Inoltrare, anche mediante screenshot, una conversazione avvenuta attraverso WhatsApp può configurare un reato: quando accade e cosa si rischia.
WhatsApp è ormai divenuta una delle applicazione più utilizzata a livello globale. Secondo le statistiche, la nota app di messaggistica istantanea conta la bellezza di oltre 2 miliardi di utenti attivi in tutto il Pianeta, praticamente circa un quarto dell’intera popolazione mondiale.
Bisogna, però, fare attenzione quando si utilizza WhatsApp, soprattutto inoltrando una conversazione a chi non ha preso parte a quest’ultima, magari attraverso il cosiddetto “screenshot”, ossia un’istantanea che immortala quanto appare sullo schermo di un dispositivo. In alcuni casi, difatti, questa pratica potrebbe costituire un reato. Vediamo quando questo accade e cosa prevede la legge in merito.
WhatsApp, quando inoltrare una conversazione costituisce reato?
Scambiare messaggi utilizzando WhatsApp, la nota applicazione del gruppo Meta che ha introdotto di recente delle novità per gli utenti, è una pratica ormai molto comune. Gli utenti, difatti, grazie alla piattaforma, possono inviare facilmente messaggi di testo, audio, documenti, immagini e video ai propri contatti.
Proprio in merito alle conversazioni su WhatsApp molti si chiedono cosa accade se queste vengano divulgate. Secondo quanto stabilito dalla legge, se l’inoltro di questo messaggio non ha carattere personale e avviene a persone determinate, non si commette nessun reato. Se la conversazione inoltrata, anche mediante screenshot, contiene dati sensibili o personali si potrebbero configurare i reati di violazione della privacy o di diffamazione, anche nel caso in cui la persona interessata sia tra quelle che leggono il messaggio inoltrato, basti pensare ad esempio alla pubblicazione sui social network, come Facebook o Instagram, o l’invio della conversazione su un gruppo WhatsApp in cui è presente il soggetto interessato. In situazioni del genere, a quelli appena indicati si aggiunge il reato di violazione della corrispondenza: secondo l’art. 616 del Codice Penale, chiunque, senza una giusta causa, rivela in parte o interamente il contenuto della corrispondenza e da questa pratica deriva un danno che non costituisce un reato più grave è punibile con la reclusione sino a 3 anni.
Non solo divulgare una conversazione costituisce reato. Sempre lo stesso articolo del Codice Penale dispone che chiunque prenda cognizione, sottragga o distrugga una corrispondenza chiusa e non diretta a lui può essere punito con la reclusione sino a 12 mesi o una multa che può variare dai 30 ai 516 euro, sempre se il fatto non previsto come reato da altre disposizioni. La legge, difatti, tutela la segretezza di una conversazione, anche se avvenuta telematicamente. Come abbiamo già detto, non sempre inoltrare uno screenshot o una conversazione costituisce reato, ma è consigliato pensarci bene prima di farlo e non agire con superficialità.