato appoggio a Israele. Durante l’incontro con Netanyahu, Trump ha promesso nuove forniture miliardarie di armi, dichiarando persino l’uscita dal Consiglio Onu per i diritti umani (che non ha mai risparmiato critiche a Netanyahu per la gestione della guerra nei territori palestinesi) definendolo “antisemita”.

I nuovi accordi tra Stati Uniti e Israele dietro il progetto dei resort a Gaza (ANSA FOTO) – notizie.com

Inoltre, il presidente Usa ha anche firmato un nuovo decreto esecutivo che introduce una politica di massima pressione economica e diplomatica sull’Iran. L’obiettivo, palesemente dichiarato, è quello di azzerare le esportazioni di petrolio iraniano. Il provvedimento, inoltre, include anche disposizioni per una risposta miliare in caso di aggressione a Israele da parte di Teheran.

Nuovi equilibri mondiali e speculazioni immobiliari

Il paventato progetto di “Gaza come la Costa Azzurra” porterebbe con sé, inoltre, numerosi introiti anche per le possibili imprese che si occuperebbero della ricostruzione. “Un nuovo sviluppo economico – ha annunciato trionfante Trump – con infiniti posti di lavoro e abitazioni per i residenti”. Che non saranno, nelle sue intenzioni, certamente palestinesi. Anche se Trump non ha specificato che tipo di autorità gli Usa potrebbero vantare su Gaza per un’eventuale ricostruzione, c’è da aspettarsi che – in quanto nato come immobiliarista – Trump non perderebbe tempo a coinvolgere imprese immobiliari targate e stelle e strisce.

Insomma: da un lato la ridefinizione degli equilibri internazionali in chiave anti-iraniana; dall’altro, un affare economico di non poco conto su territori martoriati. Giuseppe Dentice, analista politico dell’Osmed e dell’Istituto Studi Politici Pio V, sottolinea come questa paventata “Gazaland” sia ben lontana dall’essere una provocazione.

Più che una soluzione per il conflitto tra Israele e Hamas – scrive l’analista sul suo profilo Linkedin – la proposta del presidente Usa sembra un’eco delle posizioni dell’ultradestra israeliana”. D’altra parte, se il piano dovesse realizzarsi saremmo chiaramente ben lontani dal riconoscimento di uno Stato palestinese. Ciò comporterebbe, sempre secondo Dentice, “possibili tensioni con i paesi arabi e musulmani”.

Le reazioni internazionali, la Turchia: “Inaccettabile”

L’Arabia Saudita ha infatti ribadito che senza uno Stato palestinese non vi sarà un accordo di normalizzazione con Israele”. E, forse, anche l’accordo di mutua difesa con gli Stati Uniti potrebbe vacillare o, nel migliore dei casi, subire ulteriori ritardi. D’altro canto, è stato lo stesso ministro degli Esteri saudita a scrivere su X: “Continueremo i nostri incessanti sforzi per creare uno Stato palestinese indipendente con Gerusalemme Est come Capitale”.

Le reazioni internazionali, la Turchia: “Inaccettabile” (ANSA FOTO) – notizie.com

Il ministro degli Esteri turco, Dışişleri Bakanlığı, ha definito “inaccettabile” il piano di Trump. “Persino pensarci è una perdita di tempo – continua – è sbagliato addirittura aprire una discussione”. Senza considerare il fatto che sia Egitto che Giordania, indicate dal presidente Usa come luogo di destinazione dei palestinesi, hanno dichiarato di non essere disponibili ad accoglierli.

Il ministro Tajani: “Vedremo”. Indipendenza: “Progetto disumano e distopico”

Dal governo italiano è giunta la diplomatica risposta del ministro Antonio Tajani, che evidenzia proprio come Egitto e Giordania non si siano resi disponibili. “Per cui mi pare un po’ difficile”, asserisce il titolare al dicastero degli Esteri. Tajani si è detto poi non disponibile a commentare le semplici dichiarazioni: “Quando ci sarà una proposta operativa, vedremo”.

Sempre dal nostro Paese, giunge la dura reazione del movimento Indipendenza. Che definisce il piano di Trump “disumano e distopico”, negando ai palestinesi il diritto alla terra e alla patria. Non risparmiando critiche al governo italiano, che “in tale scenario tace, forse in attesa di disposizioni”. Mentre L’Europa, “non batte ciglio sul folle progetto di Pulizia etnica definitiva del popolo Palestinese”. Il movimento conclude rivendicando “una soluzione rispettosa del diritto alla terra e alla sovranità della Palestina”.

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Enrico Nocera